L’aberrazione del doppiaggio

Ho visto Dan in real life. Gran bel film. Ho pianto un casino. Steve Carrell è veramente pieno di talento, come attore. Può fare tutto. Non è solo il buffone del film comico o di The office. Incredibile, pensando a Dan in real life e a The office, ad esempio, la versatilità delle parti che ha fatto. Non è da tutti. Lo amo. Mi piace proprio. I suoi silenzi, i tempi che mette tra una parola e l’altra... mi piace la sua voce. Mi piace la sua umiltà, che ovviamente ha dovuto nascondere per il personaggio di The office.

Va visto in lingua originale. Da anni predico il vedere i film in lingua originale, con sottotitoli prima in italiano, poi in inglese. E magari, dopo qualche visione, arrivare a vederli senza sottotitoli. L'arte attoriale americana secondo me è ineguagliata. Tranne da pochissimi europei, che però non so chi sono (Bruno Ganz).
(In realtà ho visto Non sono un assassino e mi sono piaciuti sia la Gerini – che però fa un po’ ridere perché ha il fiato corto, come me – sia Scamarcio).

Steve Carrell lo adoro proprio. Mi dà l’idea di uno fuori dal coro che ha saputo costruirsi un’arte. Non è il successo di un momento, ma si è rivelato duraturo. E nel cinema americano questo non è facile. Sono curioso di vedere Beautiful boy, ma per poter vederlo in lingua originale devo aspettare il dvd. Però ho un amico che vuole vederlo al cinema, quindi mi toccherà subire di nuovo l’aberrazione del doppiaggio.
D'altronde con questo stesso amico ho appena visto X-Men: Dark Phoenix. Per dire che andiamo al cinema giusto per andare, si va fuori a cena accanto a un multisala, poi si guarda il film meno peggio che c'è. Per dire... X-Men: Dark Phoenix! Una vera cacchiata.
Che però mi ha fatto capire, grazie ad alcuni primi piani, quanto la bellezza del viso di Jennifer Lawrence (che non amo come persona, giusto un pochino come attrice) risieda nel naso. Ha un naso davvero fantastico.

Dan in real life. Juliette Binoche, no.
Emily Blunt, miliardi di volte sì.
Emily Blunt fa parte della mia triade di dee del cinema americano. Numero uno, Alexis Bledel. Numero due, Emily Blunt. Numero tre, al momento non ricordo.
Tornando a Dan in real life.
Gia è carina lʼidea del titolo. Il titolo è il titolo della rubrica di Dan. In tale rubrica Dan dà consigli su come vivere. Poi però nel film fa un casino, nel senso che non segue i suoi stessi consigli. Infatti cʼè la battuta: “Somebody hasnʼt been reading his own column”. 

Bellissimo, del film, il senso di famiglia che riesce a trasmettere per tutta la durata. Mi ha meravigliato proprio come sia stato capace di creare questo senso di famiglia e di mantenerlo vivo perfettamente per tutta la durata del film. Non per una scena o due.
Il senso di famiglia in cui è immerso tutto il film, Steve Carrell e il titolo sono le tre cose che rendono Dan in real life una gran bel film.

Tornando a quanto amo Steve Carrell, devo dire che come tutte le persone di genio o di talento che amo, un poʼ lo odio anche. Lo odio perché ce lʼha fatta. Lo odio perché sono un invidiosone, ciò che altri chiamerebbero un rosicone.
Ci sono molte persone di successo che odio per questi motivi. (So di essere una persona orribile). Steve Carrel però un poʼ meno, nel senso che mi sta proprio simpatico e proprio lo amo.

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