Il finale della sceneggiatura

 All the centrifugal ways
our lives fall in and out of place
The Mars Volta

I. Lautaro
Generalmente, nei giorni piovosi non s’allenava. Aveva finito l’U.S. Open con un sesto posto che gli aveva fatto guadagnare 86.000 dollari. Nonostante le gare maggiori si giocassero negli Stati Uniti, Tiziano aveva scelto di restare nella Milano in cui era cresciuto. L’appartamento di Brera gliel’aveva preso il padre ancora a 19 anni, ora, dopo 20 anni, era ancora golfer professionista, itinerante, tutto l’anno, nei più importanti tornei del mondo. Con la morte del padre e l’eredità poteva permettersi di spostarsi, il fuzz di City Life e una signorina di nome Mary Ann l’avevano fatto propendere per un appartamento più ampio al Bosco Verticale, perciò aveva messo in vendita il suo.

Era un’insolita giornata piovosa di inizio giugno quando arrivò Lorenzo. Avrebbe sostituito Fausto, lo storico portinaio, l’estate. Tiziano quel giorno doveva solo riposare, era sceso alle sei per una corsa all’Idroscalo, alle sette e trenta rientrava con la colazione di California Bakery. Vide il signor Fausto mentre spiegava come si apriva la porta del gabbiotto e si fermò. “Salve, Fausto, è questo il ragazzo nuovo?”. “Sono io!”, rispose Lorenzo, “Piacere, Lorenzo”. “Tiziano. Abito al quarto. Ti troverai bene, qui”. “Sì?”. “Certo! Che squadra tieni?”. “Interista!”. “Benissimo! Sai chi abita al portone accanto? Lautaro Martinez, penso lo conoscerai”. “Lautaro? Come no? Un mio mito!”, disse Lorenzo. “Ma... aspetta... che ore sono?”, disse Tiziano e guardò l’orologio. Lo guardò anche Lorenzo, assieme dissero: “Sette e trentasei”. “Aspetta un secondo... vieni”, disse Tiziano.

Si avviò al portone con Lorenzo dietro. Sulla soglia guardò a destra, spalancò gli occhi e si voltò indietro: “Veloce!”. Lorenzo si affrettò e affiancò Tiziano. In quel momento, Lautaro, appena uscito dal condominio, camicia bianca, occhiali da sole e ombrello, passava lì davanti. “Buongiorno, Lautaro!”, disse Tiziano. Lautaro alzò la mano: “Ciao, ragazzi”. “Ciao”, disse Lorenzo. “Questo è Lorenzo, il nuovo portinaio per l’estate”. “Ciao, sono un tuo fan!”. “Ciao, Lorenzo... hai esperienza come portinaio?”. “No, è la mia prima volta”. “Cosa facevi, prima?”. “Ho lavorato in campagna”. “Bravo, un lavoratore. Mi raccomando, trattali bene! Ci vediamo!”. “Ci vediamo!”, disse Lorenzo. Lautaro si allontanò e sparì dietro l’angolo.

“Davvero lavoravi in campagna?”, disse Tiziano. “Certo”, disse Lorenzo, “per due anni”. “Ma... quanti anni hai?”. “28”. “Prima, cosa facevi?”. “Ho studiato Filosofia, ma solo la laurea triennale, a 23 anni ero laureato”. “Non hai fatto altri lavori?”. “Sì, il bagnino in un albergo con piscina, l’estate scorsa”. “Poi?”. “Poi, basta”. “E come passi il tempo?”. “Leggo, faccio sport e sono appassionato di cinema”. “Ho capito: un intellettuale! Immagino abbia scelto questo lavoro per leggere, ma non so quanto potrai, certi condòmini, qua, sono scassa! Chiedi a Fausto!”. “Se sono tutti come te, sono a posto!”. “Grazie, ma non farti illusioni”. “Ci proverò”. “Intanto ti saluto, vado su, faccio colazione e... pensavo di guardare un film. Sono golfer professionista, ho appena finito l’U.S. Open. La prossima gara è tra due settimane”. “Ma dai!”. 

“Dato che sei appassionato di cinema, hai consigli?”. “Certo, lo conosci Lei di Spike Jonze? Lo trovi su Netflix...”. “Spike Jonze... mai sentito...”. “È uno dei miei film preferiti... prova!”. “Va bene! Ti faccio sapere”. “Okay, buona mattinata”. “Anche a te”, disse Lorenzo. “Se avete finito, ti faccio vedere cosa devi fare con la posta!”, disse il signor Fausto dalla portineria. “Sì, certo!”, Lorenzo tornò a lezione.


II. Il manoscritto trovato a Saragozza
Alle dodici e cinque Tiziano scese per andare a mettere qualcosa sullo stomaco. Vide Briganese, l’imprenditore, terzo piano, allontanarsi dal gabbiotto e infilarsi nel portone. Al gabbiotto, trovò Lorenzo che fissava le chiavi di un’auto nella mano. “Allora? Come sta andando il primo giorno?”, disse. “Bene!”, Lorenzo alzò lo sguardo. “Quel signore ha detto di chiamarsi Pier Renato e mi ha detto di portare la sua Tesla all’autolavaggio”, disse Lorenzo. “L’ho detto che non avresti avuto tempo per leggere! Briganese è uno che la gente la fa correre...”. “Dice che ha un pranzo di lavoro e non può far da solo, ma non è questo il problema, sono altri due i problemi...”. “Cioè? Scusa se chiedo...”. “Non preoccuparti. Anzi, ti sto trattendendo. Magari devi andare...”. “Tranquillo, sto solo andando a pranzo. Ah, Lei è bellissimo! Mi è piaciuto, grazie del consiglio”. “Prego! Bene!”, Lorenzo era palesemente nervoso.

“Allora, che problemi ci sono?”. “Dunque... primo, ho la patente solo da un anno e non sono bravissimo alla guida. Secondo, aspetto un pacco Amazon”. “Non hai detto di avere 28 anni?”, disse Tiziano. “Sì”. “E hai la patente da un anno?”. “Sì, ma... è una storia lunga”, disse Lorenzo, “ha a che fare con Schopenhauer”. “Sembra complicato”. “Non lo è”, disse Lorenzo, “è che per un po’ di anni ho pensato che il filosofo dovesse vivere in un certo modo e non seguire le tendenze del mondo”. “Sembra più una cosa da Gesù Cristo”. “Non so, sono ateo” disse Lorenzo. “Anch’io”, disse Tiziano, “meglio lasciar perdere... Te la cavi col cambio automatico?”. “Mai provato”. “Andiamo bene... e questo è il secondo problema? Ah, no! Hai detto che aspetti un pacco Amazon...”. “Già...”. “Ti sei fatto arrivare un pacco sul lavoro il primo giorno?”. “Anche questa è una storia lunga, non voglio disturbarti”.

Tiziano guardò l’orologio. “Pazienza, non ho fame. Dimmi la storia”. “Ieri sera”, disse Lorenzo, “ho ricevuto un’email da quello che considero il mio mentore, il regista e, negli ultimi anni, critico cinematografico, Pirro, Ugo Pirro, non so se l’hai sentito...”. “Mai”, disse Tiziano. “Be’, una sera, nel 2016, lo incontrai a una proiezione di Celluloide, il suo capolavoro, un film che parla della produzione di Roma città aperta, il grande film del neorealismo”. “L’ho visto!”, disse Tiziano, “Dunque?”. “Dunque, Ugo Pirro dai 65 in su ha fatto critica cinematografica per la rivista Segnocinema, punto di riferimento per cinefili, la leggo da quando ho 19 anni. Quando l’ho incontrato, abbiamo scambiato due parole e mi ha dato la sua email, mi ha detto di scrivergli e da allora siamo in rapporto epistolare”, disse Lorenzo. “Fin qui, ci sono”, disse Tiziano.

“L’altra cosa che non sai è che sto lavorando a una sceneggiatura”. “L’avrei immaginato...!”. “Già. Solo che sono ancora al trattamento e sono bloccato, non so come fare il finale”, disse Lorenzo. “Un mese fa ho scritto a Pirro chiedendo aiuto; ieri, ha risposto. Dice di leggere un libro che s’intitola Il manoscritto trovato a Saragozza, sbloccherà, dice...”. “Credo di iniziare a capire...”, disse Tiziano. “Ieri sera”, disse Lorenzo, “era troppo tardi per andare in biblioteca, così ho comprato il libro su Amazon e ho messo l’indirizzo del palazzo. Devo leggerlo il prima possibile, ho fretta... non so come spiegare...”. “Fantastico... hai il blocco dello scrittore e questo manoscritto di Saragozza può sbloccarti”, disse Tiziano. “Più o meno...”, disse Lorenzo, “sì, direi che è così”.

Tiziano restò pensieroso. “Senti”, disse, “sto io in portineria, mentre porti a lavare l’auto di Briganese. Così, se arriva il libro, lo ritiro”. “Ma no!”, disse Lorenzo, “Non posso permetterti di fare una cosa simile. Mi licenziano subito se scoprono che un condòmino mi sta coprendo in portineria!”. “Tranquillo! Ho deciso. Se arriva qualcuno, sistemo tutto io. Tu, piuttosto, preoccupati di non distruggere la Tesla. Va’!”, disse Tiziano. “Sei sicuro?”, disse Lorenzo. “Sicurissimo! Va’!”. “Okay, allora vado e torno”. “Ciao”. “Ciao”. Lorenzo deglutì, strinse le chiavi in mano, sollevò il pugno e partì per il garage.


III. Il Legno 5 Honma
D’Amico aveva chiamato tutta la mattina. “Sareste i primi a vedere l’appartamento, è stato messo in vendita solo cinque giorni fa. Vedrete che è a casa, ha appena finito un torneo e quando piove... non s’allena”, disse alla coppia. Passarono il portone e arrivarono alla portineria, fuori dalla quale, già da lontano, si vedevano due persone in piedi, una ferma e l’altra che andava al garage. D’Amico stava per fare l’ultimo tentativo e guardava lo smartphone; alzando la testa, vide che la persona in piedi era Tiziano. “Signor Meati! Buongiorno!”. Tiziano aguzzò la vista, poi realizzò: “Simone! Come mai qui? Avete un altro appartamento in vendita o in affitto?”, disse. “Ma no, siamo qui per il suo! Ho provato a contattarla tutta la mattina! Poi ho detto: ‘Piove, sarà a casa’, ho proposto ai signori di fare un tentativo e loro hanno accettato”.

Tiziano estrasse il telefono di tasca. Tolse il Non disturbare e vide l’elenco di chiamate. “Stavo guardando un film e ho messo il Non disturbare!”, disse. “Scusa, Simone! Sono proprio terribile!”. “Fa niente! L’importante è che l’abbiamo trovata, avevo ragione a dire che l’avremmo trovata... Stava uscendo? I signori vorrebbero vedere l’appartamento. I primi! È contento?”. “Ma certo! Scusate, quando sono a riposo perdo il senso del tempo. Piacere, Tiziano Meati”, allungò la mano. “Mauro Paciotti”, “Livia Sanluigi”, dissero i due stringendola. “La serratura dell’appartamento è ad attivazione elettronica, solo io conosco il codice. Salgo con voi”. “Perfetto!”, disse D’Amico.

Tiziano digitò il codice, la serratura si aprì ed entrarono. Come la porta fu chiusa alle spalle: “Sapete, sono golfer professionista, nell’appartamento ci sono attrezzature per quasi 40.000 euro”. “Davvero? Sa che anch’io mi diletto di golf nel tempo libero?”, disse Paciotti. “Ah, bene!”, disse Tiziano. “È solo un dilettante”, disse la Sanluigi. “Di mestiere fa l’odontoiatra. Ci siamo sposati un anno fa”. “Possiamo permetterci un appartamento come questo solo grazie a Sanluigi senior, non so se mi spiego...”, disse Paciotti piegando le labbra.

“Sono contento per voi! Vuol vedere il mio Legno 5 Honma Beres?”. “Un Honma? Magari!”. “Vado a prenderlo. Intanto, guardatevi in giro. Entrate, entrate”. “Come potete vedere, già all’ingresso c’è un salone spazioso”, disse D’Amico. I due alzarono lo sguardo e fecero qualche passo. Tiziano tornò con la mazza. “Ecco”, disse; la passò a Paciotti. “Solo questa, costa 5.300 euro”. “Alla faccia! Ci credo: è giapponese...”. Paciotti si mise in posizione. “Provi, provi pure”. Per simulare il colpo, Paciotti sollevò la mazza alle spalle e questa trovò sul suo percorso la tempia della Sanluigi, la quale non fece neanche in tempo a urlare, perse i sensi e cadde.

“Oddio, oddio!”, disse Paciotti. “Cosa ho combinato!”. Una macchia di sangue cominciò ad allargarsi sul pavimento. “Livia! Livia!”, disse dopo essersi chinato. “Dobbiamo chiamare l’ambulanza!”, disse D’Amico. “Prima che arrivino, col traffico e la pioggia, perderebbe troppo sangue”, disse Tiziano. “Aiutatemi a portarla giù, la carichiamo sul mio Cayenne e la portiamo al Policlinico”. “Secondo me, sarebbe meglio chiamare l’ambulanza”, disse D’Amico. Intanto, Paciotti si era tolto la giacca e tamponava la ferita. “È anche colpa mia, siamo in casa mia e ho dato io la mazza al signor Mauro!”.


IV. I lacci magnetici
La prima cosa che Ehzaz fece, quando al gabbiotto non trovò il signor Fausto, fu, come al solito, telefonare. Aveva il suo numero da due anni e sapeva che se non c’era era perché stava lavando le scale o era in giro per commissioni. Quando sentì che era in autostrada verso la Calabria non pensò neanche a fare le telefonate di procedura ai clienti, due pacchi piccoli, piatti, potevano essere lasciati sulla mensola della portineria. Inoltre, aveva poca voglia di lavorare con la pioggia che esacerbava il traffico del centro. Andò via, convinto di non aver fatto nulla di male.

Ferretti, 81 anni, ex proprietario della storica macelleria di via Torino, chiusa da tre anni, odiava Amazon. Vi attribuiva la perdita di accessi al centro storico e dunque anche la prematura chiusura dell’attività di famiglia. Il genero aveva optato per una tabaccheria in periferia, la figlia per la casalinghità. Passando accanto al gabbiotto, vide i due pacchi incustoditi sulla mensola. Alzò il bastone: “Dov’è il portinaio? Sempre assente! Maledetti pacchi in giro dappertutto! Spetta a lui distribuirli e non lasciarli sotto gli occhi di tutti!”, disse ad alta voce, anche se nessuno ascoltava.

Prese i pacchi, andò al portone e li buttò in mezzo alla strada. “A quest’ora il portone dovrebbe essere chiuso!” e lo sbattè, poi prese l’ascensore e salì al proprio appartamento. Due ragazzi, usciti, prima del tempo, dal Liceo Artistico, arrivavano in quel momento e assistirono da lontano. Giunsero ai pacchi, si guardarono attorno, notarono che nessuno passava, li presero. Quando furono dietro l’angolo li aprirono, in uno c’era un libro, un certo manoscritto di Saragozza che fu subito cestinato, nell’altro due paia di lacci magnetici per le scarpe da ginnastica, ultima trovata fra le cinesate amazoniane. “Wow, che culo! Un paio a testa!”.


V. La Tesla Model S
Briganese tornò da pranzo alle due e dieci. In portineria non c’era nessuno. Volendo vedere se l’auto era già al proprio posto, notò gocce rosse dall’ascensore al garage. Lorenzo entrò in quel momento. “Signor Pier Renato...”. “Dov’è l’auto?”, disse Briganese prima di rendersi conto che nella mano di Lorenzo c’era un foglio. “Cos’è quello?”. “Signor Pier Renato, purtroppo è successa una cosa...”, disse Lorenzo. “Cosa hai combinato alla mia Tesla?”.

Lorenzo mise in mano a Briganese il foglio. “Non ho fatto niente... mi hanno tamponato. Ho fatto una frenata brusca e... mi hanno tamponato, ecco la constatazione amichevole”. “La mia Tesla Model S! Ha solo un anno!”. “Mi dispiace...”. “Almeno hanno riconosciuto la colpevolezza o ti sei fatto prendere in giro?”. “È tutto a posto”, disse Lorenzo, “la signora aveva i figli con sé, ha detto che si è girata per rimproverarli perché urlavano, quando di nuovo si è girata ha visto che ero fermo e non ha fatto in tempo a frenare...”. “Menomale!”, disse Briganese, “almeno, paga l’assicurazione”.

Briganese mise la constatazione in tasca e si avviò all’ascensore. “Pulisci le macchie”, disse indicando. “Okay, signor Pier Renato”, disse Lorenzo. Appena Briganese fu sparito, Lorenzo prese il telefono e guardò l’email; il pacco era stato consegnato a un receptionist di nome: “Fausto”. “Com’è possibile?”. Guardò nel gabbiotto: nulla. Aprì l’app Amazon, selezionò Compra di nuovo e acquistò, mettendo, stavolta, l’indirizzo di casa.

La pioggia stava per smettere.

21 commenti:

  1. Sembra una puntata di Fargo. ;)

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    1. Vidi il film cent’anni fa... la serie non so com’è... nel dubbio prendo il commento come positivo.

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  2. Bello! Letto d'un fiato!
    Eclettico oserei dire, e inaspettato nel suo sviluppo.
    Concordo, sempre meglio mettere l'indirizzo di casa, o ancora meglio: scegliere il punto di consegna amazon. :)
    Così si va sul sicuro!!!!
    Buona domenica

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    1. Mi piacerebbe scrivere in modo più pulito e lineare, ma per il momento mi esce così...
      L’indirizzo di casa è il massimo, sopratutto quando hai una coppia di vicini pensionati che abitano al piano rialzato!

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  3. Certo che è positivo.. in particolare l'accavallarsi di situazioni ..

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    1. L’accavallarsi di situazioni funziona, tiene alti ritmo e attenzione, ma non è facile renderlo a parole.

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  4. Il film era "Tutto in una notte", questo potrebbe essere "Tutto in un pomeriggio".

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    1. Il punto di riferimento sono le tue strisce autococlusive...

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  5. e poi
    e poi
    come finisce??
    se sblocca, nse sblocca?

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    1. Eeee quante cose!
      Metto in lavorazione un sequel...

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  6. Credo di averti detto diverse volte che la naturalezza con cui scrivi è il tuo punto di forza. Storie così, sgrassate e perfezionate, farebbero la tua fortuna! :) Si potrebbe immaginare un sequel del racconto, oppure l'elaborazione di tutta una trama che viri verso il romanzo. ;)

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    1. Ciao Marina, dalle tue parole deduco ti sia piaciuto, speriamo!
      La mia etica è sempre stata quella di non scrivere per soldi, la verità è che non sapevo come fare... sto ancora allenandomi. Ad esempio, il racconto è stato un esercizio di costruzione di una piccola trama, non dico quanto c’è dietro la scarna narrazione finale! Pian piano sto acquisendo un metodo...
      Primo, devo capire la volontà di Dio, credo non sia un caso che per farmi prendere la croce quotidiana voglia che faccia il corriere, penso voglia che mi sforzi di usare più il tempo libero. Secondo, il mio ideale è Čhecov, mi ispira anche Ariano Geta coi suoi mini racconti autoconclusivi... non so se il romanzo sarebbe una forma adatta a me...

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    2. Certo si, mi è piaciuto molto. Lo trovo autentico, nel senso che non è impostato come tanti racconti che si leggono oggi. Continua ad allenare il tuo estro e la scrittura come suo strumento 😉

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    3. Non è che abbia grande estro... è questo il problema, non sono uno la cui immaginazione vola... però sto trovando un metodo, partire dai personaggi, immaginare una situazione in cui farli interagire, ecc., magari così riesco a creare qualcosa di buono! Grazie dell’incoraggiamento!

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  7. Bravo ! Sembra un capitolo di un racconto a puntate ! Vedo che hai messo anche un bell'avatar !! Avanti così ! Ciaooo

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  8. fitto di termini e riferimenti a cose che non conosco.
    per me quindi un po' ostico da capire.
    buono stile, adeguato.
    lieto giorno

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    1. La mia testa è piena di riferimenti pubblicitari per via che sono in parte vittima del mondo che mi circonda. L'unica cosa che consiglierei è 'Il manoscritto trovato a Saragozza', gran libro. Lieto giorno anche a te.

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    2. le vittime spesso hanno una propensione in tal senso :)
      per restare in tema: sto leggendo un libro di schwarz-bart: l'ultimo dei giusti.
      ciao

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  9. Ma che bello! È l’inizio di un romanzo, così lo vedo io e spero continui. 👏🏻👏🏻👏🏻
    sinforosa

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