Alla bisogna

Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano (Mt 6, 19-20)


Da quando sono divenuto frate ho imparato a considerare l’innamoramento alla stregua di un mal di denti. È un’affezione.
Non è giusto equipararlo a un mal di denti perché il mal di denti è una malattia ed è solo negativo, l’innamoramento invece porta con sé tanto di positivo. Dà felicità, voglia di vivere e fare, creatività e ispirazione. Cambia la vita e tira fuori il meglio. Non è certo una cosa da fuggire. L’innamoramento può anche però rendere pazzi. Se osserviamo il comportamento di certi innamorati vediamo che non è buono. Non necessariamente, quindi, l’innamoramento porta cose buone.

All’inizio del dialogo platonico Fedro è data, proprio dal giovane Fedro, una visione negativa dell’innamoramento, portando a esempio i comportamenti di gelosi, possessivi e aggressivi, gente che non riesce più a vivere mancando l’amato. Socrate chiama questo discorso: “salato, come un discorso tra rozzi marinai” e propone una visione dell’innamoramento come portatore di beni. Il discorso definitivo è quello fatto sempre da Socrate in Simposio, dove mostra che Eros è amore del bello (kalòs) e del buono (agathòs) e che quando nasce genera un flusso che va dagli occhi dell’amato agli occhi dell’amante e, rimbalzando, torna indietro creando nell’amato, per l’amante, lo stesso sentimento che l’amante prova per l’amato. Questo flusso mette le ali (come la Redbull): “I mortali lo chiamano Eros alato, gli immortali Pteros, perché fa crescere l’ali” è un verso attribuito ad antichi poeti omeridi.

Perché, allora, lo equiparo al mal di denti? L’innamoramento è apportatore di beni, anche se abbiamo visto, e chiunque può dar testimonianza, che dall’innamoramento sbagliato o vissuto in modo sbagliato possono nascere comportamenti cattivi.

L’innamoramento è fonte di consolazioni. Già solo vedere o ascoltare l’amato è consolazione.

Nella vita consacrata ho imparato abbastanza presto che se non si va a procacciarsele, Dio dà consolazioni a sufficienza col contagocce e col metodo provvidenziale del pane quotidiano, ossia alla bisogna.

La vita consacrata ha la giornata organizzata, scandita dalla preghiera. Ci si alza, si prega, si fa colazione, si va al proprio compito, si prega, si pranza, c’è il tempo libero, si prega, si torna al proprio compito, si va a messa, si prega, si cena, si fa ricreazione, si prega, si va a dormire. Per stare nella volontà di Dio serve stare nei ritmi senza deviare. Ad esempio, non andare in cucina a mangiare quando si dovrebbe occuparsi del proprio compito. O non fare telefonate mentre si sta pregando. Non mi soffermo sul fatto che nella vita di un laico vale lo stesso principio; tutto ciò che si fa stando nell’obbedienza (ai superiori, in certa misura al coniuge) è volontà di Dio.

Ora, per quanto riguarda il contatto umano, è facile vedere che ci sono parecchi momenti in cui si è soli, magari svolgendo il proprio compito o nel tempo libero. Ho notato, quando ero consacrato, che talvolta accadeva di incontrare un confratello in corridoio e ricevere un saluto, un sorriso, o fare il pieno di affetto in oratorio o a ricreazione. Dio sa come dare la consolazione della presenza umana nei tempi stabiliti e alla bisogna.

D’altronde, cos’è innamoramento se non ricevere favori da una persona che piace? Se ci sforziamo di stare con chiunque, come ad esempio, in una comunità, a tavola o a ricreazione, accadrà che con alcuni la compagnia sarà un piacere, con altri occorrerà sforzarsi.

Santa Teresina, ad esempio, era esperta nello stare con consorelle che le risultavano poco congeniali. Una, addirittura, era convinta di essere profondamente amata tanto lei agiva con carità, mentre Teresa aveva scelto di agire così proprio perché si rendeva conto che, a pelle, non la sopportava. È un capitolo famoso di Storia di un’anima:

C’è in comunità una sorella che ha il talento di dispiacermi in tutto: i suoi modi di fare, le sue parole, il suo carattere mi sembravano molto sgradevoli; eppure è una santa religiosa che deve essere molto gradita al Buon Dio, perciò non volevo cedere all’antipatia naturale che provavo, mi sono detta che la carità non doveva consistere nei sentimenti, ma nelle opere, allora mi sono impegnata a fare per questa sorella ciò che avrei fatto per la persona che amo di più. Ogni volta che la incontravo pregavo per lei il Buon Dio, offrendogli tutte le sue virtù e i suoi meriti. Sentivo che questo faceva piacere a Gesù, perché non c’è artista che non ami ricevere lodi per le sue opere e Gesù, l’artista delle anime, è felice quando non ci fermiamo all’apparenza ma penetriamo fino al santuario intimo che egli si è scelto come dimora e ne ammiriamo la bellezza. Non mi limitavo a pregare molto per la sorella che mi suscitava tante lotte, mi sforzavo di farle tutti i favori possibili e quando avevo la tentazione di risponderle in modo sgarbato, mi limitavo a farle il mio più gentile sorriso e mi sforzavo di sviare il discorso, perché è detto nell’Imitazione [di Cristo]: è meglio lasciare ciascuno nella propria opinione che fermarsi a contestare.
Spesso poi, quando non ero in ricreazione (voglio dire durante le ore di lavoro), avendo alcuni rapporti di ufficio con questa sorella, quando le mie lotte erano troppo violente, fuggivo come un disertore. Poiché ella ignorava assolutamente ciò che provavo per lei, mai ha supposto i motivi del mio comportamento e rimane convinta che il suo carattere mi sia simpatico. Un giorno in ricreazione mi disse con espressione contentissima queste parole: “Vorrebbe dirmi, mia Suor Teresa di Gesù Bambino, cosa l’attira tanto verso di me, che ogni volta che mi guarda la vedo sorridere?”. Ah! ciò che mi attirava era Gesù nascosto in fondo alla sua anima... Gesù che rende dolce ciò che c’è di più amaro... Le risposi che sorridevo perché ero contenta di vederla (beninteso non aggiunsi che era dal punto di vista spirituale). (Manoscritto C, 292)

Il principio del pane quotidiano è il principio della Provvidenza. Dio dà alla bisogna. Hai la dispensa piena? Intanto svuota quella, che io vado a dar da mangiare a chi non ha accesso a cibo.

Una volta, quando vivevo in parrocchia, in Ciociaria, arrivò un viandante, un uomo simpatico del bellunese che di mestiere era pastore e che un giorno aveva deciso di mettersi in cammino per l’Italia, l’aveva girata tutta due volte. Bussava alla porta delle case. Ha raccontato che non gli era mai mancato cibo, trovava sempre qualcuno che gli dava un piatto di pasta, pane o altri viveri. Una volta, però, per un paio di giorni non aveva trovato niente e aveva fame. Ha pregato. Girato l’angolo ha trovato in terra 20 euro.

Perché Dio dà solo il pane quotidiano e non, ad esempio, tutto il pane che spetta a una persona nella vita? Per ovvi motivi di stoccaggio. Dove lo metti? Poi andrebbe a male. Lo stesso coi soldi. Preferisce dare il vitalizio che tutto insieme. Ci fa avere di volta in volta ciò di cui abbiamo bisogno. La gestione di un patrimonio è impegnativa. Dio ci solleva da tale incombenza. Ci pensa lui. È il cloud che tiene in caldo le nostre cose, lassù, e le rilascia poco a poco, alla bisogna

25 commenti:

  1. Mi piace l'idea di Dio come cloud. Anche se mi sa che tante volte rilasci tutto a dosi vagamente errate. ;)

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    1. Siamo noi a vederle errate, Dio per definizione non può fare qualcosa di sbagliato.

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  2. Secondo me ci si innamora se si incontra la persona giusta, se si conoscono poche persone, la vedo dura.

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    1. Secondo me non è una questione di percentuali, se si deve incontrarla, si incontra.

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  3. Io non sarei in grado di fare come Santa Teresa. Inoltre: in certi casi, ritengo sia sbagliato.
    Se io non approvo i metodi o i modi di una persona, o svicolo o glielo faccio sapere, ma mai mi metterei a sorridere.
    Tipo: se facessi così con i miei figli, come verrebbero educati? Cosa capirebbero di quello che penso?
    Ma forse è per questo che io sono io e non Santa Teresa :)

    Riguardo l'innamoramento: concordo con Socrate.
    Non è malattia, anzi tira fuori il meglio e fa funzionare meglio la persona. Ma può trasformarsi in ossessione e generare gelosia e tutte le peggiori conseguenze.
    L'innamoramento è diverso dall'amore.

    Scorrelato a tutto: il concerto? Com'era? Era come te lo immaginavi?
    Buona domenica!

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    1. Carità è anche essere sinceri e dire le cose. Se una persona sbaglia è giusto dirlo. Nell'educazione questo è ovvio. Nel caso di Santa Teresina non si tratta di peccati ma di difetti. Se uno nasce zoppo o si ammala non ha senso dire: "sei zoppo" o "sei malato" come fosse una colpa. In tal caso carità è sopportare.

      Il concerto è stato bellissimo. Leggermente diverso da come l'aspettavo, ad esempio aspettavo interpretazioni diverse da ciò che avevo già ascoltato, invece erano identiche, Mitsuko Uchida dal 1986 si è conservata perfettamente invariata. Inoltre ero sul retro della platea e il volume era bassino... anche perché la Mahler Chamber Orchestra è piccola... abituato alla cancellazione del rumore e al volume che consente l'ascolto nel dettaglio con gli auricolari, sono stato un po' deluso. Lei però è davvero un talento portato alle estreme conseguenze, pur essendo uno scricciolo di donna è un gigante!
      Riassumendo, non sarei potuto non andare ed è stata una gran serata. Ma l'evento musicale in quanto orpello secondo me può anche rovinare la purezza del rapporto tra orecchio e musica...

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  4. Il concetto lo conosco, però credo che invece sia giusto impegnarsi a "rischiare" i propri sentimenti, a costruire qualcosa anche se implica ore di lavoro, responsabilità e inevitabili preoccupazioni. Penso che uno stile di vita come quello del signore bellunese che dici possa andare bene solo per chi ha un'ispirazione naturale a farlo, per altre persone vivere in quel modo sarebbe un incubo.

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    1. Sicuramente pochi sono adatti allo stile di vita dell'elemosina. Ho usato il bellunese come esempio per dire che il meccanismo della Provvidenza è agire all'ultimo, quando proprio c'è bisogno.

      Per quanto riguarda l'innamoramento, se ho capito intendi che è una cosa positiva, in cui investire. Se uno vuole farsi una famiglia lo penso anch'io, meglio rischiare con una persona di cui si è innamorati che con una di cui non lo si è, altrimenti "ore di lavoro, responsabilità e preoccupazioni" si moltiplicano.

      Dico però che, primo, spesso un innamoramento non è il criterio migliore per scegliere il partner della vita, secondo, anche a una persona sposata, in qualsiasi momento, può capitare un innamoramento, in tal caso va trattato per ciò che è, un'affezione, senza dargli troppa importanza.

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  5. L' innamoramento me lo sono trovato davanti come esempio studiando Teologia Fondamentale, nel senso di distinguere fra ciò che è storici è ciò che è reale... 2 innamorati mostrano a chi li guarda tutta una serie di festi affettuosi che soni lo "storico", il visibile... ma il mistero del loro rapporto va oltre ciò in qualcosa che è più ampio, il "reale"... Tradotto su Gesù vuol dire distinguere fra le cose che faceva, come i miracoli, e il significato ulteriore...
    Molto bello il passo di Santa Teresa, ciao 🙋‍♂️

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    1. Interessante questo paragone con l’innamoramento per distinguere tra storico e reale. I padri della Chiesa hanno insegnato che ci sono diversi livelli di lettura della Sacra Scrittura, alcuni sono andati proprio nello specifico distinguendo mi pare quattro livelli. Al momento ricordo solo quello letterale e quello allegorico, ma la questione è un po’ più complessa. Non so se ti è già capitato di incontrare questi argomenti.
      Ciao!

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    2. Certamente, argomento già toccato 😃
      Dici bene, i livelli sono 4... il primo a parlarne, Origene, ne aveva individuati 3: letterale, allegorico e morale... In seguito un certo Agostino di Danimarca (da non confondere con il più celebre Agostino d'Ippona) aggiungerà un quarto livello "anagogico" 🙋‍♂️

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  6. *ovviamente "gesti", non "festi"...

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  7. cosa ne sapevano sull'innammoramento i filosofi, gli acculturati sino alla fine del 1800?
    La gente mediamente viveva 50 anni ed i maschi se n'annaveno molto prima, pensa tu a quer porello de Alessandro er magno e le fimmene restaveno in vita ad accudire alla decina de fiji orfani, èh sì, l'accoppiamento avveniva per tutta la durata della convivenza.
    Oggi le fimmine soffreno, i loro uomini, liberatisi dalla frenesia dell'accoppiamento campano, troppo, anzi i più stronzi restano persino vedovi e per un quarto della vita in comune saran altri parametri a legare la coppia

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    1. Per secoli gli accoppiamenti sono stati basati sull’innamoramento solo sporadicamente, hai ragione, perlopiù veniva assegnato un compagno e quello bisognava tenersi per la vita e guai a commettere adulterio! Anche perché innamoramenti, secondo me, nella vita, anche fugaci, soft, ce n’è più d’uno...
      Non credo che la scelta da parte della famiglia sia una valida alternativa, però per restare a Platone (Teeteto) ai suoi tempi le ostetriche, come l’agricoltore conosce quale seme va in quale terreno per ottenere il miglior risultato, avevano anche il ruolo di consigliare chi andava bene con chi...

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  8. La storia di Santa Teresina è molto emblematica di un atteggiamento che provo ad avere, sebbene con molta difficoltà, verso le persone che vedo pochissimo affini a me. Le motivazioni della santa sono ,però, più elevate: lei vede Gesù dentro le persone, io provo a fare la volontà di Dio amando il mio prossimo. Non ho alcun dubbio che Dio ci accontenti in base ai nostri bisogni, ne ho avuto tante volte la riprova e in questo rapporto uomo/Dio io mi sento una privilegiata. Prego che anche chi non avverte la sua presenza viva possa un giorno trovarsi a guardare in alto e ringraziarlo. Prego affinché il privilegio si estenda a tutti.

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    1. Sopportare pazientemente le persone moleste è la sesta opera di misericordia spirituale. Santa Teresina ne dà una visione approfondita, come dire, la sua intuizione aiuta ad amare ciò che Dio ama nella singola persona. In effetti ogni persona è tempio di Dio.
      È vero, chi nasce in una famiglia credente è privilegiato. Io mi sento una sorta di miracolato perché Dio è entrato nella mia vita, come dico sempre, ‘dall’alto’, non per interposta persona, ispirandomi direttamente di iniziare a credere e pregare. È un dono grande per cui non smetto mai anch’io di ringraziare.

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  9. L'innamoramento è tante cose.
    Ma affinché siano buone, per la maggior parte, ha bisogno di corrispondenza.
    Altrimenti il dolore può superare di gran lunga i benefici.
    Buona serata.

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    1. Secondo me il vero innamorato si accontenta di amare anche se non c’è corrispondenza. Naturalmente non smette di sperare nella corrispondenza. Ci sono persone che amano per tutta la vita senza che nessuno lo sappia. È vero, è un gran dolore, ci si può anche ammalare e morire per esso, finché uno ce la fa...

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  10. Su Dio che "non può sbagliare" esce un post stamattina.. ;)

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  11. Io non sono Santa Teresina, però, devo dire che , bene o male, riesco ad accettare tutti e mi sforzo di essere gentile con tutti. Anche se , a volte, non è proprio il caso perchè poi la paghi. In quanto all'innamoramento, è un'altra faccenda !! Una persona va scelta con cura, in questo caso, deve scattare quel qualche cosa che ci fa dire che, tra tutte, quella è la persona della quale mi fido cecamente, che mi fa stare bene...un conto è un'amicizia, che poi ognuno torna a casa propria, ma per decidere di vivere con una persona , non è semplice, non sei più libero ma questa mancanza di libertà totale va a favore di un domani che si è certi di voler costruire insieme. Se non c'è corrispondenza, prima o poi, finisce tutto !! Ciao Filippo.

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    1. Sono convinto che la tendenza naturale a sforzarsi per accettare tutti ed essere gentili con tutti derivi dalle radici cristiane che hanno formato la nostra cultura. Invito a non dire: “a volta non è proprio il caso perché poi la paghi”. È come chi dice: “Sì, è giusto fare il bene, ma non troppo perché poi se ne approfittano”. Gesù dice: “E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due” (Mt 5, 41). A volte prendere la croce significa proprio lasciare che se ne approfittino e si prendano il braccio quando si voleva dare solo il dito.
      Per quanto riguarda l’innamoramento, concordo con te, è necessario ci sia “corrispondenza” iniziale, io la chiamo “complicità”.

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    2. Complicità è la parola esatta ! Ciaoo

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  12. Parli male dell'innamoramento perché ne hai avuto una cattiva esperienza. Eppure lo ricerchi, ma lo disprezzi, come la volpe che non riesce a raggiungere l'uva.
    Tutte le cose possono essere cattive, anche le migliori. Per fare un esempio chiaro a te (e non a chi è ateo ad esempio) in nome della religione si sono commesse sicuramente molte più stragi e barbarie che in nome dell'amore o dell'innamoramento che sia.

    In quanto al pastore bellunese era sicuramente una simpatica persona e questo gli consentiva di campare di carità, ma..
    1. Non tutti sono così simpatici e molti accattoni che popolano le nostre città faticano a sopravvivere e vivono una vita misera e davvero indegna di un essere umano.
    2. Qualcuno può vivere di elemosina solo a patto che molti altri lavorino per due in modo da poterne mantenere altri.

    La storia di Teresina mi sembra abbastanza schizofrenica, ma più di tutto mi immagino la povera suora che le stava antipatica che anni dopo legge le sue memorie e scopre di essere una persona detestabile (e lo scoprono anche tutte le altre consorelle in una specie di versione ante litteram dello sputtanamento a mezzo web). Suppongo che in effetti la pocera suora sia morta senza leggere le memorie di Teresina e lo abbia scoperto solo nell'aldilà che le stava sulle scatole...!

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    1. Ciao Marianna, “in nome dell'amore o dell’innamoramento che sia” la gente litiga ogni giorno, per gelosia si commettono i più grandi delitti, come esempio ricordo la guerra di Troia.

      Alcuni tra i più grandi santi hanno vissuto di elemosina. La vita spirituale e la vita materiale hanno un rapporto inversamente proporzionale. Più ti privi di una, più aumenta l’altra.
      Sì, scegliere di lasciare tutto è una forma di ingiustizia, laddove giustizia è “a ciascuno il suo”. Lasciare ciò che si ha è commettere ingiustizia. Solo che invece di prendere (rubare), si dà. È un’ingiustizia buona. È l’unico modo per aggiustare l’ingiustizia endemica della realtà materiale, fisica (la terra), laddove chiamo realtà non materiale e non fisica il cielo, che è dove regna la giustizia e tutto funziona perfettamente.

      Dal poco che so delle discipline psicologiche, penso di poter dire che la schizofrenia è proprio un'altro pianeta rispetto ai pensieri totalmente ancorati alla realtà di Santa Teresina.
      Secondo me le suore che hanno letto il libro post mortem si sono trovate edificate. “Stare sulle scatole” a qualcuno non è colpa, è difetto. Non scelgo io chi mi piace e chi non mi piace a pelle. Scoprire che qualcuno si è sforzato di sopportarmi nonostante i miei disturbanti difetti e mi abbia amato incondizionatamente, come fa Dio, è una notizia bellissima! Santa Teresina è proprio una grande santa! E ha scoperto queste cose prima dei 20 anni.

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