L'unica rissa della mia vita

Il 2 luglio 1999 mi diplomavo con 71/100 al Liceo Scientifico Statale A. Volta di Milano. 16 punti li ho presi solo per essere stato sei mesi, dall’agosto 1997 al gennaio 1998, exchange student in Nuova Zelanda. Avrei preso 60 se non avessi fatto l’esperienza extracurricolare che mi elevava agli occhi dei professori.

Alle medie il mio migliore amico era il secchione della classe, uscì con ottimo, io distinto. Si iscrisse al Volta, lo seguii. Ci misero in classi diverse. La nostra amicizia si incrinò durante la prima. Ero sempre io quello che andava nella sua classe a trovarlo all’intervallo. Si integrava bene coi nuovi compagni a differenza di me. Sentivo il peso del bullismo del grosso liceo statale. Vivevo solo con la mamma. La sera, a cena, si guardava Striscia la notizia. In ogni caso la contadina friulana con la terza media non era una con la quale si poteva parlare di problemi adolescenziali. In casa non c’erano giornali tranne il giovedì, quando col Corriere usciva Sette che aveva la guida tv. Iniziai a uscire il pomeriggio con un compagno di classe, deficiente patentato oggi architetto nello studio del padre. Fu lui che mi insegnò a rubare gli stemmi delle auto e farne collezione. Mi feci crescere i capelli. Il nipote di un noto giornalista di sinistra mi invitò, l’ultimo giorno della prima, a fumare a casa di amici. Passai l’estate in Sardegna con mia madre. Stavo sempre con un mezzo sardo mezzo tedesco, sconsigliatomi persino da mio fratello, al quale raccontavo di aver “una volta” fumato, lui invece raccontava di aver fatto a botte con uno che lo prendeva in giro per il suo accento. Con lui mi divertivo perché si andava lontano a piedi nudi a cercare baie in cui pescare. All’inizio della seconda ormai ero abilitato... fui subito introdotto nei bagni dove si fumava. Certi bulli mi guardavano come a dire: “Chi è questo babbo che vuole fumare?”. Mi facevano fare qualche tiro. Poi iniziai a collare (da colletta) le mie 5 mila lire per partecipare a una canna o a un cylum.

L’ex amico secchione della classe si è laureato in Ingegneria Aerospaziale. Finito il liceo non avevo idea di cosa fare. Il professore di Filosofia che trovai al ritorno dalla Nuova Zelanda è quello che mi ha mezzo salvato. Spiegava talmente bene che nella sua materia funzionavo. Non riuscii comunque ad andare bene in Storia, non mi è mai piaciuta. La mia spiegazione, oggi, è che sono sempre stato attratto dalle cose eterne, immobili e sempre uguali a se stesse, non dalle cose transeunti come gli avvenimenti umani (anche se, a ben guardare, anche i comportamenti umani sono sempre gli stessi). In ogni caso ormai ero un ribelle. Più che scegliere un’università, scelsi di andare a Bologna con un amico coi rasta. Era già settembre 1999 e venimmo a sapere che le selezioni per Scienze della Comunicazione a Bologna erano in ottobre. Entrai tra gli ultimi su 500. Lui non entrò e si iscrisse al Dams.

Settembre 1999... non sapevo cosa fare della vita e avevo davanti l’universo del mondo del lavoro. Ero un anti-qualsiasi-cosa, la carriera scolastica faceva pena, ero spaventato ma non lo mostravo, la paura si manifestava perlopiù in rabbia. Da anni uscivo con un gruppo in cui spesso c’era anche il bullo che mi aveva guardato dall’alto in basso la prima volta che mi ero presentato in bagno a fumare. Per anni ho subito vessazioni e bullismi internamente al gruppo di cui facevo parte. Era come la malavita, un giro nel quale una volta entrati non si riesce a uscire. D’altronde, come ho detto, in casa non avevo nessuno con cui parlare. Mio padre viveva in campagna. Mio fratellastro e mia sorellastra avevano le loro vite, anzi, un po’ bulli anche loro, da quando ho avuto 15 anni sono diventati un ulteriore peso coi loro figli ai quali mi facevano fare il baby-sitter.

Settembre 1999... una sera alla discoteca *** vicino al parco Forlanini potevi bere quanta birra volevi per 10 mila lire. Dopo non so quanti giri, mi trovo in coda, di nuovo per prendere birra, col bullo. Non so come e non so perché, non so da dove è venuta, direi che è proprio vero che in vino veritas; anni di soprusi e prese in giro sono saltati fuori in un minuto. Ho cominciato a litigare con lui per il posto in fila. Ho iniziato a spintonarlo. Lui ha reagito. Abbiamo iniziato a far volare le mani. I buttafuori ci hanno buttato fuori. Nel parcheggio abbiamo continuato. Un altro bullo della compagnia, amico più suo che mio, mi ha tenuto da dietro perché a quanto pare non volevo smettere, così il bullo numero uno ha avuto modo di assestarmi un pugno sulla bocca. Il labbro superiore si è tagliato sul dente inferiore. Ubriaco com’ero, sono volato a terra e ho sbattuto il sopracciglio contro il bordo del marciapiede.

Tutto ciò me l’hanno raccontato, i ricordi vanno solo fino a quando ci spintonavamo in discoteca, poi da quando guidavo la macchina di mia madre per tornare a casa, con dentro i due amici più fedeli (tra cui il rasta col quale sarei andato a Bologna) che erano saliti con me per assicurarsi che arrivassi a casa salvo. Entrambi seduti dietro. Ricordo solo che guardai nello specchietto e vidi loro più il mio occhio gonfio alla Rocky quando grida: “Adriana!”. E loro che dicevano: “Ce la fai a guidare fino a casa?”. E io: “Certo! Sto benissimo!”. Entrai in casa e non feci in tempo ad arrivare al water, vomitai dall’entrata del bagno. Quando mia mamma si svegliò, la mattina, si spaventò vedendo la mia faccia. Mi portò al Pronto Soccorso. Misero tre punti sul labbro (ho ancora la cicatrice) e mi medicarono l’occhio. Nel pomeriggio incontrai i due amici che mi raccontarono tutto, come fui tenuto da uno e colpito dall’altro.

Il giorno stesso, occhiali da sole, presi il treno e andai da mio padre in campagna, dove passai una settimana a leccarmi le ferite, come ebbe a dire mia sorella.

In gennaio mi trasferii con il rasta a Bologna. Iniziavo finalmente l’università. Il professore di filosofia buonanima (è morto di tumore fulminante un anno dopo che abbiamo finito la scuola) aveva accennato alla Linguistica. Ritrovandola a Scienze della Comunicazione fui felice e mi appassionai. Gli studi erano pesanti, non ero più abituato, ma gli argomenti mi interessavano. La nuova vita continuò fino a quando, l’anno successivo, ripassando da Milano incontrai l’ex compagna di classe E...

20 commenti:

  1. Wow! Nuova Zelanda! Com'è che hai scelto di andarci? Come ti sei trovato? Che bravo, coraggioso!
    Altre domande: cos'è il cylum? Sono ignorante...

    Per il resto, post emozionantissimo... scrivi bene (lo so, lo ho già detto in altri commenti miei)

    Buona domenica!

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    1. Il fratello di mia cognata aveva già fatto un anno con Intercultura in Nuova Zelanda e la descriveva come meravigliosa, così ho scelto anch’io di fare l’esperienza lì.

      Il cylum è una specie di pipa. Scommetto che puoi trovare facilmente immagini se cerchi su Google.

      Ti ringrazio per il complimento e sono contento il post ti abbia emozionato! Ciao!

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  2. ecco, vedi quanto sarebbe utile, intelligente e proficuo riaprire gli oratori salesiani, però a frequentazione mista maschi e femmine assieme.
    Gli oratori erano la salvezza per NOI mortidifame, peccato che poi con l'adolescenza li abbandonavamo proprio per la mancanza dell'altro sesso.
    Eh basta con quest'ossessione del 6° e di colpevolizzare un adolescente solo per un magnifico pensiero d'amore, quando oggi ci sono decine e decine di cose indecenti.
    Dovrò mettere anche questa esigenza di aggiornamento spirituale nel programma del mio partito degli under 70.000, perchè i figli dei mortidifame odierni neanche si immaginano cosa significava per NOI mortidifame del dopoguerra le attività svolte aggratis nell'oratorio, calcio, pallacanestro, pallavolo, tennis, pingpong, biliardo, biliardino, scacchi , gite turistiche, campeggio estivo etc

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    1. È proprio vero l’oratorio aiutava la socializzazione. Da ciò che ricordo, almeno ai miei tempi non c’era la separazione maschi e femmine, e neanche oggi, dove l’hai vista? Io ero talmente sfigato che non andavo nemmeno all’Oratorio, stavo tutto il tempo al negozio di mia madre col mio migliore amico che era il figlio del proprietario dell’autoscuola. Mia madre mi ha piazzato due anni consecutivi all’Oratorio Estivo, dove c’erano educatori che facevano fare programmi e giochi, e mi ci sono anche divertito, ma ricordo un bullo anziano (tre o quattro anni di più) che un giorno mi fece un discorsetto e rovinò tutto.

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  3. Una giovinezza decisamente avventurosa, la mia è stata molto più monotona, esclusi i bulli che quelli non mancano mai :-D
    Come stile narrativo è molto moderno: non linearmente cronologico ma con salti temporali brevi avanti e indietro per mostrare meglio i contatti fra persone e situazioni tra passato e presente.

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    1. Sicuramente avevi la testa sulle spalle e una famiglia che ti impediva di finire in cattive compagnie. Un episodio di bullismo magari lo raccontavi a casa e già questo aiutava a tornare a scuola col coraggio.
      Lo stile narrativo non l’ho scelto, è venuto così. Tendenzialmente non sono per i grandi salti narrativi ma per la linearità. Evidentemente adotto ciò che meglio si adatta di volta in volta al racconto.

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  4. Mancano un po'di ragazze in questi racconti! Strano che non ti piaccia la storia!

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    1. Ma se ho appena raccontato in due post del mio primo e unico amore! Per il resto, non è che le ragazze mi piovessero addosso.
      La storia proprio non mi acchiappa, date, avvenimenti... ho sempre fatto fatica a capire e ricordare.

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  5. Scrivi bene e acchiappi l'approccio.. certo tutto uno avrebbe pensato tranne la parentesi "mistica"..

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    1. Davvero... È incredibile come Dio agisca, mi ha letteralmente ‘ripescato’. E il bello è che è tutto avvenuto senza l’ausilio di persone carismatiche o che mi hanno condotto alla fede, tutto nella solitudine, mi ha proprio preso dall’alto...

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  6. e... mo' sto racconto ha da continua' :)

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    1. Piano piano, un pezzo per volta, facciamo tutto...

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  7. Sei stato in Nuova Zelanda?! Ma bravo!!! Hai avuto anche tu le tue esperienze, non sempre felici , e i problemi di bullismo!! E anche le canne!! Ma, in tutto ciò, il periodo , diciamo, "mistico" dove si inserisce? Ciaoo

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    1. Eh sì la Nuova Zelanda è stata una bella esperienza... Il periodo mistico è iniziato verso i 27 anni, quando ho iniziato a credere e pregare. A 32 sono diventato frate e a 36 sono uscito. Ringrazio Dio per ogni secondo della mia vita, specialmente per le sofferenze!

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  8. Mammamia che storia! Meno male che è finita bene:)
    sinforosa

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  9. Non immaginavo così avventurosa la tua gioventù...comunque scrivi molto bene, in maniera chiara, lineare. Mi piace il tuo scrivere, sai come far soffermare il lettore senza farlo annoiare. Bravo.

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    1. Non è stata così avventurosa... infatti questa è l’unica rissa che mi è capitata, dove le ho pure prese! Il tuo complimento sulla scrittura me lo prendo e me lo metto in tasca, fa molto piacere. Grazie.

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  10. Forse non ti è piaciuta la storia come la insegnano a scuola

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