Lʼoboe incantato

SOCRATE Ebbene, puoi dirmi, a proposito, Pericle chi ha reso saggio, a iniziare dai suoi figli?
ALCIBIADE Che devo dire, Socrate, visto che i figli di Pericle sono nati sciocchi?
(Platone, Alcibiade I)


Da giovane Alipio aveva fatto unʼesperienza in un monastero, ma la vita, lì, gli era sembrata troppo dura; e unʼesperienza coi Comboniani. Dopo qualche settimana lontano da casa aveva provato tristezza, perciò il padre che lo seguiva gli aveva detto: “Vai a casa e fatti una famiglia”.

Nonostante Alipio fosse retto e pio, la sua famiglia non era riuscita dʼoro. Ci si sarebbe aspettati che anche i suoi sei figli fossero cresciuti tutti retti e pii, invece due, nel corso della loro vita, erano addirittura finiti in prigione.

Uno si era innamorato di una ragazza tossicodipendente, e per amore di lei, che gli chiedeva in continuazione soldi per drogarsi, a ventʼanni aveva fatto una rapina in banca e una in farmacia.

Lʼaltro, già più che trentenne, un giorno, ubriaco assieme a un amico, aveva fatto apprezzamenti a una ragazza su un autobus. La ragazza aveva denunciato i due, e gli avvocati erano riusciti a rigirare la cosa fino a farla sembrare: “Molestie sessuali”. Al figlio di Alipio avevano dato quattro anni di prigione, convertiti poi a due più due di domiciliari per buona condotta.

Un altro figlio di Alipio era così introverso che non parlava mai. Prendeva farmaci e andava al centro diurno, ma per il resto passava il tempo in camera a casa dellʼormai settantasettene Alipio.

Anche gli altri due figli di Alipio, quelli che erano stati in prigione, vivevano con lui e con lʼanziana madre. Uno, quello delle molestie sessuali, era stato tutta la vita camionista ma ormai nessuno lo assumeva più per via dellʼetà e dei precedenti penali. Lʼaltro, quello che si era rovinato da giovane, aveva sempre avuto problemi di apprendimento e aveva fatto delle scuole di seconda categoria e non aveva mai trovato un lavoro serio.

Alipio aveva altri tre figli, riusciti meglio. Erano i più giovani, per così dire la seconda nidiata. Uno faceva il direttore di supermercato, uno lavorava in una fabbrica di farinacei, e lʼultima, unica femmina, viveva in unʼaltra regione e aveva un maneggio con cavalli da gara.

La carità, dicono, se cominci a farla ti rende dipendente. Alipio era dipendente dalle opere di carità. Nonostante avesse moglie anziana e cieca e tre figli da mantenere in casa, dava gran parte della pensione a stranieri e rom che gli andavano a chiedere soldi alla porta.

Quandʼera ancora giovane, padre di pochi figli, aveva manifestato, al vescovo della sua diocesi, il desiderio di vivere una vita cristiana intensa, dato che non era potuto entrare in un ordine religioso, facendo cospicue opere di carità verso gli stranieri provenienti in Italia dallʼestero, e il vescovo gli aveva detto: “Faʼ pure come ti ispira il cuore”.

La famiglia di Alipio, a parte i figli che erano riusciti a trovare lavoro e ad andare via di casa, era povera. Quasi nessuno riusciva a fare ferie, ma andavano a passare la domenica al lago, o in qualche valle verso nord dove i boschi e i ruscelli rendevano lʼambiente gradevole.

Il giorno dellʼAssunta andarono al Santuario della Misericordia di Soler. Si portarono dietro anche il nipotino di Alipio, Alipietto, che era il figlio del figlio di Alipio che era stato con la tossicodipendente. Alipietto era un bambino simpaticissimo però iperattivo e difficile da gestire, perché dopo poco si stufava e voleva cambiare gioco o posto, ed era difficile farlo mangiare. 

Il Santuario della Misericordia era stato costruito sul luogo dove nel 1527 era apparsa Maria a una ragazza di ventidue anni. Cʼera un piazzale anteriore e, a lato, un porticato che faceva ombra e dove cʼerano tavolini, e pure una fontana da cui sgorgava acqua di montagna.

La sera prima di partire, allʼultimo momento, sembrava che la moglie di Alipio avesse cambiato idea e deciso di non andare più, per non dover sopportare il caldo del viaggio. Anche il figlio taciturno di Alipio manifestò la mattina stessa il desiderio di non andare più a fare la gita, facendo capire, a mugugni, che avrebbe preferito starsene in camera. Alipio, nel tentativo di sollevare la moglie dal letto e farle scendere le scale, aveva avuto uno strappo alla schiena.

Il cibo era pronto, e Alipio convinse tutti a partire. La sua famiglia aveva pur sempre vissuto parecchie avventure vacanziere, nella povertà e nella semplicità dello stare insieme.

Cʼera però qualcosa che serpeggiava, come in tutte le famiglie di vecchia data. Incomprensioni, recriminazioni, invidie, competizioni, battute, prepotenze, lamentele, stigmi…
Alipio pregava, ma non era mai riuscito a rendere la sua famiglia perfettamente compatta. Era una famiglia povera da ogni punto di vista.

Di solito si trovava poca gente, e anche quel giorno, pur essendo lʼAssunta, non cʼera quasi nessuno. Cʼera solo un oboista che suonava. Appena furono arrivati sul piazzale, Alipio e i suoi famigliari furono catturati dalla musica. Era soave, conciliante. Entrarono in chiesa, fecero inchini, segni della croce,  preghiere mentali, su proposta di Alipio dissero unʼAve Maria tutti insieme, pagarono insomma tributo alla Signora del luogo, tutto questo continuando ad ascoltare lʼoboista che suonava fuori. Alipietto quando diceva lʼAve Maria diceva, allʼinizio della seconda parte: “Santa Maria, padre di Dio, prega per noi peccatori ecc.”. Tutti ridevano.

Al suono della musica dellʼoboista si sentirono rappacificati, come se non ci fossero più incomprensioni, recriminazioni, invidie, competizioni, battute, prepotenze, lamentele, stigmi… Di colpo la famiglia di Alipio si riscopriva una famiglia i cui membri si amavano. I loro pensieri andavano ai membri mancanti, al direttore di supermercato, a quello che lavorava per la fabbrica di farinacei, allʼunica femmina che aveva il maneggio in unʼaltra regione. Erano poveri, anche per colpa di Alipio, ma grazie al suo patriarcato morbido e al suo esempio erano in fondo uniti e tutti amavano Dio.

Alipio si avvicinò allʼoboista. Gli chiese: “Come fai a fare una musica così bella?". Rispose: “Merito dellʼoboe. Vedi, è un oboe che non vale nulla”. “Come?”, chiese Alipio. “Mi chiamo Ludovico Puricelli, sono argentino. Vengo da una famiglia nobile. Quando avevo quattordici anni trovai, nella soffitta della villa di mio padre a Buenos Aires, un oboe dorato. Chiesi a mio padre se potevo prendere lezioni. Nel giro di poche settimane diventai bravissimo, o almeno così sembrava, perché riuscivo a trarre dallʼoboe una musica assai bella. Mio padre non credeva alle sue orecchie. Un giorno prese lʼoboe e lo esaminò. Trovò, inciso sulla campana, un simbolo a forma di triangolo con un occhio in mezzo. “Questo oboe appartiene alla massoneria. Di sicuro gli è stato fatto un incantesimo per poter essere suonato così bene anche da un principiante”. Spezzò lʼoboe dorato sul ginocchio. Da quel giorno mi restò la malinconia della musica che ero riuscito a produrre in così breve tempo. Non volevo più mangiare né dormire. “È colpa dellʼoboe incantato, sei vittima del suo incantesimo. Cʼè un solo modo per spezzare l'incantesimo. Sacrificio e preghiera”. Il giorno dopo arrivò a casa con questʼoboe, che era il peggiore che era riuscito a trovare. “Ecco”, disse, “tieni questʼoboe scassato. Quando avrai imparato a produrre una musica bella come quella che producevi con lʼoboe massone, sarai salvato dallʼincantesimo. Però ricorda, lʼunico modo in cui riuscirai a imparare a suonare lʼoboe sarà mediante il sacrificio e la preghiera. Il Beato Angelico pregava un'ora, prima di mettersi a dipingere gli affreschi di San Marco a Firenze. Anche tu dovrai fare così”. Amavo mio padre e lo ascoltai. Cambiai numerosi maestri, perché nessuno accettava di continuare a insegnare a uno studente dotato di uno strumento di poco valore. Dicevano che era impossibile produrre buona musica così, e che in ogni caso ci sarebbe voluto troppo tempo, e che la mia ostinazione era folle. Ho sessantasette anni, e ancora oggi cerco di tirare fuori da questʼoboe, dopo aver pregato unʼora, il meglio che posso”.

Si alzò unʼaria fresca. La famiglia di Alipio sedette al tavolo e consumò il cibo che aveva portato. Per dissetarsi usarono lʼacqua gelida della fontana del Santuario della Misericordia.

5 commenti:

  1. Più che comboniano, Alipio sembrerebbe neocatecumenale, visti i sei figli.. comunque chiaro il messaggio, anche da un oboe scassato, si può trarre musica celestiale, ma un figlio direttore di supermercato, io lo terrei ben da conto, visti i tempi grami..

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    1. Alipio era neocatecumenale prima che esistessero i neocatecumenali.

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  2. chissà cosa avrà poi realizzato nella sua vita Alipietto

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    1. Essendo una storia completamente inventata, e non avendo l'autore fornito altri dettagli, si possono solo fare congetture.

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    2. Sicuramente sarà stato all'Anagrafe e compiuto un'ecatombe..

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