Era circa lʼora decima

Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco lʼagnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. (Gv 1, 35-39).
“Erano circa le quattro del pomeriggio”. “ωρα ην ως δεκατη”. Letteralmente: “Era circa lʼora decima”. Chissà cosa vuol dire... Di sicuro è significativo, come  tutte le parole del Vangelo. Secondo me è unʼindicazione che aiuta capire dove abitava e dimorava il Signore. Ma si accettano suggerimenti.

A me di questa pericope colpiscono tre versetti. “Ecco lʼagnello di Dio”, “seguirono Gesù”, “videro dove egli dimorava”.

Questi tre versetti per me hanno funzionato al contrario.
Da sempre ho innanzitutto cercato il Padre. Ho voluto conoscere il Padre. Poi ho incontrato il Padre e la sua bontà. Il giorno in cui ho creduto al suo perdono – al perdono di qualsiasi peccato – sono diventato credente. Lo ricordo ancora. Era notte e piansi. 
Da lì il Padre mi ha chiesto di conoscere Gesù. Ma io volevo conoscere la sua sapienza. Quindi ho chiesto: “Chi sei?”, “Dove dimori?”. E la scoperta scioccante è stata quella che lui è lʼAgnello di Dio, cioè colui che è stato mandato sulla terra a prendere su di sé il peccato del mondo. La Croce è ciò che mi ha manifestato e rivelato Gesù più di ogni insegnamento, più di ogni miracolo.
Come il centurione sotto la Croce ho detto: “Costui è davvero figlio di Dio”.

Da ciò è iniziata la sequela. Dal vedere che Gesù è un Dio che si sacrifica, che muore per noi, che dà se stesso per gli uomini, che dà tutto se stesso per gli uomini.
È stato da qui che ho iniziato la sequela. Il mio seguire Gesù è iniziato dopo averlo visto sulla Croce. Nemmeno dallʼaver scoperto che alla Croce segue la Risurrezione. Ma proprio vedere cosa Gesù ha fatto con la Passione.

Signore Gesù, grazie. Non ho creduto a te fino a quando non ho visto come sei morto.
Mi sento proprio come il Filippo del Vangelo, che innanzitutto cercava il Padre. E ancora ti chiede: “Mostraci il Padre”. Tu però lo incalzi e inviti a fissare lo sguardo su di te perché: “Chi ha visto me ha visto il Padre” (Gv 14, 9).

Questo è un momento in cui Gesù innanzitutto si fa conoscere dai discepoli. Gli fa vedere chi è, dove dimora. I discepoli erano persone preparate. I discepoli vogliono vedere. “Dove dimori?” ha anche un significato spirituale, mistico. Ciò che Gesù mostra loro, in quella situazione, non è sicuramente solo la sua abitazione, ma qualche insegnamento, dove dimora a livello sapienziale. Gesù agli apostoli rivelava, da parte, sempre più di quanto rivelava alle masse.
E la sapienza è sempre accompagnata alla Croce. Come dire: “Abito qui, dimoro qui. Ma guardate cosa significa dimorare qui, guardate quanto costa”.
La cosa bella è che in questa situazione Gesù fa capire ai discepoli che è il Messia, fa capire loro questo, ma allo stesso tempo gli fa vedere che la sua dimora è umile, che lui non è un Messia facile da vedere, non è lampante la sua messianicità.
Ciò che mi colpisce grandemente di questi passi è lʼumiltà degli ambienti, del modo di vita. Questo è ciò che Gesù fa vedere loro. Fa capire loro che è il Messia, ma allo stesso tempo fa vedere loro che non è il tipo di Messia che aspettavano.

Signore, aiutami a non essere come Filippo che vuole solo vedere il Padre ed è mosso da una sete di conoscenza. Ma insegnami a capire che per arrivare al Padre bisogna passare attraverso te, insegnami la tua sequela, insegnami a morire per lʼumanità.

Mentre formulavo questʼultima preghiera mi è venuto da piangere perché ho capito che il Signore mi ha insegnato che la strada della santificazione è la strada della sofferenza. E non era un pianto di tristezza.

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