Lepri contro cani

Una volta un ragazzo di tredici anni camminava con suo padre non lontano da un fiume.
È un piccolo fiume dellʼOltrepò pavese che si chiama Staffora ed è affluente del Po. Le rive sassose, con pianticelle qua e là, in alcuni punti sono larghe, tanto che si può camminare sulla riva sassosa ed essere anche a più di 50 metri dallʼacqua.

A volte il ragazzo e suo padre andavano a pescare alla Staffora. Cʼerano tre o quattro punti con bei fondoni in cui si pescava bene.
Il pesce più ambito era il cavedano. Di cavedani se ne potevano trovare anche di certe dimensioni. Ma era più facile prendere le cosiddette alborelle, ovvero pesciolini tipo sardine. I cavedani si potevano fare arrosto, al forno o in carpione (sottʼaceto con aromi). Le alborelle si facevano fritte e si mangiavano con lisca e testa, come sardine. Di alborelle bisognava pescarne tante per potersene fare una mangiata.

A volte il ragazzo e suo padre si facevano lasciare da un amico con la macchina in un punto della Staffora. Partivano la mattina e si portavano dietro panini. Camminavano e pescavano lungo il fiume tutto il giorno. Poi lʼamico verso sera li andava a prendere qualche chilometro più in giù, in un altro punto dove si erano dati appuntamento.

A volte, però, il ragazzo e suo padre andavano alla Staffora semplicemente a fare una camminata, perché la loro casa non era lontana dalla Staffora. Portavano con sé la loro cagna Lucri, diminutivo di Lucrezia.

Una di queste volte il ragazzo stava camminando lontano dallʼacqua, vicino a dove iniziano a esserci alberi e più in là campi.
Allʼimprovviso vide una lepre spuntare dallʼerba e mettersi a correre per scappargli. La cagna Lucri si mise subito a rincorrere la lepre.
Il ragazzo chiamò il padre e disse: “Papà, cʼè una lepre! La Lucri si è messa a inseguirla!”.
“Seh! Figurati se la prende! Le lepri sono molto più veloci dei cani!”, disse il padre quando arrivò dal ragazzo.
“Davvero?”.
“Sì, sì. A questʼora sarà già sparita nel bosco. Alla Lucri la lepre le fa un baffo!”.
Bisogna ricordare che il padre del ragazzo era stato cacciatore anni prima, quindi non cʼera ragione per cui il ragazzo non dovesse credere alle sue parole.

Rimasero qualche secondo a guardare la Lucri frugare in lontananza. Della lepre neanche lʼombra.

Continuarono la camminata, poi tornarono a casa, e raccontarono ai loro la corsa a vuoto della Lucri.

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