I due modi di parlare

C’è un modo di parlare che asciuga chi ascolta. Certe persone hanno prevalentemente questo modo e sono chiamate: “Asciugoni”. Credo che il problema di questo modo di parlare sia che si parla di tutto tranne di ciò si cui si dovrebbe parlare.

L’asciugone parla a nastro e lascia chi lo ha ascoltato esausto. Gli argomenti spaziano, si va dal me al te alle notizie. Tutto può essere usato da chi asciuga pur di evitare di parlare di ciò che conta.

La cosa interessante è che l’asciugone riesce a parlare intere mezz’ore di sé senza mai parlare di sé. È un girare attorno all’isolotto senza lambirlo mai.

Quando qualcuno si apre realmente su ciò che conta, quando parla realmente dei propri problemi o di ciò che pensa dell’altro, quando, invece di evitare gli argomenti che contano, li affronta, ciò che dice diviene subito interessante, ricco di significato e addirittura curativo, guaritivo per l’ascoltatore.

A un certo punto della vita ho capito che non bisogna evitare di ascoltare chi parla di sé, ciò che è da evitare è farsi asciugare. La maggior parte delle persone è in atteggiamento difensivo quando ti stordisce di parole, è troppo stanca per affrontare problemi seri o almeno crede di esserlo, perché affrontare un problema serio sì, è difficile, ma lascia alleggeriti, non stanchi e asciugati. 

È mia convizione che è un dono quando una persona si apre. Non è facile ottenerlo. Se una persona ci asciuga significa che ha paura di aprirsi con noi. Allora si parla di tutt’altro o si parla di cose importanti in modo superficiale, sfiorando solo, girando attorno. Occorre fare i primi passi. Occorre aprirsi un po’ noi per primi, sacrificare noi l’agnello grasso, confessare qualcosa di sé, allora si otterrà apertura e sincerità.

Parlare un po’ di sé con sincerità, fare qualche domanda mirata cercando un varco, questi sono gli strumenti per evitare il discorso asciugatorio. Il discorso asciugatorio non serve a nessuno, né a chi ascolta né a chi parla. Evitare sempre di stare nella superficialità, lo small talk serve solo da convenevole, cornice per iniziare e finire, conversazione di contatto. Ma non si può parlare solo del niente.

Uno deve arrivare a parlare di ciò che ha nel profondo del cuore. Se trova qualcuno che glielo permette ha trovato un tesoro. Purtroppo oggi bisogna rivolgersi a professionisti per potersi aprire, ciò che inficia la naturalità della relazione e dunque la bontà della conversazione.

17 commenti:

  1. Ho pensato subito al Dizionario Teologico Asciugatorio.. migliaia di pagine accartocciate astrusamente su se stesse. E tornando a temi più terreni..anche sta moda del "professionista", del tecnico dell'ascolto, di quello che c'avrebbe in più l'autorevolezza rispetto all'amico che ti ascolta.. fa un po' ride.. ce ne diciamo più chiare e tonde sul blog, e praticamente aggratis..

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    1. È vero ciò che dice San Giovanni della Croce: “Dal momento in cui ci ha donato il Figlio suo, che è la sua unica e definitiva Parola, ci ha detto tutto in una sola volta in questa sola Parola e non ha più nulla da dire. [...] Infatti quello che un giorno diceva parzialmente ai profeti, ce l'ha detto tutto nel suo Figlio, donandoci questo tutto che è il suo Figlio. Perciò chi volesse ancora interrogare il Signore e chiedergli visioni o rivelazioni, non solo commetterebbe una stoltezza, ma offenderebbe Dio, perché non fissa il suo sguardo unicamente in Cristo e va cercando cose diverse o novità al di fuori di lui” (Salita del monte Carmelo, 2, 22, 3-5). Detto ciò, San Paolo esorta: “finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio” (Ef 4, 13)... perciò fa parte della vita del cristiano la ruminatio della Parola e la ricerca teologica, da sottoporre, eventualmente, all’autorità.

      Secondo me ci sono cose che si possono dire solo a un professionista, che ha il segreto confessionale. Però ad esempio ho un amico che mi racconta le cose che ha raccontato alla psichiatra, tali e quali, e mi riferisce come ha reagito la psichiatra.

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  2. La prima parte è vagamente asciugatoria.. se tutto è nel Figlio, che devo rumina'?

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    1. Ruminatio è un modo per dire fare meditazione sulla sua Parola, che è tutta la Bibbia.

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  3. il "mio" prete nell' omelia di oggi, basata sul Vangelo di Marco che parla del Giovanni Battista, ha detto che bisogna richiamare il concetto ebraico di deserto quale "assenza di parole"... In effetti quello che percepisco solitamente fra le persone è un voler dire tanto ma saper ascoltare poco... Sarebbe bello riempirsi di grazia da poter poi trasmettere agli altri, invece di noiose questioni quotidiane... 🙏

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    1. Sì, io avrei detto che il deserto è in generale il luogo dell’assenza di molte cose, cibo, vestiti, persone e anche parole. Diciamo che come il medico fa far digiuno perché il corpo possa assimilare meglio la medicina, così la Parola può essere compresa meglio dove non c’è clamore. L’Immacolata, assimilabile al precursore in quanto regina di tutti i santi e profeti, è maestra di silenzio e meditazione, “donna del deserto” interiore, deserto da ciò che è inutile e dannoso.

      Socrate, nel Fedro, mi pare, dice che per quanto riguarda i discorsi non è come per, ad esempio, andare a comprare un liquido da un commerciante, dove vedi i vasi e c’è differenza tra il momento dell’acquisto e quello della consumazione. Le parole basta sentirle e sono già dentro di noi. È un pericolo esporsi a qualsiasi discorso, i discorsi sono persuasivi anche se non ce ne accorgiamo, lavorano in noi...

      È vero ciò che dici, è meglio trovare il modo per attirare la grazia in modo da poterla donare. Credo che questo modo sia la preghiera (ma anche la vita santa, donata), davanti a Dio diciamo le cose essenziali e solo davanti a lui, come neanche davanti a noi stessi, siamo veritieri.

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  4. sarebbe consolatorio per NOI del partito degli under 70.000, sapere che ci può essere un rimedio anche agli asciugoni, però tu non devi generalizzare, perchè al mondo non siamo mica tutti geometri che visto un problema pensiamo a come risolverlo in maniera definitiva, ma ci sono pure gli architetti e questi per nostra sventura sono tutti caporioni, perchè con i loro modi hanno saputo bene come diventarlo.
    il mio amico architetto mi ha mostrato la pensilina che ha scelto per riparare un terrazzino dalla pioggia e che ha una sporgenza massima di 1, 26 mt quando il terrazzino è largo 1, 32 bellissima, in vetro e belle intelaiature, bocciando la mia proposta di pensilina sporgente 1,50 mt ma in policarbonato leggero ed al costo del 50% di meno.
    Gli architetti sono più apprezzati, sanno come conquistarsi i bobboli immaginifici

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    1. Imparerò a rispettare di più i geometri. I bobboli, è vero, sono facilmente conquistabili, creduloni e dalla composizione ideologica fluttuante, colpa anche della stampa opinionistica che dice tutto e il contrario di tutto. Meglio la stampa anglosassone.

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  5. In effetti penso anch'io che il boom della gente che va dallo psicologo nasca dalla necessità di poter parlare liberamente con qualcuno di tutte quelle cose da evitare con gli altri perché si ha paura che poi facciano pettegolezzi o non capiscano realmente ciò che gli è stato rivelato.

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    1. Secondo me un amico vero è in grado di ascoltare tutto senza spettegolare o scandalizzarsi. Ribadisco che se uno parlasse davvero delle cose che contano avrebbe un pubblico attento e rispettoso.

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  6. È un periodo che osservo persone che monopolizzano la conversazione e mi dà molto fastidio.

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    1. Bisognerebbe ristudiare le massime conversazionali di Grice.

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  7. Io, spesso, ho quasi paura di aprirmi totalmente con qualcuno! Ho paura di annoiare con le mie paranoie, di far preoccupare l'altro! Ed io detesto che la gente si preoccupi per colpa mia! Ma apprezzo tantissimo quando qualcuno prova a crearmi una zona di comfort per farmi aprire.

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    1. Tentar non nuoce, tastando prima il terreno... se la persona si annoia lo capirai... se trovi la persona che te lo permette hai trovato un amico...

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  8. Già, a trovarle persone così! Potenzialmente siamo tutti in grado di accogliere l'altro, nel senso di saperlo ascoltare, come noi potenzialmente saremmo in grado di lasciarci andare con la persona di cui ci fidiamo, ma forse non è tanto un problema di fiducia quanto di senso di agio o disagio: cioè io mi apro se non provo disagio a farlo e non è facile, perché basta una parola, un atteggiamento, la reazione a qualcosa e mi parte il misuratore di empatia. Sono esigente e lo ammetto, conto più le volte che asciugo e mi faccio asciugare che quelle in cui scavo in profondità. Mi capitava in passato, ora mi abbandono meno. Quelle rare volte in cui ho affrontato argomenti importanti con le persone con cui ritenevo di poterlo fare mi sono pentita amaramente. E io sono una che delle esperienze fa tesoro.

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  9. A un certo punto della vita ho capito che bisogna evitare di ascoltare parole inutili, inquinanti vacue, superflue.
    Oltre al digiuno è buona cosa il silenzio.
    Aiuta anche gli incapaci di controllo degli sfinteri orali a trattenere la loro peristalsi verbale.
    Trad: stai zitto invece di inondare di cazzate il prossimo.
    Filippo, siete troppo buono e abnegante: gli asciugatori mandateli a quel paese!

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    1. Certo, se non ho tempo li evito, ma se ho tempo cerco di ascoltarli davvero, non come vogliono loro.

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