Viver bene

Mi è sempre stato impossibile capire quelli che vivono bene e compiono il bene ma sono atei. Quale motivazione si può avere per compiere il bene? La paura della prigione? L’insegnamento dei genitori?

La morale, se non si ha Dio, è l’al di là del bene e del male nietzschano. C’è un racconto di Mark Twain che s’intitola A proposito del recente festival del delitto nel Connecticut che parla di un uomo che di colpo riesce a vedere la propria coscienza personificata, la uccide strangolandola e da quel giorno è libero di compiere qualsiasi azione, da cui il titolo.

Ho conosciuto psicologi ed educatori atei. La loro missione è fare del bene, aiutare le persone a star meglio, portare benessere, felicità. Quale può essere la definizione di felicità se non stare bene?

Una volta riconosciuto che il bene è l’obiettivo, cosa ci vuole a idolatrare il bene e riconoscere quindi che il bene stesso è Dio? Quale fatica ci può essere nel riconoscere che il bene stesso è ciò che ha creato tutte le cose? Il bene ha creato l’universo intero e ha dato all’uomo sete di lui. L’uomo vuole il bene e cerca costantemente il bene perché il bene ha creato l’uomo a sua immagine.

“Bene” non è solo una parola vuota, rappresenta qualcosa. Le persone che vivono bene fanno del bene il proprio Dio. È inevitabile pensarla così. Perché, altrimenti, vivere bene? Se si cerca il bene significa che si mette il bene al di sopra di ogni altra cosa. E cos’è quella cosa che è al di sopra di ogni altra cosa se non Dio? Quale può essere la difficoltà nel chiamare il bene: “Dio”? È ciò che idolatri, che metti al primo posto. Ma l’ente al primo posto è Dio. Quindi: “bene” e “Dio” s’equivalgono.

Tutte le cose hanno un principio, un inizio, un’origine, come vogliamo chiamarlo. Il principio non ha principio, altrimenti non sarebbe un principio. Il principio dunque non è nato, è dall’eternità. Essendo dall’eternità, è eterno.

Se consideriamo che il bene è prima di tutte le cose – a questo siamo giunti dicendo che lo consideriamo Dio – come possiamo non dire anche che ha creato tutte le cose? Se è prima, è principio, se è principio, è origine, se è origine, è creatore, generatore.

Davvero, non riesco a capire dove le persone che vivono bene trovano la forza.

Una spiegazione che mi sono dato è questa. Certe persone hanno buona natura. Sono portate per natura a non violare le leggi – forse grazie a un forte super-io, cioè a una forte educazione, che li sgrida interiormente quando vanno contro l’ordine costituito –, amano gli altri e tendono a far loro bene. Conosco alcune persone così. Ma io non sono così. Ho una patologia psicologica che mi porta a vedere tutto nero e a non amare la vita. Sono pieno di difetti (senza colpa) e di peccati (colpa), non ho buona natura, perciò tendo a vedere negli altri sempre il male. Tutto mi dà fastidio, nel mondo e nelle persone. Questo, come natura.

Se Dio non fosse entrato in me dicendo che bisogna amare e praticare le sue leggi, se qualcuno non mi avesse messo davanti il Vangelo e insegnato come praticarlo non avrei la tendenza naturale a trattare le persone bene, a conviverci. Non a caso già a 24 anni stavo diventando solitario. Ancora, dopo 20, lo sono, sebbene faccia sforzi per andar contro la natura. Gli sforzi mi vengono dagli insegnamenti della Bibbia. Guai se lasciassi la natura controllare la mia persona! Sono in sovrappeso anche per questo, perché mi privo di altre consolazioni corporali e la mia natura limitata ha bisogno di consolazioni. Beati coloro che non hanno bisogno di consolazioni dal punto di vista della carne! Certo, c’è più merito per me a vivere bene, per gli sforzi che devo fare, che per uno a cui viene naturale.

Dopo aver imparato a vivere bene per timor di Dio, ossia per paura dell’inferno, c’è poi il passo di imparare a farlo per amor di Dio, ossia perché si riconosce Dio come l’entità più amabile di tutte e quindi gli si dedica l’amore più grande (“Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze”, Dt, 6, 4-5) e perciò si applicano le sue leggi per amore e non più per paura. Ma questo è l’ultimo stadio.


19 commenti:

  1. C'è un passo del tuo scritto che probabilmente svela l'inghippo: "non riesco a capire dove le persone che vivono bene trovano la forza". Le persone che vivono bene non fanno nessuno sforzo, non hanno paura, non devono "temere" Dio, passaggio che tu hai ammesso necessario. Io sono certo che Dio disinnesca tanti serial killer, ma a tantissimi altri (me compreso) basta vivere sereni ringraziando di quello che c'è oggi, qui, adesso. Tanta roba, tantissima roba ma un'inezia, invece, per chi aspetta - dopo - cieli infiniti, paradisi, mondi paralleli. Immagino che se a tanti uomini di Fede fosse certificato che la vita finisce con l'esalare l'ultimo respiro, cambierebbero religione. Non gli basterebbe. Sarebbe troppo poco questa vita in dono. Vogliono di più. Altrimenti qui potrebbero sgozzare, uccidere, affogare la fidanzata come ieri ha fatto un altro Filippo. Non si tratta di buona natura, ma di buon senso. Io so che c'è Dio, e mi ha domato la VITA, il respiro, la gioia, e anche il dolore. Se verrà qualcosa dopo bene, altrimenti, e comunque, non potrà bastarmi il tempo che vivo adesso per ringraziarlo.
    Parafrasandoti: quale può essere la difficoltà nel fare il bene senza ricevere altro che il piacere di farlo? E ammesso che sia coscienza, chi pensi ce l'abbia donata?

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    1. Fare il bene come azione fine a se stessa, per il piacere che se ne ricava, l'anima giusta in effetti è un'anima in pace, felice, come sostiene anche Socrate in tutto Repubblica, aggiungendo solo alla fine un mito escatologico sulla sorte, nell'aldilà, delle anime che si sono mantenute giuste in vita.

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  2. Aridaje con l'aldilà.. accontentamose intanto. Tipo che l'amazon de turno me ariva in tempo. ;)

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  3. Beh, fare del bene può anche essere gratificante. Credo quindi che chi fa del bene senza aspettarsi un premio consolatorio da una divinità in cui non crede, lo fa per l'immediata soddisfazione e senso di gratificazione che riceve nel fare del bene a una persona bisognosa.

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    1. Se c'è la gratificazione per sé non è un fare il bene completo, ogni vero dono comporta sacrificio, privarsi di qualcosa. Perché farlo se non per amore? È la prima lettera di San Giovanni che ci dice: "Dio è amore".

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  4. La famosa "opzione fondamentale" (che cerco piano piano di decifrare ...)🙂 forza, Filippo 👏🙋🏻‍♂️

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    1. Non ricordavo il nome di questa questione, ma non mi suona nuovo. Buona decifrazione!

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  5. fare del bene a panza vuota è difficile, quasi quanto per un cammello passare nella cruna dell'ago

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    1. Eppure pensa che San Francesco aveva la panza più vuota di tutti e faceva i miracoli, questo si può grazie alla potenza di Dio, che ascolta soprattutto chi non ha niente.

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    2. a panza troppo vuota si rischia di non arrivare ai 100 anni di vita che spettano ai pastori delle anime smarrite e quindi compiere troppe poche opere buone

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  6. Io invece li capisco benissimo quelli che agiscono rettamente e sono atei.
    Non è la religione a renderci umani.

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    1. È ciò che dico anch’io... ma non tutti secondo me hanno grande umanità, ci sono i più e i meno fortunati. È ai secondi che tocca invocare l’aiuto divino.

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  7. Certamente chi è nasce in una certa cultura ne assorbe le caratteristiche. Vengo da una famiglia non credente e non praticante e sono cresciuto così, finché Dio non mi ha ‘pescato’ dall’alto o meglio dall’interno, senza l’intermediazione di nessuno.

    Per rispondere alle tue domande, direi che sicuramente le risorse sono limitate, ciò che da un lato impedisce di fare il bene quanto si vorrebbe, dall’altro impone delle scelte (le chiamo ‘logistiche’), ossia fare bene prima a uno e poi a un altro e così via. Le risorse limitate sono però condizione umana, non divina. Se si chiede a Dio qualcosa non per sé, ma da dare agli altri, se si è desiderosi di fare da tramite e non tenere tutto per sé, Dio è ben contento di donare. Sono molte le store di istituti religiosi che sono riusciti ad avere risorse da donare proprio perché avevano questo atteggiamento di dono e non chiedevano per sé, ma per poter fare del bene.

    Per quanto riguarda il bene comune, di certo esiste. È ciò che vuole Dio. (Ha creato non un solo uomo, ma molti, perciò non vuole il bene di uno solo, ma di molti). In cielo ciò è realizzato. Sulla terra, data la fallacità della materia, è un continuo aggiustamento ed è reso possibile dalle leggi. Il principio della legge (non parlo delle singole leggi, che possono esser sbagliate in quanto create da umani) è voluto da Dio proprio perché è l’unico modo per far andare d’accordo moltitudini di uomini. E stai certa che anche Dio ha le sue priorità. Prima va da chi ha meno, il povero, il reietto, l’abbandonato, l’oppresso, il prigioniero. Lo scarto dell’umanità è la sua priorità.

    Fai bene a essere selettiva, uno un criterio deve pur darselo.

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  8. Io ho avuto l'esempio dei miei genitori che mio hanno indirizzata verso ciò che è bene, verso ciò che è buono. Ma , comunque , credo che ognuno di noi ha una propria coscienza che è in grado di distinguere ciò che è bene da ciò che è male . A me spiace vedere qualcuno che soffre e sono portata a cercare di fare qualche cosa per lui, indipendentemente dalla mia fede, è la mia coscienza che mi spinge ad aiutarlo. Ciao Filippo.

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    1. Secondo me la coscienza è un luogo privilegiato in cui opera Dio e in cui siamo in contatto con lui. Ma molti l'hanno ridotta o non l'ascoltano. Quindi non so...
      Grazie per la tua condivisione!

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  9. Ops, ero convinta di avere inviato il mio commento qualche giorno fa e invece... Adesso non ricordo più cosa avevo scritto 😭

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    1. Ho guardato nello spam ma non c'è. Sorry.

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  10. Filippo, ho appena deciso di aggiungere il vostro diario alla lista di quello che considero di pregio e che leggo.
    Siete una persona che ha il pregio di osservarsi, una buona cultura, una fede che è sia un dono che... un limite, nel momento in cui essa vi mette in conflitto colle vostre naturali pulsioni.
    Inoltre, siete missionario nella società, seguite la vostra fede NELLA società, giorno per giornno, un benedettino vero che LAVORA e prega.
    Codesto è un merito in sé.

    Vorrei potervi rassenerare: è del tutto naturale trattare altre persone come... estranei e quindi con circospezione. L'intimità è un valore che si conquista col tempo e la buona frequentazione reciproca. E' sbagliato se non malato pensare che la fratellanza sia per tutti.
    Le cose di valore richiedono IMPEGNO e TEMPO, non sono affatto gratuite né immediate.

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    1. Ti ringrazio per il privilegio!

      Mi sembra che oltre l'intimità possa esserci la convenevolezza, la cortesia... anche persone che non si conoscono possono essere gentili uno con l'altro e trattarsi bene come chi si frequenta e ama da tempo. "E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario?".

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