Tre gesti

Cʼè un modo di tenere la mano che permette di fare tre gesti.
Tale modo è mano rivolta verso lʼalto, dita chiuse a grappolo, punte unite.

Il primo gesto consiste nel tenere la mano ferma, nel modo appena descritto, e dire: “Era così!”. Si vuole dire che era particolarmente affollato.

Il secondo gesto consiste nel muovere la mano avanti e indietro (sempre tenendola come descritto allʼinizio). È un gesto conosciuto nel mondo come tipico dellʼitaliano, e significa: “Cosa vuoi?”.

Il terzo gesto consiste nellʼaprire e chiudere le dita. È accompagnato dalle parole: “Paura, eh?”.

Un mio commento

Ken Levine è un blogger. Ma innanzitutto è scrittore di sitcom e teatro.

Traduco la presentazione che cʼè sul suo blog:
Nominato uno dei migliori 25 blog dalla rivista Time. Ken Levin è uno scrittore/regista/produttore/annunciatore sportivo della major league di baseball, vincitore di un premio Emmy. In una carriera che ha coperto più di 30 anni Ken ha lavorato a Mash, Cheers, Frasier, The Simpsons, Wings, Everybody Loves Raymond, Becker, Dharma & Greg e ha co-creato tre serie. Lui e il suo socio hanno scritto il film Volunteers. Ken inoltre è stato il commentatore televisivo e radiofonico dei Baltimore Orioles, dei Seattle Mariners e dei San Diego Padres. Conduce il podcast Hollywood & Levine.
Negli episodi 156 e 157 del podcast, usciti in febbraio, parla col suo socio, David Isaac, di commedia. Parlano di varie cose, ad esempio anche di commedie romantiche (romcoms). Ma già dallʼinizio danno una definizione del personaggio comico. Il personaggio deve essere difettato (in inglese flawed).

Questo è il commento che gli ho scritto, tradotto in italiano:
Mi ricordate San Giovanni della Croce. Lui scrisse una poesia mosso da ispirazione, e anni dopo scrisse un lungo commento sulla sua stessa poesia. Il libro: “La notte oscura dellʼanima” è tale commento. Fece la stessa cosa quando commentò il suo “Cantico spirituale”.

Credo che voi abbiate sempre lavorato con una specie di sistema scientifico. Quando eravate più giovani siete stati anche ovviamente visitati e toccati dallʼispirazione. Oggi, a me sembra che cerchiate di spiegare ciò che successe allora usando le vostre menti scientifiche.
Scienziati della commedia e in generale della scrittura, ecco cosa siete. Le vostre chiarificazioni sono preziose e per questo vi sono grato.

Mi stupisce come arriviate alle stesse conclusioni di Aristotele secoli fa.

Aristotele definiva un genere dal tipo di personaggi che sono rappresentati. Il dramma, o tragedia, equivale a personaggi elevati, valori morali elevati e virtù. La commedia equivale a personaggi bassi, con basso senso morale e vizi piuttosto che virtù.
Shakespeare è stato sempre fedele a tale distinzione. Differenziava i suoi personaggi in base a parlata alta (verso) e parlata bassa (prosa). I nobili usano sempre il verso, i servi usano sempre la prosa.

Allʼinizio di questo podcast in due parti siete molto chiari nel giungere alla conclusione che ciò che definisce la commedia è il tipo di personaggio. La costruzione e la creazione del personaggio sono sempre centrali nelle vostre discussioni. E sottolineate il fatto che un personaggio comico deve avere difetti.

Sono stupito. Non vedo lʼora di ascoltare la seconda parte.