L’agone dell’amore

Tra circa un’ora devo uscire per andare a messa. Sono le 15,40. Alle 16,50 voglio uscire in modo da arrivare in tempo per il rosario. Alle 17,30 c’è la messa, finirà tra le 18,00 e le 18,15. A quel punto, armato di ombrello, camminando lentamente magari posso recarmi a giocare il Superenalotto. Il solito euro. Non mi interessa spendere tanto. Se devo vincere vinco. Se Dio ha stabilito che devo vincere vinco. A parte che non ce l’ho neanche, l’euro. Sono senza contanti. Non sto a prelevare pur di giocare al Superenalotto. Non me ne frega niente. Se avessi l’euro già in tasca sarebbe un altro discorso. Invece andare a prelevare, magari anche solo 20 euro, per poter giocare un euro al Superenalotto, non lo faccio. Che poi finisce che, dato che ultimamente in preghiera ho chiesto al Padre di farmi vincere al Superenalotto o al Gratta e vinci, se arrivo alla tabaccheria con 20 euro in tasca è la volta che faccio anche il tentativo col Gratta e vinci. Io, che non ho mai giocato al Gratta e vinci. Non voglio prendere l’abitudine. Già spendo male i soldi.

Dovrei fare più straordinari. Se lavorassi come M. e rientrassi sempre alle 19,00 guadagnerei almeno 250 euro in più, non sono pochi. È che sono sempre fissato col riposo. Col tornare a casa presto. Col far vedere che finisco prima. Sono anche legato al modo di pensare competitivo che mi è stato trasmesso i primi anni. Sono vittima, uno di quei deficienti che vogliono far vedere che sono veloci e che rientrano prima, come C., P., C., molti di Arcobaleno, Global Post, G.B. Autotrasporti, Adecco, Deliverando e M2. Siamo proprio deficienti. M. invece, insieme a B., B., C., F. e S. è uno di quelli che hanno capito tutto. Loro sì che sono intelligenti. Noi siamo gli scemi, loro gli intelligenti. Se rientrassi alle 19,00 riuscirei ancora a riposarmi sufficientemente. Inoltre, troverei meno traffico in tangenziale. È vero, lavorerei più tempo, diciamo tra la mezz’ora e l’ora, ma le consegne fatte senza fretta e affanno farebbero stancare meno. Secondo me, pur lavorando un’ora in più sarei meno esausto. Invece ho la fissazione di stare sulla strada poco e rientrare il prima possibile.

M., rendiamoci conto, fa l’ultima consegna alle 18,00. Fare l’ultima consegna a quell’ora significherebbe, facendo gasolio, fare il debrief alle 18,40-18,50 e timbrare alle 19,00-19,10, esattamente come M. Lui è il vero furbo. Fa le scarpe a tutti. Tutti gli parlano alle spalle e credono sia più incapace di loro perché più lento, intanto porta a casa 250 euro in più.

Ma come fare a rallentare? La mattina non se ne parla, voglio lasciarla invariata. Recarsi alla prima fermata il più velocemente possibile e cercare di fare le attività entro le 12,00-12,30-13,00, che poi chiudono. Poi devo abituarmi a fare pausa, mangiando magari cioccolato, qualcosa che dia un boost senza appesantire. Non posso mangiare pane o pasta o carne, tipo panini di MacDonald’s o Burger King, cose che si piazzano sullo stomaco e non sono digerite per ore. Va bene la barretta proteica – che poi possono essere anche due o tre, tenendo conto del mio peso. Se faccio pausa, cosa che nella mia immenza dabbenaggine non faccio quasi mai, già passa mezz’ora. L’altra mezz’ora posso perderla rallentando. Vuoi mettere lavorare senza affanno e fretta? 

Non è che mi stia divertendo a scrivere queste cose. Sto ragionando di cose pratiche in scrittura. Sto parlando di lavoro, mentre almeno, in questi giorni di ferie, dovrei lasciar stare il lavoro.

***

Potrei pensare ad A. A. è una bella signora. Mi piace fisicamente. Perdonami, Gesù, se scrivo queste cose. Ma andrei a letto volentieri con lei. Chi era, però, quel poeta che diceva che è duro, in età avanzata, tornare all’agone dell’amore? Si tratta di fare confronti, sottoporsi a giudizi, faticare. Forse Ovidio. 

A chi non piace pensare a cose sessuali? L'anticipazione, fatta con l’immaginazione, può essere anche meglio dell’atto. I pochi a cui non piace sono come quei pochi – che pur s’incontrano, ogni tanto – a cui non piacciono i dolci. Come fanno a non piacere i dolci?

Da un lato c’è la questione stendhaliana. Stendhal dice che l'attrazione per le parti intime nasce da un fattore sociale e culturale, cioè dal fatto che sono coperte e c’è il divieto di vederle o toccarle. Gli animali, ad esempio, vanno in giro nudi e se ne fregano. Si vedono e si annusano le parti basse. Gli esseri umani no. Non le vediamo mai e perciò siamo attratti da esse come siamo attratti dalle cose proibite. Più una cosa è negata, più la si vuole. È il principio della Legge. Il peccato nasce dalla Legge, la forza del peccato è la Legge, lo dice anche San Paolo (cf. 1Cor 15, 56).  

I genitali, inoltre, non sono legati agli escrementi? C’è una ragione se Dio ha demandato agli stessi organi l’espletamento dell’attività sessuale e dell’attività escrezionale. In quanto apportatrici di piacere, le parti intime sono desiderate e lodate; in quanto espletatrici delle funzioni escrezionali sono invece disprezzate e considerate ignobili. Hanno questa doppia natura, questa ambiguità. Lasciando pure da parte il discorso stendhaliano, si può dire che da un lato le cerchiamo perché se stimolate provocano piacere, dall’altro le fuggiamo perché ci fanno schifo in quanto intrise di escrementi. Dobbiamo lavarle bene dopo la minzione, solo allora possiamo dedicarvici per l’amplesso.

Il pensiero platonico sui piaceri afrodisiaci lo troviamo soprattutto in Protagora. Nel dialogo che Socrate fa col grande sofista si dice che la pratica prolungata dei piaceri afrodisiaci porta mali, in particolare malattie veneree e altre malattie in vecchiaia. (Sarebbe da confrontare con quanto dicono oggi gli scienziati, che parlano, ad esempio, del fatto che un uomo deve eiaculare un certo numero di volte al mese per stare in salute). Il discorso diventa allora che privarsi dei piaceri presenti, cosa che potrebbe sembrare sulle prime un male, diventa un bene in quanto preserva da mali futuri maggiori.

C’è poi il dialogo Filebo in cui si affrontano nell’agone dei discorsi il titolare Filebo e Protarco, uno sostenendo che è meglio la vita dedicata ai piaceri del corpo, l’altro la vita dedicata alle attività intellettuali e spirituali. Socrate, inizialmente arbitro, arriverà a sostenere che il tipo di vita migliore è il tipo misto. 

19 commenti:

  1. Certo un eventuale ritorno alla vita monastica ti sbalzerebbe un sacco di considerazioni. Ne parli apposta per scongiurare?
    Sul lavoro rallentato approvo tutta la linea. Lavorare senza frenesia, sacrificare magari un'ora, ma guadagnando in salute e denaro.

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    1. Scusa, non ho capito benissimo cosa intendi con: “ti sbalzerebbe un sacco di considerazioni”...
      Ne parlo perché fa parte della mia vita. Comunque, in sincerità, non credo avverrà, sono troppo vecchio. In questi anni ho imparato un mestiere, entrare nella vita monastica significherebbe rimettermi a fare il giardiniere o lavorare i campi o cose simili, a quest’età non è facile un cambiamento di questo genere. D’altra parte, già vivo come una sorta di monaco urbano...
      Sto cercando di mettere da parte la mia ansia svuota-fuorgone e andare più piano. Ma quando esci la mattina con 160 stop hai paura di non farcela e allora corri.

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  2. Non che io sia chissà quale gran viveur, anzi, sono sempre stato uno sfigato. Però credo che la sessualità sia un aspetto importante nella vita di un essere umano e infatti non condivido l'atavismo della chiesa nell'insistere col celibato ecclesiastico. Secondo me ci sono tanti bravi diaconi che hanno la fede e la rettezza morale per essere sacerdoti ma non possono esserlo perché hanno preferito sposarsi.

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    1. “Ci sono tanti bravi diaconi che hanno la fede e la rettezza morale per essere sacerdoti”, hai perfettamente ragione e probabilmente un sacerdote sposato potrebbe conservare la rettezza morale di cui parli. Nella prima lettera a Timoteo, che dopo aver accompagnato San Paolo in alcuni viaggi è stato fatto vescovo di Efeso, San Paolo elenca le proprietà del buon vescovo: “Ma bisogna che il vescovo sia irreprensibile, non sposato che una sola volta, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro”, ecc. (1Tim 3, 2-3). La castità è un sacrificio in più, come tutti i sacrifici non va fatto per guadagnare il cielo per se stessi, ma perché ciò che si sacrifica resti a disposizione di altri. (Se c’è una mela sul tavolo e non la mangio ma la lascio lì, non importa che fine fa la mela, anche se finisce nella spazzatura la privazione che ho operato è lasciata a disposizione di Dio, il quale sa come trasformare ciò di cui io mi sono privato in dono per altri).

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  3. Concordo con Socrate!

    Bravo evita il fast food! Che poi se ti viene sonnolenza alla guida è un guaio!

    Non so, se per te è meglio finire presto, non te ne crucciare. Perché magari ti fa peggio stare fuori casa fino alle 19 o 20, anche se prenderesti di più.

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    1. La posizione cristiana, esemplificata in San Francesco, è che (spiegazione mia), dato che Dio dà il pane quotidiano, che spetta a tutti, se uno lo rifiuta, riceve doni che non può rifiutare, quelli spirituali. Dio, infatti, vedendo che non può forzarti a mangiare, agisce dove sa che non puoi resistergli: l’anima.
      Dovrei rileggerlo, il Filebo! È una di quelle cose che faccio un po’ fatica a fare. Nella posizione socratica, più che l’astinenza o la penitenza vince la virtù della temperanza, che è un concetto di medietà e di non eccesso, né da un lato, né dall’altro.

      Sul lavoro continuano a dirmi di rallentare, perché se i responsabili Amazon vedono che una rotta è chiudibile in meno tempo rispetto a quello calcolato dall’algoritmo, il giorno dopo aumentano, su quella rotta, il numero di consegne! Ho sempre detto che non mi interessano i soldi, ma poter avere più tempo libero. Ultimamente però ci sto ripensando. I ritmi a cui vado di solito in ogni caso mi lasciano stremato.

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  4. il fatto che non si possono sposare la dice lunga su tutti i guai che portano matrimonio e figli e come fai convertire poi le anime perse? Meglio il celibato che tanto la fica è più abbondante e meno impegnativa

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    1. Se vogliamo attenerci alla Bibbia, il sesso consentito è quello coniugale, demandato in primis alla riproduzione, in secondis alla costruzione dell’intimità. Un sacerdote sposato che fa sesso non andrebbe contro la Bibbia.

      Convertire un peccatore può farlo anche un peccatore, in primis perché siamo comunque tutti peccatori, in secondis perché come dice Platone la virtù non si può insegnare, quindi l’esempio non serve. Un prete, secondo me, può predicare bene e razzolare male. Il suo dovere è celebrare la messa e spezzare il pane della Sacra Scrittura: “Ti metto davanti la Scrittura e poi vedi tu. Se non fai le cose che Dio ti dice di fare attraverso essa solo perché non le faccio anch’io è un problema tuo”.

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  5. Io temo che quando sarai vecchio ti arrabbiarsi con te stesso per i fiori che non hai colto.

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    1. Come sai, mi importa più il giudizio che viene dall'alto che il giudizio che do io di me stesso. Se capirò che un fiore non colto era volontà di Dio che lo cogliessi, allora sì, sarà rimpianto. Con l'unica donna che mi è stata palesemente messa davanti il tentativo l'ho fatto, è durata sei mesi.

      Altre occasioni, ce ne sarebbe una al momento (mia età) ma lei non mostra interesse verso di me e i tempi sono lunghi.

      Per il resto, ormai mi sono abituato, non ci penso più di tanto.

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  6. Spammato senza speranza..

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  7. Sbalzerebbe in senso "spazzerebbe via".. ma giustamente il tuo è più un simpatico e curioso pour parler.. mi piace l'aura di "monaco urbano", un'alternativa all'isolamento più classico che permette un toccare con mano l'umano e l'umanità..

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    1. Sì, certo, il mio è un pour parler, setaccio idee e pensieri.

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  8. Non so come commentare !! Non so niente del tuo lavoro, io ero una maestra, devi vedere tu come ti senti più tranquillo Magari ti fa più comodo tornare prima e prendere meno ma riposare di più. Fai bene a non mangiare schifezze , mangia sano, buone le barrette energetiche o un pò di cioccolato. Per il resto, sono d'accordo con Socrate !! Ciao e buona settimana.

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    1. Grazie del commento! Sto cercando di aggiustare il tiro per non uscire pazzo ogni giorno. Ciao!

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  9. Giusto: e chi non ama i dolci! Porca miseria, dillo a me, che sono golosissima! :) Comunque, non c'è nulla di sbagliato nel desiderare qualcuno (esserne fisicamente attratti, provarne un desiderio sessuale): un bel guizzo di giovinezza mentale, a tutte le età! ;)

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    1. Eppure mi è capitato più volte di conoscere persone che non amano i dolci.
      L’amore non muore mai, ovunque si trovi un corpo bello o un’anima bella, si è attratti...

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  10. I posti del corpo con la carica batterica maggiore sono la bocca e le mani: da questo punto di vista sono piu' "sozzi" dei genitali.
    Qualcuno potrebbe associare il vizio della gola alla bocca, sulle mani, pero', non ci sono grandi peccati, vizi, da associare ad esse.
    Socraticvamente potremmo dire che i genitali dovrebbero essere usati moderatamente, in una vita mista nella quale altri piaceri/usi sono ottenuti, realizzati per altri vizi, con altre parti del corpo.
    Insomma, il vecchio "avere molti vizi in modo che nessuno prevalga" di Oscar Wilde.

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