Vivere tanto e poco

Davanti a Dio, chi può dire se è meglio vivere una vita lunga o morire presto?

Gesù è morto presto, e la sua, si può dire, è la vita più compiuta di tutte. Nulla da aggiungere, nulla da togliere, la vita perfetta. Gesù è modello per lʼuomo e la sua vita è modello per la vita dellʼuomo.
Perciò vivere una vita lunga non significa necessariamente aver raggiunto un grande risultato.

Mi trovo in imbarazzo quando mi capita di incontrare qualcuno che mi dice: “Ho ben 87 anni!”, “Ho ben 92 anni!”, come se meritasse un premio o bisognasse garantirgli unʼonorificenza.
Di fatto è così che si tende a rispondere: “Complimenti! È arrivato fino a 92 anni!”.

Lʼetà va rispettata. Questo è certo. Ma perché?
Di mio direi che lʼanzianità porta con sé saggezza. Un mio amico vecchio mi assicura che non è così, e che invece si rincoglionisce e che è meglio essere giovani.
Cosa dire di uno che muore in guerra, o compiendo il suo servizio nelle forze dellʼordine? Non è forse più onorevole di uno che è vissuto a lungo?

Non è così ovvio che la vita più lunga sia la più onorevole.
Si potrebbe pensare che sia meritevole il fatto di essere sopravvissuti a lungo, con tutte le difficoltà che la vita offre.
Ma chi può seriamente dire una cosa del genere? Una malattia mica è nostra responsabilità. Si pensi a quei giovani fino al giorno prima pieni di salute, che si ammalano. Si pensi, dʼaltro canto, a quegli sportivi che muoiono sul colpo.
“Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita” (Lc 12, 20). La nostra vita è in mano a Dio, così come il momento in cui moriamo.

Dato che la vita è sofferenza, posso dare credito a chi ha vissuto a lungo perché ha sofferto per tanto tempo. E chi ha sofferto merita rispetto.

Piuttosto, mi è capitato di pensare una cosa del genere. Uno va quando è pronto. Cosa vuol dire essere pronti? Vuol dire aver fatto tutto ciò che si doveva fare nella vita. E qui si torna alla vita di Gesù.
Si pensi ad esempio anche a Mozart. Ha iniziato a comporre prestissimo. Nella sua vita ha composto tantissimo. Poco dopo i quarantʼanni aveva già conseguito tutto ciò che Dio gli aveva affidato di conseguire. Poteva andare. Poteva morire.
Secondo questʼottica, certi vecchi sarebbero ancora sulla terra perché devono ancora espiare ciò che non hanno fatto. Ecco dove porterebbero le omissioni...
“Dio ti tiene sulla terra perché non hai ancora sofferto abbastanza e quindi non sei ancora pronto per morire”.
Chi, invece, prende la sua croce su di sé ogni giorno... muore al momento giusto.
Il momento giusto? Il momento pre-pensato per lui o lei da Dio. Perdiamo tale momento tutte le volte che evitiamo una croce, tutte le volte che diciamo: “No” a Dio, tutte le volte che deviamo dalla strada maestra per il Paradiso che Dio ha preparato.

Detto questo, cʼè la seria possibilità che incontriamo un serio e venerabile anziano per cui vale questa Parola: “Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa debba scegliere. Sono messo alle strette infatti tra queste due cose: da una parte il desiderio di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; dʼaltra parte, è più necessario per voi che io rimanga nella carne. Per conto mio, sono convinto che resterò e continuerò a essere dʼaiuto a voi tutti, per il progresso e la gioia della vostra fede...” (1Cor 1, 21-25). Si pensi a uno che ha già raggiunto il momento giusto, che era pronto per morire perché aveva fatto tutto ciò che doveva fare, e che Dio tiene ancora su questa terra perché è di beneficio per gli altri. Che santità... che venerabilità...

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