Non mi lamento

Ultimamente non sto tanto male, per cui ringrazio. Chi ringrazio? Indovinato. A parte gli scherzi, non c’è nessun altro da ringraziare se non lui, poiché è lui la fonte di ogni bene. Come ha iniziato la mia intelligenza a credere in Dio? Con la natura. L’osservazione della regolarità della natura porta a pensare a un’intelligenza alla base. Quando ancora penso agli inizi, penso alla felce. Sì, proprio la felce. La foglia di felce, anche se va bene qualsiasi foglia o le mani. La simmetria, il fatto che il numero è sempre lo stesso, tolte le eccezioni che possono pur esserci. Le leggi che governano la natura... la scienza a me non ha portato lontano da Dio, ma a credere in Dio. Le regolarità dell’universo mi portano a pensare che non può non esserci qualcosa di regolare che le ha create. Cos’è questa regolarità se non ordine che delimita il caos? Stare nei parchi, osservare le foglie, considerare le regolarità della natura è ciò che mi ha portato a Dio. È anche ciò che direi a qualcuno che mi chiedesse le ragioni ultime della mia fede. È partito tutto da lì, l’osservazione della natura, del cosmo, kosmos che in greco significa ordine. Poi c’è stato tanto, tanto altro; tutto ciò che ha contribuito a consolidare la fede e la convinzione che c’è un ente creatore intelligente, in quanto se ordinato è intelligente. Se produce ordine, non può che essere ordinato, con una forma. Il suo essere, poi, che dà ordine a tutto il resto lo fa essere superiore a tutto il resto. Dalla natura, da lì tutto è iniziato. L’universo è governato da leggi.

È stato Socrate, dopo, a insegnarmi come trascendere la natura e dedicarmi agli enti in sé, ossia prima dell’incarnazione, della partecipazione alla materia. Gli enti in sé sono invisibili ma intelligibili, ossia non percepibili dai sensi ma coglibili con l’intelletto. Il momento in cui l’intelletto coglie cos’è un ente è il momento in cui sa cos’è.

Il lavoro mi ha dato un po’ di tregua, non mi preoccupa più in modo esagerato. Devo pur sempre prendere tre farmaci: un antipsicotico (Abilify), un leggero antidepressivo (Duloxetina) e un sonnifero (Felison). Dormo sempre tanto, dalle 9 alle 11 ore. Tutto in funzione del lavoro. La colazione consta di otto fette di pane tostato con marmellata, senza burro, più una busta di affettati; è vero che a pranzo non mangio, ciò però significa anche che arrivo a sera famelico, perciò mangio troppo e ciò prima di andare a dormire (ancora una busta di affettati). Tutto in funzione del lavoro. Non ho una vita. Lavoro e dormo. Non riuscirei a privarmi di tutte queste precauzioni pensate per condurmi a prestazioni lavorative sufficienti. Dico sufficienti, anzi appena sufficienti, non certo ottimali. Perché a 43 anni non posso certo permettermi di essere al 100% tutti i giorni e lavorare come i colleghi 30enni. Certo, ci può essere il giorno della prestazione. Performance day! Quante volte capiterà, una al mese? Sì, diciamo, più o meno, giu di lì. Forse sono giunto al punto in cui potrei smettere di prendere il sonnifero.

Il primo degli altri due farmaci me lo diedero dopo il primo ricovero durato un mese. L’Abilify, cioè l’antipsicotico, è un farmaco da matti. Le psicosi infatti sono le patologie che più facilmente associamo alla malattia mentale. Per capirci, sono quelle di chi vede gli elefanti che volano, di chi crede di essere Napoleone, ecc. Ho una percezione della realtà, una visione della realtà, per così dire, distorta. Tendo a leggere i segni, ecc. C’è un post su questo – cito me stesso come gli accademici. La prima volta, dopo avermi diagnosticato un “disturbo ossessivo-compulsivo con effetti paranoidali”, mi prescrissero l’Abilify. Cosa fa l’Abilify? Diminuisce il numero di pensieri, diminuendo così anche quelli disfunzionali. I pensieri disfunzionali sono quelli che portano ad azioni controproducenti. Meno ne abbiamo, meglio è.

La seconda volta che fui ricoverato fu un anno e mezzo dopo la prima. Di notte tornarono persecuzioni di sensi di colpa. Non solo avevo abbandonato la vita religiosa; mentre ero religioso, ero stato causa di abbandono di vari confratelli: avevo causato la perdita di vari sacerdoti alla Chiesa, colpa gravissima. Ero convinto di essere condannato per l’eternità e che per me non ci fosse più possibilità di perdono. Partii in treno e feci due giorni a Napoli dormendo all’aperto, una notte alle porte della città e una notte in un bosco, sotto una pioggia fine. Ero convinto che a causa delle mie colpe dovevo fare una brutta fine, che i camorristi, che controllano l’attività dei senzatetto, mi avrebbero trovato e avrebbero fatto di me ciò che volevano, tipo spezzarmi le gambe per mettermi definitivamente a fare l’elemosina come fanno, coi loro connazionali storpi, i rom. C’è chi dice che li storpiano loro. Dopo due giorni passati a camminare mi stufai e tornai a casa. Ecco le azioni controproducenti determinate dai pensieri disfunzionali. Parlo del 2018, l’altro ieri! Fino a così poco tempo fa, si sono spinte le mie azioni da matto. Sono proprio matto da legare. In seguito a questo episodio ebbi il secondo ricovero.

Lo psichiatra, credente come me, mi mise di fronte alle mie convinzioni. “Credi davvero non ci sia per te possibilità di perdono?”. Ci pensai un attimo e mi resi conto che la mia risposta non era quella che mi aveva portato a Napoli. Credo fermamente nel perdono anche delle più grandi colpe, purché l’uomo sia pentito e si avvalga del sacramento della Confessione. Credo che Gesù abbia conquistato il perdono per tutti, a patto che si riconoscano le proprie colpe e lo si chieda. Lo psichiatra mi guardò come a dire: “E allora io, con tutti gli errori che ho fatto e faccio con le persone che mi affidano, in quanto non sono perfetto, sono entrato nella psichiatria nella convinzione che avrei aiutato le persone, mi ritrovo a fare il pusher e ad avere sempre poche, se non nessuna, prospettive di guarigione...”. Pensai: “Anche di fronte a lui non posso rinnegare la mia fede, la nostra fede, che è una fede nella misericordia infinita di Dio”. Mi svegliai, mi resi conto che una redenzione, magari tardiva, ci sarebbe stata se avessi invocato il perdono e avessi dedicato la vita al lavoro, al sacrificio e all’espiazione unita a quella conquistatami dal sacrificio di Nostro Signore.

Fui rimandato a casa, questa volta con l’aggiunta di un sonnifero, che doveva  aiutarmi a superare le tensioni che ogni notte mi agitavano al pensiero del lavoro. Al tempo lavoravo in città, in mezzo al traffico e alla gente che guardava ogni gesto che facevo, giudicando le mie capacità. Fui passato al CPS (Centro Psico-Sociale), il cui psichiatra, qualche mese dopo, dato che gli avevo detto che avevo trovato uno scarafaggio in casa, mi prescrisse il leggero antidepressivo (Duloxetina) perché mi desse un po’ di brio, per fare le pulizie. Vivevo in un monolocale al primo piano di una vecchia cascina ristrutturata in un quartiere di Brescia che può considerarsi campagna, le Fornaci, normale ci fosse un insetto. Solo che per come la misi giù allo psichiatra, dicendo che ero un po’ pigro e facevo poco le pulizie (una volta a settimana, il lavoro non mi permetteva di più), la prese come una forma di depressione. Questo, fanno gli psichiatri del CPS. Trovi uno scarafaggio: antidepressivo.

Così oggi prendo tre farmaci: un antipsicotico (Abilify), un sonnifero (Felison) e un leggero antidepressivo (Duloxetina). Ormai sono dipendente. Li prenderò per tutta la vita. La mia patologia non è guaribile, è solo, in gergo, compensabile. L’Abilify (antipsicotico) serve a contenere la patologia. Della Duloxetina (leggero antidepressivo) e del Felison (sonnifero) forse potrei fare a meno. Come dicevo, ultimamente non sto tanto male, il lavoro non mi dà più tanti problemi.

Mi va bene così, tutto sommato. Non me la passo male. Consegno a Carpenedolo, Montichiari e Castenedolo. Le cose più difficili sono i centri storici e azzeccare gli orari delle attività. Ma non faccio né città né lago, dove d’estate bisogna combattere con code di macchine create dai turisti. Tedeschi, olandesi, inglesi, americani e canadesi affollano il lago di Garda, ci tengono a far vedere che non sono italiani e perciò guidano a 40 all’ora. Insomma, Dio ha ascoltato le mie preghiere, mi ha dato zone facili che ora conosco bene. Il lavoro non è più fonte di tensione estrema, soprattutto non è più fonte di insonnia. Ho ancora poca vita, pulisco ancora la casa una volta a settimana ma, essendo al terzo piano in città, non ho scarafaggi. Con l’aiuto di mia madre, che ha versato un cospicuo anticipo, ho comprato casa.

Invecchio e devo andare dal dentista a curare otto carie. Le domeniche in cui non lavoro sono a pranzo da una famiglia amica. Spesso do un passaggio dopo il lavoro a un collega palermitano il quale per sdebitarsi (guai a fare un favore a un palermitano, non lo accetterà, l’orgoglio è troppo grande, deve per forza ricambiare) mi invita a cena. Poi c’è il gruppo di preghiera, l’Ordine Secolare dei Carmelitani Scalzi che si riunisce una domenica al mese. Programma: Lodi mattutine, conferenza (quest’anno abbiamo fatto Storia di un’anima di Santa Teresina), tre quarti d’ora di preghiera o meditazione personale con Adorazione, messa, pranzo, condivisione, Vespri. Ogni tanto riesco anche a scrivere. Faccio post di cui programmo la pubblicazione la domenica mattina. Vorrei scrivere un romanzo. C’è Mozart che allieta le sere e altre parti della vita. Quasi tutte le mattine prego le Lodi e mi inginocchio per chiedere una buona giornata lavorativa e grazie per tutti coloro che sono stati affidati alla mia preghiera, in particolare per coloro che pregano regolarmente per me.

Scrivo questo post perché mi sembra di avere una vita troppo priva di problemi e invece di intensificare la preghiera – i ringraziamenti – vado diminuendola. Come quelli che pregano solo quando hanno problemi... invece, il carisma carmelitano o teresiano (da Santa Teresa d’Avila) insegna la preghiera come dialogo amoroso con Gesù. Questo, nella mia pigrizia, non sono mai riuscito a praticarlo con costanza. La costanza... la perseveranza... come mi fanno male queste parole... doti che non sono mai riuscito ad avere... il pensiero di fare una cosa tutti i giorni mi uccide. Costanza, perseveranza, quando verrete a me? Nemmeno le cose che amo di piùe a cui devo di più, come la preghiera, riesco a fare giorno dopo giorno.

15 commenti:

  1. Caro Filippo, non devi essere severo con te stesso, non porti tante domande, cerca di vivere con più leggerezza, altrimenti arrivano ansia e depressione e ne so qualche cosa. Non hai le ferie ? Le hai già fatte? Concediti una vacanza , prima di riprendere i tuoi giri di consegne. Scegli un bel posto, che ti faccia star bene, nella natura, dove puoi pregare, leggere, passeggiare ...in tutta tranquillità. Non puoi vivere in funzione del lavoro concediti anche qualche cosa di bello e che ti faccia star bene. Ciao e buon ferragosto.

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    1. Ciao Mirtillo, ho già fatto le ferie, dal 15 al 30 luglio a Recco, da due settimane ho già ripreso a lavorare. Purtroppo vorrei anch’io avere più tempo libero per pregare, leggere, scrivere... è il lavoro che mi costringe a questi ritmi. Forse esagero un po’ nella cosiddetta preparazione, ma vedo che se non dormo abbastanza poi la giornata è un inferno. Gli anni si fanno sentire e il mio è un lavoro pesante, che necessita anche di concentrazione perché la strada è pericolosa. Appena posso mi concedo il concedibile. Durante le ferie ad esempio ho scritto il racconto che ho pubblicato nel post precedente. Scrivere mi piace proprio. A fine agosto volevo andare come gli altri anni a fare gli Esercizi Spirituali in una casa di ritiro ma quest’anno i miei capi non me lo consentono. In quel periodo i colleghi sono tutti via. Ti ringrazio per le buone parole, buona festa dell’Assunta anche a te!

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  2. in definitiva, caro figliolo, non ti vedo tanto sballato, piano piano stai mettendo la testa a posto, hai un lavoro, un mutuo e la preghiera che ti aiuterà tanto a realizzarti.
    Tutti i peccati vengono condonati, anche gli assassini feroci, ma pentiti e confessionati, solo uno non è perdonato ed ancora oggi è più facile che un cammello passi nella cruna di un ago piuttosto he un ricco entri là.
    Per questo esistono gli enti tipo la chiesa che ti fornisce di tutto, autoblù aerei, anelli, elicotteri, televisioni, radio, cliniche ospedaliere, lauti pranzi ed argent de poche, ma solo a titolo di prestito.
    Ecco, qualora ti dovessi arricchire, non comprare mai nulla a tuo nome, ma metti pure tranquillamente tutto nel mio, che poi io ti concederò l'uso delle cose quando te ne aggrada, come è d'uso da sempre qui nella nostra confraternita velletrana

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    1. Con l’aiuto della scienza psichiatrica la mia vita ha semi-ingranato una volta tanto, ringraziare è d’obbligo ma non voglio esultare troppo, anche se è giusto vantarsi nel Signore, perché il cornuto è sempre pronto a prenderti in contropiede quanto meno l’aspetti. Ti ringrazio per il gentile gesto di fornirmi il tuo nome per intestare le cose che compro, se vuoi girarmi direttamente l’IBAN così ti accredito lo stipendio...

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  3. Azz, mi dispiace per tutti questi farmaci 😞😟😞😟
    In questi giorni mia madre è stata a Medjugorje e stamattina, di ritorno, mi raccontava di aver visitato quello che a tutti gli effetti è il confessionale più grande del mondo, con preti di tutte le lingue.... Da parte mia, anche se non ho preso parte a questo viaggio, a settembre inizierò gli studi in Scienze Religiose🙂 Mi aspetta dunque un triennio di studi, anche se io ho cominciato a conteggiare i giorni dal momento in cui, a fine aprile, ne ho parlato con il mio amico prete , quindi per me il "percorso" è già iniziato e infatti vado a messa tutti i giorni... Ho anche preso l'abitudine di scrivere le mie preghiere al PC, non dico tutti i giorni ma quasi, raccolgo i pensieri e mi metto lì a scrivere, un po' per sfogarmi anche, ma anche per fare le mie richieste personali ... La trovo una bella abitudine e vorrei continuarla ❤️ il prete dice che facendo questi studi ci sono già un po' di possibilità, ho conosciuto anche un paio di seminaristi che sono disponibili ad aiutarmi 🙂(e penso non sia un caso che io abbia scoperto e frequenti questo blog)... anch'io non sono un tipo che si lamenta, anzi quando sento tante lamentele intorno a me ne soffro pure 😞 un caro abbraccio, Filippo 🙂🙋🏻‍♂️

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    1. Ciao Alex, il farmaco tosto è solo uno, l’antipsicotico, il resto è robetta leggera. Un antidepressivo è simile quasi a bersi un bicchiere di vino per sciogliere la tensione... anche se non è proprio la stessa cosa.

      Sono davvero contento per te perché hai un amico prete e per gli studi in Scienze Religiose. Sono ancora più contento per la vita di preghiera e per il fatto che scrivi le preghiere. È una cosa bellissima, oltre che utile. Pregherò Gesù affinché esaudisca tutte le tue preghiere, ci tengo davvero. Soprattutto ti auguro di conoscerlo sempre di più, è una fonte di sapienza e bellezza inesauribile. La grazia cui attingi durante la messa ti sia d’aiuto nelle tue giornate e possa anche essere di beneficio per la tua famiglia.

      Avevo già notato che hai uno spirito (dal blog, dal canale Youtube) piuttosto buono, non portato a lamentarsi... sei fortunato, molte persone tendono a vedere il bicchiere mezzo vuoto e questo è un difetto dell’indole. Giudichiamo solo ciò che anche noi commettiamo, quindi più puro sei, più anche il mondo e le persone intorno a te non saranno causa di malcontento. Lo sguardo di Dio, che ama tutte le cose che ha creato, alberga in coloro che sono senza peccato!

      Spero di poter vedere sempre le tue opere fumettistiche o altro anche se sarai impegnato negli studi. Un abbraccio anche a te!

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  4. A me sembri molto lucido, altro che "matto", e non mi pare che tu abbia davvero fatto del male al prossimo (basta leggere la cronaca per vedere che c'è chi lo fa in modo molto più massiccio e intenzionale).
    Sii più indulgente con te stesso ;-)

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    1. Sì è vero, non ho mai fatto male a nessuno, grazie a Dio! Ci mancava solo quello!
      Purtroppo ci sono matti che ragionano fin troppo bene, vedi, giusto per fare un esempio, chi ha scritto le leggi razziali e chi ha istituito i campi di concentramento.
      Per questo cerco di avere umiltà e di non fidarmi troppo dei miei pensieri, ma di attingere sapienza da colui che è onnisciente.
      Cerco di essere indulgente, ma faccio parte di un mondo competitivo dove, per dirne una, la mia pancia protundente viene additata ogni giorno... è dura. Col tempo imparerò a fregarmene.

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  5. Hai mai letto "The Power of Habit" di Charles Duhigg? Io l'ho trovato molto interessante, illo tempore. Se hai tempo, te lo consiglio come lettura. È spiegato bene e pure avvincente in un certo senso... Io l'ho letto in inglese, ma probabilmente esiste anche in italiano, chissà. Ma se ti destreggi abbastanza bene con l'inglese (almeno così mi pare di ricordare) allora vai con l'originale.

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    1. Ho visto che esiste anche in italiano, ed. Feltrinelli. Comunque l’ho comprato in formato Kindle in inglese. Proverò a leggerlo. Tempo fa lessi ‘Atomic Habits’ di James Clear ma, pur trovandolo convincente, non sono riusciuto a farmi cambiare da esso. Al momento sto combattendo con la sveglia mezz’ora prima per pregare. Altre cose, non so. Comunque grazie!

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  6. Mi si è cancellato il commento! Chissà dov'è finito!

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  7. Insomma non è che in tutti questi ambienti religiosi che frequenti non ci sia qualcuno di giudizio che ti presenti una ragazza carina e affabile?

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    1. Allora al momento è entrata nel mio gruppo una certa M., single e della mia età. È un’ottima persona, ma non so se siamo compatibili. Anzi, direi che la prima volta che ci siamo trovati di fronte a tavola e ho provato a fare conversazione mi ha decisamente respinto.
      Da ottobre a giugno i francescani hanno fatto un’iniziativa per single, mi pare ci si incontrasse una volta al mese per seguire conferenze tipo corsi prematrimoniali, in modo che c’era anche la possibilità di conoscersi. L’ho scoperto a maggio quando già stava per finire. Se lo rifanno anche quest’anno ci vado.

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  8. Mi sembra un'ottima iniziativa!

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