Giorno libero

A ovest della città lombarda di *** cʼè il monte S. Rosa, coperto a bosco tranne il versante ovest coperto di vigneti. In cima cʼè un masso dal quale si vede tutta la città. Ai piedi, a est cʼè la città (quartiere S. Rosa), e a ovest, finiti i vigneti, ci sono campi coltivati. Cʼè una strada sterrata che gira tuttʼintorno, e sentieri che permettono di scalarlo. È perfetto per chi vuole camminare, correre o andare in bici.
Quel giorno Simone aveva il giorno libero dal lavoro, prese la macchina per andare a fare una camminata attorno al monte S. Rosa. Dalla macchina, era quasi arrivato, su un marciapiede vide camminare due adolescenti di colore. Uno era vestito come un giocatore di basket, col completo pantaloncini-canottiera. Lʼamico con cui camminava invece si sarebbe detto che era vestito da giocatore di golf, maglietta polo infilata nei calzoni; ovviamente non lʼaveva fatto apposta, non era vestito alla moda, aveva semplicemente preso alcuni vestiti e li aveva indossati, però in contrasto col ragazzo vestito da giocatore di basket sembrava un golfista. Il ragazzo vestito da giocatore di basket si vedeva che ci teneva a far vedere che apparteneva a una certa cultura, sono nero e i neri giocano a basket. Simone malignò dentro sé: “Secondo me non sa nemmeno giocare bene. In Italia non è come in America, dove anche se non sei nessuno ma hai talento puoi arrivare ai massimi livelli. Poveretto, i suoi vestiti gridano bisogno di senso di appartenenza! Ma sicuramente è troppo povero per entrare in una squadra!”.
Arrivato al monte S. Rosa, Simone si mise in cammino sulla strada sterrata. Presto si trovò a camminare alle spalle di due amiche cinquantenni con una bambina. La bambina era certamente la nipote di una delle due signore. Si vedeva che erano parenti perché da dietro erano uguali. Erano culone tutte e due, da sotto il seno a sotto la vita sembravano due vasi di terracotta rovesciati. Naturalmente Simone non aveva nessun diritto di giudicare, dato che era sovrappeso. Lo colpì però la forma identica di due persone di età così differente. Lʼamica si vedeva che era unʼamica. Con loro cʼera un cagnolino batuffoloso di colore grigio scuro.
Appena il cagnolino batuffoloso vide Simone, si mise ad abbaiare. Le donne gli dissero di stare buono, ma quello partì in direzione di Simone. Simone, convinto che volesse morderlo, si preparò, si mise in posizione e, non appena il cagnolino fu a portata, partì con un calcio. Siccome aveva preso bene le misure, colpì in pieno il cane. Il cane fece un ampio volo e finì nel fosso che costeggiava la strada. Nel fosso cʼera lʼacqua, quindi il cane finì direttamente nellʼacqua.
Una delle due donne urlò contro Simone: “Cosa hai fatto? Disgraziato! Non cʼera bisogno di dargli un calcio! Non ti avrebbe morso!”.
Il cane guaiva e cercava di arrampicarsi, ma non riusciva perché il fosso era troppo ripido. Saliva un pezzo e ricadeva in acqua.
La bambina parlava al cane: “Pretty! Pretty! Arrampicati, dai! Zia, Pretty non ce la fa a salire!”. Poi, rivolta a Simone: “Tu sei un mostro!”.
“Guarda che a me è sembrato proprio che stesse per mordermi, altrimenti non gli avrei dato un calcio! I cani si tengono al guinzaglio!”.
E la zia: “Come minimo adesso vai tu a prenderlo! Io in quel fosso così profondo non posso andarci, come faccio a risalire! Tocca a te! Tu lʼhai fatto cadere lì, tu lo vai a riprendere! Potrebbe anche essersi rotto qualcosa, bisogna portarlo dal veterinario! Ti faccio causa!”.
“Sono io che faccio causa a lei! I cani vanno tenuti al guinzaglio! E infatti stava per mordermi”.
“Cosʼè, hai paura di un cagnettino così piccolo? Sei proprio un deficiente! Pretty! Pretty! Vieni su, dai! Dai, che ce la fai! Vieni, Pretty! Dai!”.
“Non posso andare giù nel fosso”, disse Simone, “mi bagno tutto... e se mi morde? Pretty, dai, vieni su, dai che ce la fai! Pretty! Pretty!”.
Alle spalle del gruppetto arrivarono i due adolescenti di colore che Simone aveva visto per strada. Quello vestito da giocatore di basket vide il cane nel fosso e subito scese senza preoccuparsi di nulla. Finì coi piedi nellʼacqua. Prese il cane e, col gesto atletico del giocatore di basket, ossia reggendolo con una mano sul lato e spingedolo da sotto con lʼaltra mano, lo lanciò verso il gruppetto di persone.
Il cane Pretty atterrò ai piedi della bambina, la quale si schifò dal fatto che era tutto bagnato e si rifiutò di prenderlo in braccio. Lo prese in braccio la zia. “Adesso lo portiamo dal veterinario!”, disse.
Simone moriva dʼinvidia per il senso altruistico dimostrato dal ragazzo di colore sul quale poco prima aveva internamente malignato. Aveva anche dimostrato una certa destrezza nei tiri, anche se aveva tirato un cane e non aveva dovuto fare centro in nessun canestro.
Le donne se ne andarono portando via il cane. Simone rimase a guardare il ragazzo di colore vestito da golfista che aiutava, porgendogli il braccio, lʼamico vestito da giocatore di basket a uscire dal fosso.
La brutta figura lʼaveva fatta lui, il giovane italiano.

Questo voleva essere un racconto comico su un ragazzo di colore vestito da basket che non sa giocare a basket, ma che si veste così solo per senso di appartenenza e per farsi vedere. Chi ha scritto evidentemente non è stato in grado di scrivere il racconto che avrebbe voluto scrivere, ma solo questa pagliacciata su un cane salvato dalle acque con un gesto baskettistico.
Alcuni di noi amano talmente tanto lʼidea di essere scrittori che scrivono di qualsiasi cosa pur di scrivere, e accettano di essere cattivi scrittori pur di potere continuare a farlo.
Evidentemente queste persone sono troppo pigre per perseguire la loro passione o sono troppo stanche.

2 commenti:

  1. negli USA pure i cinesi dopo 2 generazioni possono giocare a pallacanestro, è tutta questione di alimentazione.
    I negri sono alti perché nelle foreste mangiavano tanta carne e poi si scannavano fra tribù mentre i cinesi a spaccarsi la schiena sui campi di riso per mangiarne un pugnetto la sera e poi farsi una bella trombata per mantenere alto il numero delle nascite e senza litigare per ammazzarsi tra loro

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