Lʼimpegno del perdono

Non è così facile perdonare. A volte crediamo di aver perdonato, ma in realtà il nostro comportamento verso la persona che ci ha ferito è cambiato. Cambia automaticamente, anche contro la nostra volontà. La persona che ci ha ferito se ne accorge. Il nostro comportamento non è più sciolto come prima.
Quando si ferisce una persona, il suo cuore si indurisce nei confronti di chi ha ferito. Succede automaticamente; uno pensa: “Fa niente” e invece il suo comportamento cambia. Lo sforzo di perdonare invece non è affatto automatico.
Per capire se si è perdonato veramente bisognerebbe confrontare il comportamento che si aveva prima col comportamento che si ha dopo. Si riesce di nuovo a sorridere alla persona così facilmente? Si ha lo stesso desiderio di parlarle che si aveva prima? O la si evita non appena si percepisce con la coda dellʼocchio? Se non si riesce a comportarsi con la stessa scioltezza di prima significa che qualcosa è cambiato.
Allo sforzo di perdonare bisognerebbe sempre dedicare un poʼ di tempo, perché non è una cosa scontata. Bisognerebbe accompagnarvi anche un poʼ di preghiera. “Signore, aiutami tu a perdonare la tale persona”. “Dammi un poʼ del tuo perdono, della tua capacità di perdonare”.
È il momento in cui dobbiamo tornare a essere persona nuova... o meglio, dobbiamo divenire nuova creatura per tornare a essere come prima.

Cʼè un collega sul lavoro che nel suo desiderio di fare battute a volte mi ferisce. Lʼultima volta è andata così. Io avevo una maglietta con su scritto: “Nada te turbe”, che è lʼinizio della famosa preghiera di S. Teresa dʼAvila:
Nada te turbe
nada te espante,
todo se pasa,
Dios no se muda;
la paciencia
todo lo alcanza;
quien a Dios tiene
nada le falta.
Solo Dios basta. 
Nulla ti turbi,
nulla ti spaventi;
tutto passa,
Dio non cambia;
la pazienza
ottiene tutto;
chi possiede Dio
non manca di nulla.
Solo Dio basta.
Erano presenti il collega e una donna. La donna mi ha chiesto: “Cosa cʼè scritto sulla tua maglietta?”. Non riusciva a leggere bene. Glielʼho detto: “Nada te turbe”. Ma prima che riuscissi a spiegare che sono parole di una santa il collega è intervenuto.
“Nada te t…”. “Nada te t…”. Ha fatto un poʼ di tentativi e infine è venuto fuori con la frase: “Nessuno ti tromba! Per forza, con quella pancia. Qua, con questo lavoro, tutti dimagriscono. Tu sei lʼunico che è ingrassato!”.
In questo modo è stato interrotto il mio tentativo di spiegazione su cosa cʼera scritto sulla maglietta e sulla provenienza delle parole.

Bisogna precisare che il collega è albanese e musulmano. Qualche mese fa si è lasciato con la donna con cui stava da anni, ma in poco tempo se nʼè trovata unʼaltra. A una cena, qualche tempo fa, mi ha fatto vedere la sua foto. Devo dire che si è trovato una gran bella ragazza.

La mattina dopo, automaticamente, senza pensarci e senza farlo apposta, ho visto il collega con la coda dell'occhio, lʼho evitato e sono andato a salutare altre persone.
Adesso che ci penso, mi rendo conto che non sono nemmeno più riuscito a guardarlo negli occhi. Anzi, oggi ho persino notato che non è così magro come mi sembrava. 

2 commenti:

  1. Perdonare va bene, ma mica che uno deve pure umiliarsi. Certi virtuosismi estremi lasciamoli ai santi ;-)

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    1. Siamo tutti chiamati a santificarci!

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