Viva Maria!

Ieri sera, alla processione, sono stato cattivo con E. Mi ha irritato la sua voce quando si è proposto come portatore della statua di Maria. I padri hanno annunciato che c’era bisogno di portatori appena finita la messa. In città non è come alle feste di paese, dove i posti sotto la statua sono di famiglia o cose del genere, i portatori sono sempre gli stessi. Arrivano in sacrestia con la borsa, come andassero a giocare una partita, si cambiano, si preparano, la sacrestia il loro spogliatoio. Ah, le confraternite! Quanti guai ai parroci! Ieri E. mi è sembrato uno che si mette in competizione. Di competizioni ne ho abbastanza sul lavoro. Non voglio che anche in chiesa mi accadano queste cose. Soprattutto tra amici intimi. Eppure so fin troppo bene che la caccia alle poltrone avviene pure in chiesa. Purtroppo anelavamo entrambi al medesimo compito. Ho rifiutato quando mi ha chiesto se volevo essere sostituito. Deve essere rimasto ferito. Faceva fatica a parlare con me. Mi sono proposto di fare la strada con lui fino alla Metro, al ritorno, e ha accettato, ma con sforzo. Poi si è sciolto. Si è ricordato chi sono, e tutto ciò che abbiamo fatto insieme. Sono a pranzo a casa sua quasi ogni domenica! Forse sono io ad aver sbagliato a non lasciare la statua dopo un pezzo di strada. Gli altri si avvicendavano e facevano cambio. Sono l’unico che si è fatto il tragitto intero. Sono stato io, in primo luogo, a comportarmi male con E. Poi, fuori dalla chiesa, cercavo la sua attenzione e la sua conversazione. Ho esordito con quella che volevo fosse una battuta: “Mi dispiace ma, anche se la spalla mi faceva malissimo, non avrei ceduto il privilegio di portare la statua in nessun caso!”. Non ha accolto bene la battuta. Ci è rimasto male quando ha proposto di fare cambio e ho detto: “No, no, grazie, ce la faccio, non è pesante”. Il sagrato post-messa (post-processione, in questo caso) mi ha sempre terrorizzato. Soprattutto quando ero frate. Quando sei frate sei una specie di animatore da villaggio turistico. Alla fine di qualsiasi celebrazione devi andare sul sagrato a parlare coi fedeli. Devi darti in pasto alla gente. Bramano di parlare con te. Lo capisco pienamente solo oggi che non c’è niente di male. Al tempo in cui ero frate mi lamentavo, dicendo: “La mia è originariamente una vocazione monastica! Solitudine e silenzio!”. Come ero inesperto, giovane, inadatto alla vita di parrocchia. Pensavo fosse un mio diritto non stare lì a parlare. Manco immaginavo potesse essere un piacere. La verità è che il sagrato mi ricordava, e mi ricorda tutt’oggi, i dieci minuti di intervallo delle superiori. I più fighi non restavano in classe, magari a giocare a briscola, ma giravano per le classi a visitare gli amici o, ancora meglio, scendevano in cortile a fumare. Si formavano gruppi. In base a chi erano i tuoi amici eri considerato figo o meno. Se ti spostavi da un gruppo all’altro a salutare eri considerato superfigo. Anche se c’erano certi, cosiddetti mafiosi da cortile scolastico, che stavano fermi al loro posto, ormai assegnato per l’eternità, e non si muovevano, circondati dai loro sgherri. Una buona cosa della processione di ieri sera è stata che, non fregandogliene più a nesssuno delle processioni religiose in città, e passando in mezzo a un quartiere dove c’era la movida e dove, invece di suscitare devozione, abbiamo dato fastidio, non abbiamo dovuto far soste di fronte alla casa di nessun capo mafia.

Sento rumori strani, non mi dire che i muratori del cantiere del palazzo di fronte lavorano pure oggi! Il superbonus 110% è come una grande processione che si ferma a ogni casa. Praticamente ogni palazzo è fasciato da un’impalcatura. Spero non arrivino pure qui!

8 commenti:

  1. Il fatto che ti poni il problema è comunque segno di umiltà. C'è gente che, in un caso analogo, dentro di se penserebbe "Ma che voleva quello? Pensa di avere più diritti di me? L'onore lo hanno dato a me e non devo dividerlo con nessuno, andasse a quel paese!" e magari lo riterrebbe un motivo sufficiente per litigare. Quindi già dimostri maggiore empatia di quanto pensi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E. è uno dei più grandi amici che ho in questo periodo della mia vita, pur avendo lui 78 anni. Un litigio con lui non lo ritengo nemmeno pensabile.

      Elimina
  2. Quando avrai l'occasione giusta gli parlerai serenamente, non mancherà l'occasione per renderlo partecipe di un altro privilegio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In effetti sarebbe la cosa giusta da fare.

      Elimina
  3. Magari avrai occasione di affidare ad E. un altro incarico importante e tutto si risolverà. Saluti

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Pensa che è uscita la mia foto sul giornale ed è stato occasione per lui di tornare sull'argomento, tanto ci teneva. Avrò modo di farmi perdonare spero!

      Elimina
  4. Io le processioni le abolirei. Del resto Qualcuno aveva abolito le statue, a suo tempo. Quindi. a essere onesti, non ci sarebbe proprio niente da portare in processione..

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Coloro che volevano abolire le statue sono i cosiddetti iconoclasti, già combattuti e tacciati di eresia dai primi cristiani. I musulmani sono iconoclasti. Come portare un fiore a un defunto, il culto dell'immagine non è fine a se stesso, ma è un tributo, un gesto di venerazione, verso colui (o colei) che nell'immagine è raffigurato.

      Elimina