Stiramento o strappo o contrattura

Venerdì mattina, verso circa le dieci, dopo nemmeno unʼora di consegne scarico, a freddo, un paccone di libri da 15 kg – cʼera scritto sopra – per una libreria. Nonostante avessi parcheggiato esattamente davanti alla libreria e non avessi strada da fare, ma solo pochi passi, appena ho sollevato il pacco mi si è stirato o strappato o contratto un muscolo della schiena a destra sotto lʼascella.

Il pacco era mezzo aperto. Amazon non sa imballare correttamente i pacchi di libri quando sono tanti. Ci mette intorno un fuscello di cartone ed è tutto. Si è visto lo sfacelo a settembre quando le famiglie compravano pacchi pieni di libri scolastici. Basta prenderli in mano che col peso interno si sfasciano, si aprono sui lati, si vede il contenuto... è imbarazzante.

Il libraio in questione, giustamente, si è lamentato. Lui compra i libri per rivenderli. Già una volta gli avevo consegnato un pacco rovinato e mi aveva detto: “Anche voi di Amazon, dunque, amate giocare a calcio coi pacchi”. Mi aveva descritto come i clienti vogliono i libri immacolati, senza il minimo segno. E hanno ragione, direi, se comprano un libro nuovo.

Venerdì quindi, dovendo consegnare tale pacco mezzo aperto e sfasciato a questo libraio, già ero preso male. Glielʼho portato presto apposta, per evitare che, muovendolo più volte nel furgone per prendere altri pacchi, lo rovinassi ancora di più. Sta di fatto che si è lamentato. “Ma è tutto aperto”, ha detto. “Guardi, non so cosa dire”, ho detto io. “Purtroppo Amazon i libri li imballa così. Quando sono uno o due va ancora bene, il pacco è bello stretto e compatto. Ma quando sono tanti, fanno questi imballi che non valgono niente”.

Tutto questo lʼho detto con una smorfia di dolore sul volto. Il muscolo della schiena mi era partito esattamente prima di entrare nella libreria. Soffrivo, quindi non avevo nemmeno voglia di stare lì a parlare. Ho liquidato il povero libraio. Mi sta pure simpatico e la sua sorte mi sta a cuore. “Non pensano che una libreria possa comprare dei libri per rivenderli”. “Ma anche un i-a-o”, ha detto lui. “Anche un…?” ho detto io. Non capivo per via della mascherina. “Anche un i-a-o”. “Mi scusi, non capisco, un…?”. “Anche un privato”, ha detto il libraio scandendo la parola. Intanto io soffrivo e volevo andarmene. “Ah, certo, anche un privato. Ma insomma, non cʼè niente da fare, ad Amazon i libri li imballano così!”. “Va bene, arrivederci!”.

In giornata ho chiamato la segretaria del medico di base, la quale è riuscita a darmi appuntamento per la sera stessa dopo il lavoro. Al dottore ho spiegato, quando mi ha chiesto: “Le fa male alla base della schiena?”, “No, mi fa male la parte destra, esattamente sotto lʼascella”.
Mi ha prescritto il Brufen e ha detto: “Se lunedì le fa ancora male, resti a casa e mi chiami”.

Stamattina lʼho chiamato e gli ho detto: “Buongiorno, dottore. Senta, io ho ancora male alla schiena. Oggi sono rimasto a casa”. E lui: “Va bene, cosa faccio, le do due giorni?”. Volevo dirgli: “Veda lei”, ma ho detto: “Sì, va bene, direi che due giorni dovrebbero bastare”. Sottinteso: “…a farmi passare il male alla schiena”. Il dottore: “Va bene, mi richiami dopo, che le do il numero (del certificato). Le do due giorni per la lombalgia”. “La chiamo su questo numero?”. “Sì, fra mezzʼora”. “Ok, grazie, grazie”. Abbiamo riattaccato. Alle 11,20 l‘ho richiamato e mi ha dato il codice del certificato.

Per me però non è lombalgia. Gli ho spiegato, quando mi ha chiesto: “Le fa male alla base della schiena?”, “No, mi fa male la parte destra, esattamente sotto lʼascella”.

Gli ho portato anche delle lastre che mi aveva fatto fare il 10 febbraio, appena prima che scoppiasse il Covid. Avevo fatto le lastre ma non avevo fatto in tempo a portargliele per fargliele vedere. Le ha guardate e ha detto: “Non cʼè niente. Le lastre sono negative”.
Quindi non ho problemi alla schiena.
Ho solo solo questo muscolo sotto lʼascella che ogni tanto si stira o si strappa o si contrae – è già successo un altro paio di volte, una volta ero stato a casa tre giorni, unʼaltra volta il male mi era passato dopo circa tre ore, perciò non avevo ritenuto necessario chiamare il medico di base.

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