Oltre la grazia di stato

Tutto posso in colui che mi dà la forza (Fil 4, 13)


La Certosa di Farneta (LU) è una delle due uniche Certose italiane a ospitare ancora i certosini. L’altra è la quella di Serra San Bruno (VV), chiamata così perché fondata dallo stesso San Bruno, il fondatore dell’Ordine Certosino e della prima Certosa, la cosiddetta Grande Chartreuse (Grenoble). Le altre certose d’Italia o ospitano i cistercensi (ad esempio la Certosa di Pavia), o sono state demolite (a Milano resta in piedi solo la chiesa, in fondo a Viale Certosa), o sono diventate complesso monumentale ospitanti strutture come musei o scuole (Firenze, Pisa).

Nel 2010 e 2011 feci due esperienze vocazionali alla Certosa di Farneta, di due settimane la prima e di un mese la seconda. Fa parte della vita certosina il passeggio. Una volta a settimana si esce dal monastero per un’escursione. L’escursione è tutto fuorché un modo per lasciare i monaci a briglia sciolta. Si fa un percorso prestabilito e non ci si ferma mai. Si cammina in fila, a due a due, e ogni mezz’ora si cambia compagno. È uno dei due modi (l’altro è la ricreazione) per far conoscere tra loro monaci che, a parte Messa e Vespri conventuali, insieme nella chiesa del monastero, trascorrono la giornata in solitudine. È così che si costruisce la comunità.

Fu durante un passeggio che, dalla bocca di un prete bresciano, M., che dopo vent’anni di vita parrocchiale ha deciso di ritirarsi a vita monacale, udii per la prima volta il concetto di grazia di stato. Riassunto, suona più o meno così. Se Dio dà un incarico dà anche la grazia necessaria per svolgerlo. È da tener presente che nella vita religiosa la volontà di Dio passa attraverso l’obbedienza ai superiori. M. mi raccontò che quando era ancora giovane prete gli fu chiesto di tenere conferenze a preti di tutta la Diocesi, di tutte le età, su un determinato argomento sul quale dovevano essere formati. Mi spiegò che in quell’occasione fu capace di farlo solo perché intervenne la grazia di stato; ossia, in altre parole, perché fu aiutato da Dio a svolgere un compito per il quale era inadeguato.

Quando entrai nella vita religiosa, mi sentivo forte della consapevolezza di questo concetto della grazia di stato. “Non importa se sono impreparato”, dicevo, “sono convinto che sarò in grado di svolgere, grazie alla grazia di stato, qualsiasi incarico mi sarà affidato”.

La storia della mia vita parrocchiale ha dimostrato il contrario. Non ho mai svolto in modo adeguato i miei obblighi parrocchiali. Non mi piacevano, non mi ci applicavo e non riuscivo bene. Il confronto coi miei confratelli più dotati e più entusiasti è sempre stato un indicatore chiaro della mia inadeguatezza.

Da questa esperienza qualcosa ho ricavato. Ma è un’idea mia. L’ho maturata vivendola sulla pelle. Se Dio ti ama, non solo ti mette in condizioni di superare difficoltà e di riuscire anche quando sei fuori dalla comfort zone, come ha fatto molte volte col popolo di Israele, ad esempio, facendolo vincere contro nemici più numerosi e forti, o come quando ha fatto vincere Davide su Golia. Se Dio ti ama, ti mette in condizioni di vivere la Croce. Ti manda cioè allo sbaraglio in un luogo dove sarai sconfitto, dove morirai sul campo. Non è forse un onore morire sul campo? Significa che si è dato il massimo, che più di così non si poteva fare. Lui stesso quando si è incarnato ha mostrato di sé il volto della sconfitta, non quello della vittoria, perché l’umano ha un limite. Ma è attraverso la sconfitta che ha dimostrato la propria gloria. Come insegnano nei seminari, il primo nucleo dei Vangeli era il racconto non tanto della vita pubblica di Gesù, ossia dei miracoli e degli insegnamenti, ciò che prova che è Dio. Nei primi racconti non interessava provare che Gesù era Dio. Ciò era dato per così dire come assodato. Il nucleo principale dei primi Vangeli era il racconto della Passione, Morte e Resurrezione di Gesù. Non si voleva tanto provare che Gesù è Dio, ma raccontare che Dio incarnato è andato in croce ed è risuscitato.

Non è da dimenticare che tutte le volte che Dio ha aiutato Israele a vincere, non è stato tanto perché ci teneva alla salvezza terrena del popolo da lui scelto, ma per manifestare la propria gloria. “Per riguardo a me, per riguardo a me lo faccio; come potrei lasciar profanare il mio nome? Non cederò ad altri la mia gloria” (Is 48, 11). A Dio non interessa salvare da morte una persona o un popolo particolare, gli interessa essere conosciuto da tutti in modo che tutti siano salvati da morte eterna. Tale è il suo zelo per le anime. Ha iniziato dal popolo di Israele perché da qualche parte doveva iniziare, e attraverso Israele doveva compiere opere che lo manifestassero, ma già ad Abramo aveva predetto che la sua discendenza sarebbe stata fatta di gente proveniente da tutte le genti, genti che sarebbero diventate sua discendenza mediante la fede. 


14 commenti:

  1. Nuvola12/2/22

    Davvero interessante leggerti. Per primo, non sapevo della vita certosina e della passeggiata, e già quello è interessante in sè.
    Ma anche la riflessione successiva, della grazia di stato e del nucleo principale dei vangeli...
    Grazie :)
    Al momento io sono qui che sto imparando ad "allenare" le reti neurali, mi serve per lavoro, comunque è un po' un gioco ma al momento vado molto alla cieca, un po' in qua un po' in là, perché ancora non ci capisco tanto.
    In questo, ecco, vorrei tanto che esistesse la "grazia di Stato" :)
    Speriamo dai

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    1. Mi incuriosisce questo "allenare le reti neurali". Cosa significa? E come mai ti serve per lavoro? Grazie per i complimenti, totalmente immeritati.

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    2. Nuvola13/2/22

      Le reti neurali sono oggetti che vengono usati per (ad esempio) compiti di face recognition, traduzione di testi, classificazione di immagini, testi, etc. Insomma sono connessi a compiti di "intelligenza artificiale".
      A me servono perché potrebbero velocizzarmi certi conti e simulazioni numeriche (che faccio per lavoro).
      Finora ne avevo timore reverenziale, delle neural network, ma comincio a saperle usare. Più avanti magari riuscirò anche a capirne meglio la struttura (ma ce ne sono tantissime, di architetture... È un campo in evoluzione, comunque sono più regole pratiche che teoremi e dimostrazioni. Diciamo che è una cosa che "funziona".

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  2. chissà se nei libri sacri buddisti, i cinesi vengono indicati come il bobbolo eletto dai vari autori dei libri o se invece è solo una cosa riservata alla religione ebrea

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    1. Prima di iniziare a credere al Cristo ho frequentato e studiato un po' buddhismo e induismo. Direi che non c'è traccia di espressioni palesi che dicono noi indiani (non cinesi) siamo il popolo eletto. Ma secondo me è perlomeno implicito, nel senso che i Veda sono considerati testi rivelati (dalle varie divinità, gli induisti sono politeisti, e il primo Buddha, il cosiddetto Buddha storico, è nato e cresciuto in ambito induista). In effetti è caratteristica solo degli ebrei l'accanimento sull'elezione del popolo. Ma tu cosa faresti se vivessi in un contesto politeistico (ogni nazione il suo Dio) come nomade, e fossi straconvinto che il tuo è l'unico vero, o perlomeno il "Dio degli dei", ossia l'entità più alta di tutte, soprattutto vedendo i segni che opera a favore del popolo contro gli altri popoli?

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    2. certo che i segni erano eclatanti, basta pensare alla manna, al passaggio del nilo mentre gli altri bobboli erano abbandonati ai loro spenti idoli. Però, chissà cosa accadeva nel lontano oriente e nelle americhe.
      Oggi, grazie alla tecnologia basterebbe un collegamento in mondovisione per stabilire che Lui è Lui e si sceglie chi meglio crede, oppure che ogni bobbolo resta solo bobbolo senza più elezione che ancora sparge tanto sangue da quelle parti anche per il fatto che il sangue del Giusto cada per sempre sulle loro teste

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    3. I miracoli ci sono ancora, le guarigioni ci sono ancora, basta documentarsi un po'... È per questo che chi non ha mai sentito parlare di Gesù non ha colpa se non ci crede, ma per chi sa chi è, per chi ha ricevuto il cosiddetto annuncio, la colpa è grave se non ci crede...

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  3. Chi era quel filosofo che amava pensare passeggiando, Aristotele forse? :)
    Anch'io mi concedo una passeggiata quasi ogni giorno, poiché oltre ad allenare mente e spirito è bene ricordarsi un po' anche del corpo😄 ... in realtà nelle mie passeggiate vorrei pensare meno e godermi di più il paesaggio, invece i pensieri mi inseguono e inoltre mi piange il cuore a vedere gli alberi immersi nella spazzatura...😕
    Ma ho una cosa da raccontarti che un po' si addice al tuo discorso...una volta mio padre per Natale ci regalò un lettore DVD, i primi pacchi che aprimmo contenevano un certo numero di film in DVD, mentre li spacchettavamo mi venne di commentare "adesso ci vorrebbe il lettore per vederli", con mio padre che mi lanciava un'occhiata...l'ultimo pacco da aprire conteneva proprio il lettore! 😃
    "dimmi cosa guardare ma dimmi anche come farlo"... 🙂
    PS..."obblighi", che brutta parola...possibile che non si possa alleggerirli un po', qualche volta? ;)

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    1. Ci sono persone a cui gli alberi, le pietre, la natura parlano... nel senso che favoriscono il pensare, sono di ispirazione... Socrate non era uno di questi, ma Fedro sì, non hai mai letto "Fedro", dialogo platonico?

      Il modo in cui si interpreta la rigorosità con cui sono da eseguire gli "obblighi" dipende dal senso del dovere di ciascuno, suppongo.

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    2. non mi ricordavo di Fedro... Però so che i greci avevano un'idea di Natura molto più ampia di quella che abbiamo noi, si ritenevano parte integrante di essa... 🌲🪵

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  4. Il concetto di grazia di stato è interessante, ma forse vale solo per alcuni.

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    1. Penso che ciascuno abbia doveri nella vita, indipendentemente dallo stato in cui si trova (sacerdozio, vita religiosa, laicato). Questi oltre ai dieci comandamenti e al "nuovo comandamento", quello dato da Gesù, cioè amare, sono per così dire la volontà di Dio, attraverso i superiori. Questo vale anche nel caso in cui uno sia in proprio, ad esempio, e sia per così dire il superiore di se stesso. Se Dio dà un compito da anche la grazia per compierlo. A meno che non si tratti del concetto che cerco di esprimere in questo post, cioè se decide di farti la grazia più grande ossia mandarti in croce ossia mandarti a fallire.

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  5. Ricordo sempre con piacere la parabola del fico seccato da Gesù, perché non dava frutti fuori stagione. Dio ci chiede l'impossibile. Non importa se falliamo, dobbiamo tendere oltre le nostre possibilità. Questo il compito. Mirare a mille per ottenere cento, forse.

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    1. Ecco, hai capito cosa intendevo e l'hai espresso direi meglio di me.

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