La pompa di benzina

Mogli e buoi dei paesi tuoi
(proverbio)


Un ragazzo riccio, biondo, alto, magro, che regge una cassetta di cartone originariamente contenente dodici cartoni di latte, ora piena di prodotti, si mette in coda; il ragazzo davanti, tarchiato, coi capelli rasati, in mano due tavolette di cioccolato da 750g, si gira.

“Uè, Vince’!”
“Oh! Ciao Artur”.
“Facciamo la spesa?”.
“Eh, sì”, dice Vincenzo. “Anche tu?”.
“Vengo sempre al Lidl quando ho finito”.
“Era impossibile... ho dovuto andarmene”.
“Cosa? Dove?”.
“Non lavoro più da Gianbattista. Non sapevi?”.
“Come?”, Artur guarda a sinistra e resta sospeso, corrucciando le sopracciglia e subito spalancandole. “È vero! Adesso che ci penso è un po’ che non ti vedo!”.
“Era sfruttamento. Mi faceva iniziare alle cinque quando non va un cazzo di nessuno a far benzina, e alla sera, anche se staccavo alle sette, mi faceva stare mezz’ora in più per pulire il cazzo di ufficetto!”.
“Ma dai!”, dice Artur, “non ci credo”.
“Sì, sono aguzzini”.
“Ti facevi il culo a lavare tutte quelle auto. E ora?”.
“Sto cercando altro”.
“Vieni da Bartolini! Lo dico al responsabile”.
“Sei matto? Vi ammazzate per due soldi, poi il traffico, il freddo d’inverno, il caldo d’estate...”.
“Hai ragione. Ti conviene andare al Centro per l’impiego”.
“Sì, ci ho pensato...”.
“Tocca a te. Ci vediamo!”.
“Ci becchiamo in giro!”. 

Il giorno dopo, Artur, come sempre, col cassonato rosso va a far gasolio. Trova, come una volta, Gianbattista magro e abbronzato, spazzolino brizzolato in testa, giacca tecnica gialla.

“Gianbattista! A cosa dobbiamo l’onorevole presenza?”.
“Ciao moldavo! Sono venuto per te, mi mancava la tua brutta faccia!".
“Ha parlato Brad Pitt!”.
“Sono solo passato, Imeria se la cava, anche se avrebbe bisogno di uno con le braccia forti”.

Gianbattista Pesenti è della Val Brembana, come il fu Aristide Pesenti, primo proprietario della pompa di benzina.

“Ho incontrato Vincenzo al Lidl. Dice che se n’è andato, non ce la faceva più”.
“L’abbiamo cacciato, quel napoletano, perché grattava”. Fa il gesto con la mano.
“Rubava?”.
“Nelle auto...”.
“Quelle da lavare?”.
“Sì”.
“Oh, piano con le parole”, dice Imeria; arriva asciugando le mani nello straccio, rossetto fin sulla carne e sedere abbondante nell’uniforme Eni, argento e gialla. “Hai qualcosa coi napoletani?”.

Solo dopo aver sposato Imeria, Gianbattista ha iniziato con l’agonismo, appassionato di arrampicata sin da ragazzo. Per un po’, dopo il matrimonio, hanno gestito assieme la pompa di benzina. C’era ancora Aristide a dare una mano, per passare il tempo. Quando la A.S.D. Climbing ha manifestato interesse, Gianbattista si è unito alla squadra per gareggiare da professionista, lasciando la pompa di benzina alla moglie.

“Quanti anni hai, Artur?”, dice Imeria. “Vincenzo ne aveva 26. Abbiamo dovuto licenziarlo. Più di un cliente si è lamentato perché sparivano telefoni. Ci siamo confrontati e ha negato. Ho detto: ‘Se te ne vai, non ti denuncio’. Abbiamo rimborsato i clienti sotto banco, quasi 2.000 euro m’è costato”.
“Stavo dicendo a Gianbattista che l’ho incontrato al Lidl, dice che è andato di sua volontà perché lo sfruttavate”.
“Cosa dice? Se si permette di mettere ancora piede qua lo strangolo, mariuolo!”.
“Ora come fate?”, dice Artur.
“Stiamo cercando. Per questo chiedevo quanti anni hai”.
“33”.
“Non sei stufo di Bartolini?”.
“Non ce la faccio più! Per arrivare a 1.500 euro devo lavorare fino alle sei. È così quando sei padroncino”.
“Con noi saresti dipendente, basta partita Iva. Ti diamo 2.500 euro, tredicesima, quattordicesima, ferie pagate... Qui, sulla provinciale, il lavoro non manca. C’è solo da farsi il culo a lavare le auto, servire i clienti, pulire...”.
“Ti faccio sapere!”.

***

Pochi fanno il Servito, più che altro si sta all’autolavaggio. I clienti di case e aziende vicine lasciano le auto e ripassano. Dopo le spazzole c’è da fare gli interni e lucidare. Mentre Artur è chino nel Mercedes nero, Imeria osserva il didietro.

“Così, vai a correre?”.
“Tre, quattro volte a settimana”.
“Che bel culo ti è venuto”.
“Grazie”.
“Se te lo fai toccare ti do l’aumento”.
“Certo, subito!”

Artur e Imeria fanno risate. Di fatto, Imeria inizia a non risparmiare pizzicotti e manate. Mentre lavano le auto assieme, volano doppi sensi.

“Passami lo straccio”.
“Ok”.

Imeria allunga la mano.

“Mettimelo in mano”.
“Ok...”.

Una sera, in ufficetto, dopo aver ricevuto una manata sul sedere, Artur si volta e spinge il bacino in fuori.

“Tocca ora, se hai coraggio”.

Imeria non se lo fa dire due volte. La mano si muove lentamente, facendo registrare alle due menti la durata del movimento e i momenti in cui si trova nello spazio tra il fianco di Imeria e l’inguine di Artur. Infine, arriva. Imeria prova una sensazione di morbido. Afferra ma non stringe, piuttosto fa un movimento circolare.

“Mmmh”, dice Imeria.
“Cosa facciamo, ora?”, dice Artur.

Imeria mette le mani sulle spalle di Artur e spinge, dolcemente. Artur fa due passi indietro. Arrivati a fine scrivania, manovrando sulle spalle lo fa girare attorno, due angoli, poi la sedia a ruote di pelle nera. Una spinta accentuata fa finire Artur a gambe spalancate.
Imeria abbassa la saracinesca.

“Gianbattista è sempre ad allenarsi e in trasferta...”.

Sono le penultime parole di Imeria, prima di tornare tra le gambe di Artur, inginocchiarsi e afferrare l’orlo della tuta.

“Il boss è stanco, ha bisogno di alleviare lo stress?”. 

***

“Cosa ha da dire al pubblico?”.
“Sono soddisfatto del risultato. Sono partito dal nulla, facevo il benzinaio e ora mi ritrovo a vincere un campionato nazionale. Chissà cosa mi riserva il futuro!”.
“È partito come scudiero di A.S.D. Climbing e ora gareggia addirittura per North Face. Come ha fatto a trasformare la sua vita e compiere una vera e propria scalata in pochi anni?”.
“Merito di mia moglie. Se non ci fosse stata lei a prendere le redini della pompa di benzina di famiglia non avrei potuto dedicarmi all’arrampicata a tempo pieno. È lei a occuparsi di tutto, il managment, le assunzioni...! Sa palpare le situazioni, una scopritrice e una sostenitrice! La A.S.D. Climbing, poi, ha avuto un ruolo fondamentale. Sono loro che mi hanno permesso di arrampicare da professionista. È stato con Riva che ho fatto i passi decisivi, le vittorie tra 2017 e 2019 le devo a lui. Poi c’è stato il Covid, che ha fermato tutto... gran batosta, ma anche gran tempo di riflessione e maturazione. Ho potuto perfezionarmi anche se non c’era lo stimolo della gara. Il rapporto con la montagna ha alimentato nel mio carattere la passione per la roccia e la libertà interiore. Abbiamo ripreso nel ‘22 coi campionati indoor e lì mi sono distinto tanto da essere scelto da North Face per rappresentarli. Un onore e una conferma. Da lì in poi ho iniziato a credere, credere di poter essere numero uno. Ringrazio tutti ma in particolare Dennis Ruzzenenti, AD di North Face, e naturalmente mia moglie Imeria!”. 

La giornalista lavora sola. Ha una telecamera digitale che gestisce in autonomia. Ha messo microfoni che si collegano via bluetooth uno alla propria camicetta e uno alla maglietta di Gianbattista. Avvicinandosi per staccarlo, sente l’odore. Gianbattista è inebriato dal profumo.

“Ti piacerebbe farmi l’autografo?”. 
“Dove?”.
“Sulla foto!”, dallo zaino estrae una foto di Gianbattista in allungo.
“Wow, che allungo, non ho mai visto questa foto! Che figo!”.
“L’ho scattata io... dove credevi volessi l’autografo?”.
“Da come l’hai detto, sulla chiappa!”.
“Ti piacerebbe farmi l’autografo sulla chiappa?”. Porge a Gianbattista un pennarello.
“Pare un trabocchetto... sai che sono sposato?”.
“Purtroppo, sì. So tutto...”.
“Ti informi, per i campionati...”.
“Non proprio... sono una fan! Anch’io arrampico, da dilettante. Ti seguo dai tempi di A.S.D. Climbing”.
“Come ti chiami?”.
“Gregoria...”.
“Gregoria, di dove sei?”.
“Pinzolo, Trentino”.
“Conosco... ‘A Gregoria di Pinzolo, gran arrampicatrice, un abbraccio roccioso. Gianbattista Pesenti’”.
“Ti stimo, sai?”.
“Vuoi stimarmi mentre andiamo a pranzo?”.
“Con il mitico Gianba Pesenti? Non dirlo due volte!”.

Gianbattista apre la portiera, Gregoria entra; fa il giro, entra, infila e gira la chiave.

“Aspetta”, la mano di Gregoria è sulla gamba di Gianba. “Sarai stressato dopo una lunga gara...”.
“A proposito di allunghi...”, Gianbattista slaccia il cordino dei pantaloni tecnici...

***

Gianbattista Pesenti e Imeria Capuzzi firmano il divorzio addì 22 febbraio 2024, Imeria col rossetto sulla carne e Gianbattista con la giacca tecnica gialla. Un nuvolone nero copre il cielo, intemperia sferza la terra. Non trapelano notizie sulla divisione dei beni. 

20 commenti:

  1. Sarà mica una storia vera?

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    1. Dopo tutte le bacchettate che mi hai dato perché scrivevo nomi, cognomi e indirizzi secondo te metto ancora storie vere?

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    2. Ho fatto bene, mica ci voleva una querela!

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  2. Bella storia Filippo.. per tanti versi un po' telefonata e malinconica ma scrivi in maniera da farti leggere.. e - dico sul serio - la nuova grafica offre respiro e aiuta non poco -

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    1. Dovrei aggiornare il gergo oltre alla grafica, la "telefonata" non l'ho capita.

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    2. Nel senso che si capiva già Imeria dove andava a parare, figurati Gianbattista.. ;)

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    3. Aaaah! Non ci avevo pensato... in effetti, guardando meglio, una volta messe giù le pedine gli svolgimenti sono abbastanza prevedibili. Eh, ma parli di cose non facili!

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  3. Ma sai che io sono rimasta arenata un po' di minuti a cercare di capire se, nella parte iniziale, Vincenzo fosse quello biondo alto magro o quello capelli rasati e tarchiato?
    Credo sia quello tarchiato, alla fine.
    Perché nella mia mente quello che è di fronte e si gira è quello che parla prima, invece no, è il contrario (infatti Vincenzo va primo alla cassa, quindi deve essere quello di fronte). È che quando leggo la mia mente si figura la scena e la scena figurata non tornava per questo particolare alla fine. Ma ora, invertendo i ruoli, torna!

    Per il resto: quanta poca esperienza ho di tutto questo. Tipo, a volte è tutto chiaro, nero su bianco, e c'è una verità chiara e condivisa da tutti, invece nella vita reale c'è la versione di ognuno. Mi viene da dire che la versione "vera" è quella di Imeria e non si sa se Vincenzo rubava davvero o meno, forse sì, forse no... ma credo sia vero che è stata costretta a rimborsare i clienti sottobanco. Questo particolare mi sa di cose che capitano nella vita reale, di soluzioni pratiche a problemi pratici.

    Lo sviluppo della storia è probabilmente quello che succederebbe nella vita reale. Io sul lavoro non ho mai, neanche lontanamente, avuto "avances". Non che mi dispiaccia eh! Penso che il gruppo dove sono, dove siamo buoni colleghi e amici, ma niente di più, niente ambiguità, niente non detto, niente flirt (almeno, per quanto mi riguarda) è ottimo. Non credo che mi piacerebbe che un collega diventasse qualcosa di più. Troppe complicazioni! E poi, tutti i miei colleghi sono più giovani, quindi nulla da fare, semmai io mi sento la loro mamma o la loro vecchia zia... non una potenziale amante.

    Dai, un racconto gradevole!
    Buona domenica

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    1. Sono semplicemente io che ho fatto male l’esposizione all’inizio, nel senso che dovrebbe essere immediato capire chi è chi, invece ho fatto fare al lettore più lavoro del dovuto. La mia attenuante, se l’accogli, è il poco tempo che ho!

      Il tuo ambiente lavorativo mi sembra ottimo, anche tu mi sembri così dedita e appassionata alla tua professione che vedresti questo genere di questioni come di impedimento. La mia percezione, in generale, è che quasi ovunque se ne sentono di tutti i colori. Almeno, da me se ne sentono... non vorrei dire che è una questione di censo perché anche questo non mi sembra corretto né vero. Dico solo che nel mio ambiente il luogo di lavoro è visto proprio come riserva di caccia...

      Buona domenica anche a te!

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  4. Si è capito che Vincenzo è stato licenziato non perché rubava dalle auto ma perché non si lasciava palpare :-)

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    1. Forse non aveva neanche un gran sedere.

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  5. e Vingenzino poi che fine ha fstto??

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    1. L’intreccio finisce lì, in modo che il lettore possa lavorare di fantasia. È tutto calcolato.

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  6. Bel racconto, Filippo, con i giusti ritmi e dei buoni dialoghi. Alla fine ho pensato "almeno hanno commesso lo stesso "peccato", entrambi i coniugi, e non c'è uno che abbia subito il tradimento!" Non è consolatorio, ma almeno il divorzio è stato causato da tutti e due.

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    1. Non ho pianificato il racconto da capo a coda. Inizialmente tradiva lei, con la scusante, non detta, ma che si poteva capire, che lui era assente. Poi mi sembrava che pochi avrebbero capito la scusante e avrebbero dato a lei un giudizio troppo negativo. Mi è venuto spontaneo aggiungere il tradimento di lui e chiudere col divorzio. Ma sono raccontini, messi giù così, per divertimento.

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  7. Bravo Filippo, un bel racconto !! Mi piace anche il fatto che sei riuscito a modificare la grafica, ora ci sono più spazi e il racconto si legge in modo più scorrevole. Ciao

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    1. Grazie Mirtillo! La grafica è costata qualche notte insonne, anch'io sono soddisfatto. Ciao.

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  8. Bellissimo ed originale questo racconto.
    Complimenti

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  9. il genere non è il mio genere :)
    ma scrivi bene.
    e buon ritmo.
    ciao

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