Il centro internazionale della calza

Il periodo in cui ho consegnato a Castel Goffredo è stato bello. Mi ha portato a pensare: “Se mi assegnano Castel Goffredo per sempre sono pronto ad arrivare alla pensione in Amazon”. Sono stato un illuso a pensare che l’assegnazione della zona fosse definitiva. Quando consegnavo a Castel Goffredo ero contento perché non dovevo combattere col traffico. L’80% delle consegne era in zone residenziali o in zona industriale, di queste il 20% era in aperta campagna. Avevo solo un 15-20% di consegne in centro storico, ma a Castel Goffredo il centro storico è minimo. Volendo, se proprio non avessi trovato parcheggio sotto casa del cliente, avrei potuto lasciare il furgone nella piazza principale, dove c’erano sempre parcheggi liberi, e andare a piedi in qualsiasi via del centro. Sarebbe stata una soluzione attuabilissima. Non avevo mai più di 10 o 15 consegne in centro. A Castel Goffredo mi trattavano bene. La gente di campagna è affabile. Se si abituano alla tua faccia, ancora di più. Una volta ho avuto una conversazione con un cliente al quale avevo rotto una tazza lanciando il pacco in giardino. Era praticamente l’unico ad avere una rete attaccata al cancellino che non permetteva di infilare le mani nei buchi in basso. La rete arrivava al petto. Bisognava infilare il braccio all’altezza del petto e lasciar cadere il pacco da quell’altezza. Per forza la tazza si era rotta. Mi era venuto vicino, aveva detto: “Ieri mi hanno lanciato il pacco in giardino, si è rotta la tazza, ho dovuto fare il reso”. “Ieri? Uhmmm, c’ero io, sono stato io. Guardi, mi dispiace, è stata proprio colpa mia, non so cosa dire”. “Vabbè, fa niente, ho fatto il reso”. “Scusi ancora!”. Non si è neanche arrabbiato. Le volte successive l’ho sempre trovato in casa. Arrivavo da lui verso le 14,00 perché di mattina facevo il centro e la zona industriale. Lo trovavo sempre che dormiva; usciva dalla sua villetta appena costruita con prato tagliato alla perfezione con gli occhi assonnati e abbagliati dal sole. Per via del fatto che era stato svegliato non era mai contentissimo, ma non era scortese. Nessuno, a Castel Goffredo, è mai stato scortese. Le uniche due erano la proprietaria del bar del centro e la receptionist di una ditta che si chiama Norman. La Norman non è la ditta più grande di Castel Goffredo. Le più grandi sono la Fulgar e la Transfilm. Bisogna tener presente che entrando a Castel Goffredo sotto il cartello con scritto: “Castel Goffredo” c’è la scritta: “Centro internazionale della calza”. Sono tutti calzifici. Molti sono piccoli, a conduzione famigliare. Le ditte che fanno la differenza sono quelle che invece di produrre la calza producono i filati. Queste sono soprattutto la Fulgar, specializzata in filati elasticizzati, e la Norman, che produce i filati per la Uyn, ditta francese di abbigliamento sportivo tecnico con una sede ad Asola, dieci chilometri da Castel Goffredo. La Transfilm, invece, è un corriere; hanno un capannone enorme con una trentina di baie dove attraccano i bilici. La Norman è la ditta di Castel Goffredo con la costruzione più moderna. Un cubo di vetro nero alle spalle del quale è attaccato il capannone. Gli uffici sono minimal. In un grande ambiente bianco dopo le porte a vetro automatiche c’è solo la reception. Peccato che la receptionist, una certa G., è un’idiota di dimensioni stratosferiche. Una ragazza coi capelli nerissimi e la frangia tagliata di netto che non mi ha mai salutato se non con uno: “Sgrunt!”. Al solo pensiero mi sale la rabbia per come si è permessa di trattarmi giorno dopo giorno, ho paura di non riuscire a trasmettere con le parole il suo comportamento e di non far capire quanto in effetti questa donna abbia perpetrato contro di me un torto quotidiano dal quale non mi sono ancora ripreso. Trattato con sufficienza per principio e ignoranza. Una persona a cui non è mai stato insegnato il significato della parola gentilezza. Siccome sei la receptionist della Norman, sei convinta di essere arrivata, di essere al di sopra degli altri. Non ti è mai passato per la mente di chiederti cosa significhi il termine creanza. Il corriere, specialmente quello gentile, siccome sei abituata ai Sikh e agli indiani che ti trattano con altrettanti: “Sgrunt!”, è una persona a prescindere da trattar male, con cui possibilmente non scambiare una singola parola. Non merita attenzione, bisogna continuare, quando arriva lui, a fare ciò che si sta facendo. Non bisogna rispondere ai saluti, ai: “Buongiorno!”, agli: “Arrivederci!”. Dopo un po’ mi ero abituato a entrare, lasciare il pacco sul bancone senza dir niente e andare. Non potevo sopportare una non risposta a un caloroso saluto. Era un affronto troppo grande. Mi sono sempre chiesto come potesse una ditta come la Norman, che ha agganci all’estero – una volta c’era un gruppo di svizzeri in visita con tanto di pass appeso al collo – o che comunque produce articoli d’avanguardia, dotarsi di una receptionist del genere, una paesana piena di sé che non ha imparato a comportarsi. Probabilmente è raccomandata. Nelle altre ditte le receptionist erano, qualsiasi fosse l’età, gentili. Il bello di Castel Goffredo è anche come sono nominate le zone. La zona industriale e una zona residenziale attaccata alla zona industriale (dove abitava il cliente a cui avevo rotto la tazza) sono recenti e hanno vie con nomi di città o nazioni estere. Via Oslo, Copenaghen, Praga, Stoccolma, Lisbona, Svezia, Stati Uniti, Parigi, Vienna, Grecia, ecc. Poi c’è la zona dei musicisti, altra zona residenziale; come mi piaceva consegnare in via Monteverdi, Mozart, Rossini, Ponchielli, Paganini, Grossi, ecc. Lì vicino c’è la zona delle città italiane, Firenze, Trento, Trieste, Venezia, Perugia, Genova, Bolzano, ecc. Naturalmente c’è anche la zona delle regioni, Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia, ecc. Poi c’è un’altra zona di non troppo recente costruzione, ma con le ville ben distanziate, non lontano dal centro; in questa zona c’è anche la villa di Norman Gorgaini, a suo nome arrivavano anche i pacchi alla Norman, per cui, facendo uno più uno... I nomi delle vie sono quelli dei grandi attori e registi italiani, De Sica, Sordi, De Filippo, De Curtis, ecc. Registi danno il nome anche a un’altra zona, da un’altra parte, più nuova e più recente, con le villette tutte ancora in costruzione, Fellini, Antonioni, Rossellini, Leone, ecc. Poi c’è la zona dei cantanti d’opera, Callas, Caruso, Aimaro, Kramer, ecc. Potrei continuare con le zone più antiche, dedicate ai poeti italiani o ai filosofi italiani o agli italiani illustri (Parini, Croce, Garibaldi), ma sono zone già più centrali che non hanno ricevuto una pianificazione regolare come quelle moderne. Verso la campagna mi piacevano la strada Fitzgeralda e la strada Mafalda. E via dicendo.

9 commenti:

  1. ... e speriamo che Giulia non legga questo post.
    O forse l'hai scritto sperando segretamente che lei lo legga? ;-P

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    1. Non credo che Giulia arrivi mai su questo blog. In ogni caso, mi hai ricordato che la mia politica nel caso di persone vere è sempre stata mettere solo l’iniziale. Ho fatto la modifica. Grazie. P.S. Se Giulia arriverà mai su questo blog, spero proprio che impari qualcosa.

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  2. Mi auguro che tu abbia messo nomi di fantasia...

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  3. Si, ma i nomi spero di no!

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    1. Invece... sono ditte realmente esistenti.

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  4. Anonimo2/1/23

    Beh intanto Giulia dal suo comportamento ti ha dato qualcosa,fosse anche un pretesto per scriverci un post:).

    Immagina se ogni lettore si accanisse con questo suo comportamento presuntuoso oppure riempisse righe a tuo favore:)

    Quale il senso ...quale ,quale?Ma ti sto imitando?🤔
    Non dobbiamo sempre schierarci da una parte o dall'altra, nemmeno avere il timore di chiedere spiegazioni né tantomeno vivere come se ci stia bene tutto cioè sopravvivere..
    Se fossi Giulia però mi piacerebbe svelarti perché mi comporto in un modo che non mi fai notare a tempo giusto oppure potrei immedesimarmi io stessa in lei ,in te.."amerai il prossimo tuo come te stesso"

    Buon Anno Filippo

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    1. Hai ragione, Giulia era davvero capace di farmi perdere la pazienza e non l'ho mai davvero perdonata. Anch'io ho le mie colpe nell'essere un corriere che si preoccupa poco del cliente e prima fa meglio è, 'no strings attached'. Forse dovrei pregare per lei. A suo tempo ci ho provato, ma mi faceva troppo innervosire. Ciao e un felice anno anche a te!

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    2. Anonimo2/1/23

      Abbiamo dei limiti umani lo riconosco anche io sai,ma credo che possiamo sempre impegnarci e lavorarci tutti...che non sia questo il ruolo nostro primario in questa esistenza terrena affinché possiamo purificarci dapprima in terra mettendo in discussione anche il nostro operato?...tu lo fai,eccome se lo fai,anche la preghiera ci viene in soccorso,certo che si.Grazie.

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