Dormiveglia

Quando si è nel dormiveglia vengono in mente le cose più strane. Ovvero, vengono in mente le cose in modo strano. Vengono in mente storie e ricordi che non verrebbero mai in mente da svegli totali. Credo sia perché nel dormiveglia la mente è in uno stato di semisonno, quindi inizia a lavorare come se stesse sognando, in modo onirico. Il modo onirico è un modo in cui saltano le normali connessioni logiche. Si pensano le cose come non le si penserebbero normalmente. Ma non solo, direi. Mi sembra che, per quanto riguarda le storie, una certa struttura logica è mantenuta. Parlo dei ricordi che vengono in mente nel dormiveglia. In questi casi il dormiveglia ha la funzione di far affiorare dal subconscio materiale altrimenti inaccessibile. E tale materiale, stranamente, forse perché si è ancora nel dormiveglia e non ancora nel sonno vero e proprio, conserva una struttura logica, tale che il ricordo è intatto e uguale a quando è accaduto. Non è come quando si sogna, che lʼattività onirica non fa altro che servirsi del materiale mnemonico per costruire nuove storie strampalate e sconnesse. Nel dormiveglia, mi sembra, tornano alla mente ricordi intatti. Però è anche vero che vengono idee che non verrebbero in stato di veglia, e che inoltre si dimenticano quasi subito se non ci si sforza di tenerle. 

Soffro immensamente ogni giorno

Che vita difficile, pesante e assurda.
Che vita è la mia? Non vale la pena di essere vissuta. Non ci sono gioie, non ci sono soddisfazioni.
Sono sicuro che cʼè qualcuno che prega per la mia santificazione. Ad esempio madre M. E. Ma in realtà tutti coloro che pregano per me anche non volendolo non fanno altro che chiedere la mia santificazione. La santificazione è il dono più alto che si può ricevere da Dio. Perciò quando uno prega per una persona in ultima istanza non fa altro che pregare per la sua santificazione. È problematico chiedere una facilitazione della vita, che Dio tolga una malattia, che tolga dei pesi. In realtà sappiamo che è Lazzaro, il povero pieno di piaghe a cui solo i cani vanno a leccare le ferite, a essere in Paradiso insieme ad Abramo (cf. Lc 16, 19-31). Più preghiamo per una persona, qualsiasi cosa chiediamo, più stiamo pregando per la sua santificazione.
E quando Dio vuole santificarci cosa fa? Manda le croci.
Se preghiamo veramente per il bene di una persona, non facciamo altro che procurargli croci. La croce è lʼunica strada per la santificazione. Santificazione uguale farsi santi uguale andare in Paradiso.
“Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua».” (Lc 9, 23).
Perciò, quando abbiamo una vita difficile, non dobbiamo lamentarci ma ringraziare. Una vita difficile significa che è tutto a posto. Significa che Dio ci guarda e ci manda tante croci, o almeno quella quotidiana, perché vuole portarci in Paradiso, a stare con lui.

Era circa lʼora decima

Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco lʼagnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. (Gv 1, 35-39).
“Erano circa le quattro del pomeriggio”. “ωρα ην ως δεκατη”. Letteralmente: “Era circa lʼora decima”. Chissà cosa vuol dire... Di sicuro è significativo, come  tutte le parole del Vangelo. Secondo me è unʼindicazione che aiuta capire dove abitava e dimorava il Signore. Ma si accettano suggerimenti.

A me di questa pericope colpiscono tre versetti. “Ecco lʼagnello di Dio”, “seguirono Gesù”, “videro dove egli dimorava”.

Questi tre versetti per me hanno funzionato al contrario.
Da sempre ho innanzitutto cercato il Padre. Ho voluto conoscere il Padre. Poi ho incontrato il Padre e la sua bontà. Il giorno in cui ho creduto al suo perdono – al perdono di qualsiasi peccato – sono diventato credente. Lo ricordo ancora. Era notte e piansi. 
Da lì il Padre mi ha chiesto di conoscere Gesù. Ma io volevo conoscere la sua sapienza. Quindi ho chiesto: “Chi sei?”, “Dove dimori?”. E la scoperta scioccante è stata quella che lui è lʼAgnello di Dio, cioè colui che è stato mandato sulla terra a prendere su di sé il peccato del mondo. La Croce è ciò che mi ha manifestato e rivelato Gesù più di ogni insegnamento, più di ogni miracolo.
Come il centurione sotto la Croce ho detto: “Costui è davvero figlio di Dio”.

Da ciò è iniziata la sequela. Dal vedere che Gesù è un Dio che si sacrifica, che muore per noi, che dà se stesso per gli uomini, che dà tutto se stesso per gli uomini.
È stato da qui che ho iniziato la sequela. Il mio seguire Gesù è iniziato dopo averlo visto sulla Croce. Nemmeno dallʼaver scoperto che alla Croce segue la Risurrezione. Ma proprio vedere cosa Gesù ha fatto con la Passione.

Signore Gesù, grazie. Non ho creduto a te fino a quando non ho visto come sei morto.
Mi sento proprio come il Filippo del Vangelo, che innanzitutto cercava il Padre. E ancora ti chiede: “Mostraci il Padre”. Tu però lo incalzi e inviti a fissare lo sguardo su di te perché: “Chi ha visto me ha visto il Padre” (Gv 14, 9).

Questo è un momento in cui Gesù innanzitutto si fa conoscere dai discepoli. Gli fa vedere chi è, dove dimora. I discepoli erano persone preparate. I discepoli vogliono vedere. “Dove dimori?” ha anche un significato spirituale, mistico. Ciò che Gesù mostra loro, in quella situazione, non è sicuramente solo la sua abitazione, ma qualche insegnamento, dove dimora a livello sapienziale. Gesù agli apostoli rivelava, da parte, sempre più di quanto rivelava alle masse.
E la sapienza è sempre accompagnata alla Croce. Come dire: “Abito qui, dimoro qui. Ma guardate cosa significa dimorare qui, guardate quanto costa”.
La cosa bella è che in questa situazione Gesù fa capire ai discepoli che è il Messia, fa capire loro questo, ma allo stesso tempo gli fa vedere che la sua dimora è umile, che lui non è un Messia facile da vedere, non è lampante la sua messianicità.
Ciò che mi colpisce grandemente di questi passi è lʼumiltà degli ambienti, del modo di vita. Questo è ciò che Gesù fa vedere loro. Fa capire loro che è il Messia, ma allo stesso tempo fa vedere loro che non è il tipo di Messia che aspettavano.

Signore, aiutami a non essere come Filippo che vuole solo vedere il Padre ed è mosso da una sete di conoscenza. Ma insegnami a capire che per arrivare al Padre bisogna passare attraverso te, insegnami la tua sequela, insegnami a morire per lʼumanità.

Mentre formulavo questʼultima preghiera mi è venuto da piangere perché ho capito che il Signore mi ha insegnato che la strada della santificazione è la strada della sofferenza. E non era un pianto di tristezza.