Con la misura con la quale misurate sarete misurati. (Mt 7, 2b)
C’è chi sostiene che persona e artista siano due entità separate e chi, invece, che non sia possibile distinguere.
Nel primo caso l’artista sarebbe in grado di creare qualsiasi cosa a partire dal suo essere artista indipendentemente dalla condizione morale. Nel secondo caso si sostiene che la condizione morale influisce sull’artista.
Esiste l’artista capace di oggettività? Qualsiasi persona, nel momento in cui si mette a creare, è capace di essere oggettiva, vera? Chi è capace di rappresentare il vero trascendendo la propria condizione morale? Un’opera non è espressione di (tutto) ciò che la persona è?
La prima posizione è un pensiero originale, a sostegno della seconda posizione invece c’è Platone, che in Repubblica sostiene che l’esperienza non serve per la conoscenza.
Si prenda il film Beaux is afraid di Ari Aster. Ari Aster è cineasta auteur. Qualcuno ha sostenuto che ha potuto raccontare bene il personaggio di Beaux perché l’ha ricalcato su se stesso, mettendoci dentro propri desideri e fobie. Ma se Ari Aster dovesse rappresentare un cardinale, uno puro, non uno corrotto; diciamo, quindi, se Ari Aster dovesse rappresentare un santo, sarebbe capace? Cosa ne sa l’anima di Ari Aster di cosa succede nell’anima di un santo? Manzoni è capace di rappresentare il Cardinal Borromeo? Dostoevskij è capace di rappresentare Aleksej Karamazov? La teoria dell’oggettività dell’artista sostiene che nel momento in cui Ari Aster si mette a creare è capace di rappresentare anche un santo nella sua verità.
Platone, al contrario, sostiene che chi fa esperienze fa esperienza del peccato, il peccato macchia l’anima e la rende meno capace di acquisire sapienza e vedere la verità. Secondo lui per diventare sapienti è meglio star chiusi in una stanza e studiare, facendosi raccontare il mondo dagli altri. Tra le altre cose, un bel volume di casi clinici di Freud o di altri. Dopo molte fatiche e molti anni si sarà in grado, mantenendosi puri, di acquisire conoscenze su tutti i caratteri.
Per il ladro tutti sono ladri, perché giudica il mondo col suo unico metro di misura. Per il puro tutto è puro (cf. Tt 1, 15a). Se si sposa l’opinione di Platone non si può non arrivare a sostenere che solo il puro (moralmente) è in grado di conoscere e rappresentare tutti i caratteri. Chi, invece, fa tante esperienze si macchia l’anima e non è più in grado di vedere la verità.
Racconti molti punti di vista per sviscerare l'oggettività e. guarda caso, cadono nella soggettività. Recitare alla Stanislavskij, diventando personaggio, anche essendo altro fuori dal teatro. Eccolo il trucco: ars est celare artem. Ecco come vivono gli Alterigi, io ci sono entrato in quel palazzo, davvero. L'anima si macchierà pure, ma è pittura lavabile.
RispondiEliminaIn sostanza sei un sostenitore della posizione secondo cui per qualsiasi persona, tramite l’arte, è possibile essere oggettivi.
EliminaQuestione interessante.
RispondiEliminaIo credo che, però, stare chiusi in una stanza non aiuti a conoscere veramente il mondo. Io ero un "pollo" che vedeva tutto onesto. Invece, nel mondo esiste anche il disonesto, il corrotto, etc... dal punto di vista pratico, è meglio imparare a riconoscere e distunguere i tratti della disonestà/cattiveria/pazzia/..., in modo da proteggersi.
Non sono mai stata di così ampie vedute come Platone. Io senza esperienza non riuscirei a concepire la disonestà.
Non riuscirei a dare ai miei figli gli strumenti per renderli attenti e "proteggersi".
Io non mi sento disonesta ma ho subito disonestà, per cui, credo di potermelo figurare...
Però non escludo che uno di particolare finezza d'intelletto possa conoscere e rappresentare tutti i caratteri.
Secondo me hai fatto bene a restare un “pollo”, “I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce” (Lc 16, 8b), a costo di restare fregati. Non penso tu sia dovuta diventare disonesta per capire la disonestà, piuttosto è quando l’hai subita che l’hai capita. È questo che intendo.
EliminaFermo restando che ci vado sempre con i piedi di piombo nel definirmi "artista" (anche se in diversi mi hanno chiamato così) visto quanto il termine è abusato al giorno d'oggi, io propendo più per il soggettivismo, le cose che faccio sono legate con il mio modo di essere/stato d'animo del momento e non sono sicuro che saprei essere oggettivo se questo diventa sinonimo di "freddo", "distaccato" 🤔 Ma, andando al di fuori di me stesso, non escludo certo che altri ne siano capaci, anzi sono sicuro che in tanti ci riescano 👌
RispondiEliminaPotrebbe anche essere un esperimento da fare, vediamo quanto riesco ad essere oggettivo😄
Di una cosa sono sicuro, ciò che un' artista fa non rappresenta la totalità del suo essere, ma solo una parte di lui, in quanto siamo creature complesse ma la totalità appartiene solo a Dio di cui noi siamo immagine.... 🙋🏻♂️
A me è rimasta questa idea da quando studiavo Linguistica a Scienze della comunicazione, cioè che ogni lingua è un codice, ossia un insieme di parole interconnesse tra loro. Ciascuna parola è sempre portatrice di tutta la lingua, la significa tutta. Così mi è rimasta questa idea che qualsiasi espressione dell’anima, da un gesto della mano a uno sguardo a un sorriso a una cosa detta fino alla creazione artistica, rappresenta tutta l’anima di chi la compie.
EliminaTu sicuramente sei un artista, ho visto le tue opere! Intendo per artista ‘uno che fa’ per tornare a Platone e al suo “poiesis” (/pɔɪˈiːsɪs/; from Ancient Greek: ποίησις)’ the process of emergence of something that did not previously exist.
È vero, Dio non è complesso ma estremamente semplice.
Un saluto!
Punti di vista diversi, certamente tutti interessanti e plausibili, che però non tengono conto dell'unicità dell'individuo e dell'unicità con la quale assorbe il sapere. C'è chi stando chiuso in casa non imparerebbe nulla, se non banalità, e c'è chi stando in mezzo alla strada mantiene comunque una propria "purezza".
RispondiEliminaForse ho esagerato con l’espressione ‘star chiusi in una stanza’. Concordo, si può stare in mezzo alla strada e mantenere una propria purezza (e da lì, aggiungo, osservare). L’importante, per mantenere l’anima capace di osservare, è non commettere azioni che la menomano.
Eliminalascia perde le chiachiere, te posso garantì de persona personalmente che NOI artisti semo molto più creativi a stommico pieno
RispondiEliminaGrazie della delucidazione! Anche se dalle mie piccole esperienze l'avevo intuito anch'io.
EliminaPlatone ha detto tante cose, sai che non voleva fornire una dottrina, ma insegnare un metodo.
RispondiEliminaOmnia munda mundis.
Ma la tua posizione?
EliminaForse più che ricercare l'oggettività un artista può, nella prima ipotesi che fai, rappresentare diverse soggettività.
RispondiEliminaQualsiasi persona è in grado di entrare nella psicologia di qualsiasi altra persona?
EliminaUn artista, secondo me, porta se stesso in ciò che crea, che può essere anche solo una sensazione, un'idea personale, e credo che rendere partecipe il pubblico del risultato raggiunto realizzi il passaggio dal piano soggettivo a quello oggettivo, nella misura in cui c'è che vedrà nelle opere dell'artista qualcosa che appartiene alla propria sfera personale.
RispondiEliminaInteressante questa visione. Grazie!
EliminaQui sono riunite tutti i miei scarsi studi filosofici. Quando si arrivava a queste questioni, ci diventavo pazza per capire dove stava il torto e la ragione. Io credo che, un artista, in ciò che fa, ci metta tanto di suo, della sua sensibilità, del suo modo di vedere e di sentire e, secondo me, in questo sta l'originalità e l'unicità della sua opera. Ciao Filippo, buona settimana.
RispondiEliminaDirei che la penso quasi come te! Ciao!
EliminaNo, non qualsiasi persona, ma un artista di livello forse sì.
RispondiEliminaL’artista di livello è chi conosce il mestiere, o chi conosce la verità? Perché cose diverse sono espressione e contenuto.
EliminaPreferisco uno malandato e approssimativo nella scrittura (anche se così faccio fatica a leggerlo) ma conoscitore delle varie psicologie e dei comportamenti che ne conseguono nelle circostanze della vita. Basterebbe leggere i casi clinici di Freud o altro psicologo o stare seduti in confessionale, giusto alcuni esempi.
È per questo che mi piace Čhecov. Dice nei consigli di scrittura di essere audaci per quanto riguarda l’espressione, di non rifinire e limare troppo, però che osservatore della vita!
Nella posizione di Platone noto una certa avversità alla pratica, alla prassi, alla realtà.
RispondiEliminaDal punto di vista scientifico, la realtà, la prassi, sono brutte bestie perché smontano, demoliscono tutte le teorie fragili se non farlocche.
I grandi sono coloro che, come un albero robusto e florido, hanno radici vaste che si spingono in profondità e fusto e chioma che si innalzano verso la luce.
Poche persone si farebbero operare le coronarie da un chirurgo che conosce alla perfezione la teoria anatomica e che non ha mai operato alcuno.
La scienza empirica e la scienza dell'imitazione in Platone sono cose diverse. Un medico e uno scrittore non hanno certo lo stesso status.
EliminaCi stiamo soffermando molto su Platone in questi giorni, la prof sostiene che sbagliano quei critici che lo bollano come "idealista", poiché per Platone la realtà fenomenica era molto importante e serviva comunque anch'essa per arrivare a conoscere le idee, non c'era dunque dualismo... 🤔
Elimina... noto una certa avversione alla ...
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