Quando si allineano le stelle

“Buon Natale! Ciao, Vincenza!”.
“Barto... hai tempo?”.
“Guarda, sto proprio iniziando a mangiare...”.
“Bartolomea... qui è un disastro...”.
“O Dio, cos’è successo? Scusa, papà, ti spiace se mi alzo un attimo? ”.
“Veramente stiamo iniziando a mangiare, dai, il pane va mangiato caldo!”.
Bartolomea copre lo speaker. “Vedo solo cosa c’è, un secondo!”.
Si alza, va verso la porta che dà sulla cucina, si ferma con le spalle al padre.
“Eccomi! Allora, Vincenza, dimmi tutto!”.
“Sei sicura che puoi parlare? Se no, ci sentiamo dopo”.
“Ma certo! Dimmi! C’è solo mio padre, che ha preparato un sacco di roba e ci tiene, lo sai com’è...”.
“...c’è un’altra... Tito...”.
“Come, c’è un altra? Un’altra donna?”.
“È arrivato un messaggio Whatsapp con gli auguri di Natale. Ha fatto finta di niente. Gli ho chiesto di chi è e ha detto: ‘Un collega, non lo conosci’... ed è andato di là”.
“Ma chi, Tito? Non ci posso credere! Sei sicura?”.
“Adesso mi stanno chiamando... vado, è pronto. Scusa, scusa, se ti ho disturbata. Torna pure da tuo padre. È che... è proprio un disastro. Poverino, ti starà aspettando, lì da solo! Qua sta andando tutto a rotoli, Barto...”.
“Non preoccuparti, dopo parliamo, ok? Chiamami appena puoi. Buon Natale”.
“...”.
Bartolomea si siede. “La Vince...”. 
“Qualche problema?”. 
“Lasciamo perdere, poi ti spiego...”. 
“Mangia il salmone, il pane va mangiato caldo”. 
“Mmmh, buono!”. 
“Buono pane-burro-e-salmone, eh? Tua madre lo faceva sempre, a Natale”.
“È buonissimo...”. 
“Cos’ha la Vince?”. 
“Non s'è capito niente, per me è fissata... Il problema è che da quando è nel nuovo ospedale, da sola, non si trova bene. C’è una collega più brava che la tormenta, non si capisce..”. 
“Perché, la Vince non è brava?”. 
“Ma sì, è brava, fa il suo lavoro, però... evidentemente, in un ambiente nuovo, senza amici, la competizione è alta...”. 
“Certo, non può esserci dappertutto il clima del Policlinico, nei piccoli ospedali...”. 
“Non doveva andare dietro al suo Tito. Cambiare città non è una barzelletta... eravamo una squadra...”. 
“Eh, l’amore è così, acceca!”. 
“Ottime queste acciughe, dove le hai prese?”. 
“Da Negrisoli, ho voluto provarle, di solito le prendo al mercato, queste costano il triplo...”. 
“Sono fantastiche!”. 
“Menomale, dai... Che effetto ti ha fatto quando la Vince è andata via?”. 
“Papà, non so, cosa vuoi che ti dica?”. 
“Le hai insegnato tutto”.
“Cosa vuoi che le abbia insegnato? Non le ho insegnato niente!”.
“Eravate inseparabili... e sappiamo che la bambina prodigio sei tu!”. 
“Dici così, solo perché sei mio padre”. 
“Non fare la finta modesta. I premi di scherma in quella stanza, le borse di studio parlano chiaro, per non parlare delle vite che hai salvato!”.
“Papà, è grazie a te se sono a questo punto”. 
“Sono pronti i gamberoni”.
“È che... me la sarei aspettata più forte”.
“Tua madre li faceva sempre”.
“Da quando è arrivata in ospedale ha fatto passi da gigante... Papà, quanti ne hai fatti?”.
“Un chilo”. 
“Ma sono troppi! Ce la facciamo a mangiarli?”. 
“Io non ne mangio, lo sai che non posso”.
“Devo mangiarli tutti io? Sei fuori!”.
“Non puoi lasciarli lì, stasera non sono più buoni”.
“Papà, non ce la faccio!”. 
“Inizia a mangiarli, che vanno mangiati caldi”.
“Mi scotto le dita!”. 
“Aspetta un attimo... poi c'è il vitel tonné”. 
“No, io non ce la faccio. Il vitel tonné lo mangio stasera”.
“Ma se stasera andiamo dai nonni!”. 
“Ah, già... La Vince è lì con tutta la famiglia. Sono un bel po’, loro”. 
“Dille di venire con noi, stasera. Così potete parlare”. 
“Non so, anche lei avrà parenti da cui andare”. 
“Il vitel tonné lo portiamo dai nonni, al massimo lo lasciamo a loro”. 
“Non capisco perché la Vincenza non riesca a sfondare. Buoni questi gamberoni. Quand’era qui, era la migliore neurologa dell’ospedale. Le sue diagnosi sono state fondamentali in tutti i miei interventi, per non parlare delle cure... Non ho salvato vite da sola, papà. È stato anche merito della Vincenza”.
“Sì, ma... buoni, eh? Le hai insegnato tutto tu... la vita in ospedale... quando era arrivata era poco più di una matricola...”. 
“Non penso di avere tutto questo peso”. 
“Ascolta tuo padre, che ti vuole bene e ha sempre sostenuto la sua bambina in tutti questi anni. Sei il miglior neurochirurgo che c’è oggi in Italia, e questo non è frutto solo del duro lavoro...”.
“Duro lavoro che hai fatto anche tu, papà, col sostegno, la pazienza...”. 
“Lascia perdere, il tuo è talento, genio, come vuoi chiamarlo...”.
“Papà...”. 
“Lasciami finire. La Vincenza non è come te, Bartolomea, non ha le tue doti, il tuo dono. Quando era al Policlinico si è attaccata a te e non ho niente da dire sul vostro rapporto... bellissimo... e oltre ad aver imparato tutto del mestiere, ha anche avuto la tua protezione, la protezione della tua anzianità... Le hai dato tutto... Vuoi che dica cosa penso? Lasciare tutto questo, per seguire un Tito qualsiasi a Perugia, è una mossa da cervello di gallina. Si credeva arrivata, e invece in un piccolo ospedale la stanno mettendo sotto i piedi. Un po’ di gorgonzola? Tua madre lo adorava!”.
“No, grazie, sono piena”. 
“Va be’, lo strudel lo mangi, l’ho fatto apposta. Se no, c’è il gelato”.
“Davvero, non ce la faccio più”. 
“Ma neanche due noci, ci sono i datteri, il torrone... la frutta? Neanche la frutta?”.
“Sto esplodendo! Voglio chiamare la Vincenza”. 
“Aspetta un po’, sarà a tavola”. 
“Ma sì... Spero solo che regga... Sembrava così tragica... Se davvero Tito l’ha tradita è la fine!”.
“Partitina?”.
“Dai!”.
“Bartolomea, figlia mia, ti voglio bene, è Natale, lasciatelo dire... sono orgoglioso di te... lo sarebbe anche tua madre!”.
“Papà... grazie, anch’io ti voglio bene, sei sempre stato il miglior papà che si possa avere. Dove sono arrivata è soprattutto merito tuo. Mi hai fatto da papà e da mamma!”. 
“Non mi far commuovere...”. 

“Ciao”. 
“Ciao...”. 
“Allora? Come sta la miglior neurologa di Perugia?”.
“La peggiore, vorrai dire...”.
“Dai, non buttarti giù! Devi solo ingranare...”. 
“Non riesco... qui è diverso dal Policlinico, un altro pianeta. E quella pazza ce l’ha con me, vuole annientarmi, è troppo competitiva...”. 
“Posso immaginare... ma voglio che ti renda conto che anche qui le cose non sono le stesse senza di te... eravamo una squadra... non so... le stelle si sono allineate...”. 
“La verità è che continui a macinare successi, mentre io sono regredita... è difficile spiegare... mi sto rendendo conto che senza te sono nulla... come se dovessi ricominciare da capo... mi hai insegnato tutto... vivevo alla tua ombra...”. 
“Non dire così... hai le tue capacità, la tua vocazione... devi sempre ripartire da lì...”. 
“Facile parlare, per la miglior neurochirurga d’Italia!”. 
“Vincenza... sai meglio di me che certi giudizi lasciano il tempo che trovano!”.
“Con Tito non va, Barto... sembra non più interessato a me... è fra le nuvole...". 
“Cos’è quella cosa che hai detto prima, del messaggio...?”. 
“Ma niente... alla fine l’ha mostrato, era un collega... appena arrivato... straniero... non so perché ci ha messo tanto...!”.
“Non sarai paranoica? I nostri discorsi sulla gelosia...?”.
“Non sono gelosa, è che... si è allontanato. Secondo me non mi rispetta più!”.
“O Dio... Vincenza, guarda che queste sono paranoie! Voglio che tu sappia una cosa, ascolta... Il Policlinico sarà un ambiente a sé, privilegiato, se vuoi, ma ciò che è successo nel periodo in cui sei arrivata tu non si è più ripetuto... eravamo davvero una squadra... Angelario primario, il pool di infermieri, il contorno... affiatatissimo! È stato un gruppo messo assieme dalle stelle... ha tirato fuori il meglio da ciascuno”.
“Sì, ma... io... tu...”. 
“Ascolta, Vince, fammi finire. Ciò che voglio farti capire è che oggi non è più così, il gruppo è disperso, tu non ci sei più... non è più come prima”. 
“Sì, ma è pur sempre il Policlinico, dove si fanno grandi cose...”. 
“Lascia perdere, Angelario è in Svizzera, il primario è Giuliazzi, ho tutti contro, non sai in che condizioni lavoro...”. 
“Tanto il successo non è mutato...!”.
“Ringrazio il cielo per questo!”. 
“Bartolomea, non credere sia invidia. Ti voglio troppo bene. Mi hai dato tutto. Sono quello che sono grazie a te. Gioisco con te e con l’intero mondo clinico per i tuoi miracoli. Il problema è che sto affondando! Non ho il tuo carattere e nemmeno i tuoi doni, sono una professionista di medio rango. Mi rendo conto ora che quando ho iniziato non sapevo neanche cosa facevo... sei stata il mio mentore. Da sola non ce la faccio a difendermi da quell'invasata della Mastroianni...! È troppo brava, e mi odia! Il resto del reparto mi ignora. È come se il mio curriculum valesse nulla! Tutto ciò che ho fatto al Policlinico è carta straccia!”.
“Non devi lasciarti abbattere! Fa’ il tuo dovere, e vedrai che tutto andrà a posto. Non dobbiamo sempre essere i migliori. Basta mandare avanti la baracca...”.
“Lo dici, ma non lo pensi, non fare la condiscendente con me, so che per te il lavoro è la vita, non c’è giorno in cui non dai il meglio...”.
“Perché non fai anche tu così? Da’ il meglio e non scoraggiarti per i salti indietro”.
“Hai ragione, hai ragione, so che hai ragione!”. 
“Vedrai che tutto andrà bene, continua a guardare avanti e non fermarti. A proposito... cosa fai stasera?”. 
“Cosa vuoi che faccia? Resto in famiglia, da noi usa così. Tra poco c’è la tombola”.
“Sono contenta tu sia sempre legata alla famiglia...”. 
“La mia famiglia è tutto. Lo sai. Anzi, ho fatto un errore ad allontanarmi da mia madre. Domani si va dagli zii di Tito, in serata si parte per Perugia”. 
“Mio padre ha suggerito di invitarti con noi dai nonni, stasera, ma l’ho detto che non ce la fai”. 
“Che tenero! Ringrazialo! Purtroppo non riesco, abbiamo tutto programmato”. 
“Vincenza... lo sai che ti stimo più di chiunque altro. Sei la mia migliore amica. Dopo mio padre, sei la persona più importante che ho. Non ti voglio bene, di più!”.
“Grazie, Bartolomea, le tue parole sono corroboranti. Anch’io ti voglio bene come alla mia anima. Le ragazze come me si attaccano a un uomo come Tito, sai che dev’essere così, non posso essere come te, sogno il principe azzurro, mi rendo conto di aver fatto un errore a lasciare ciò che avevamo, per Perugia... Bartolomea...”.
“Non occorre tu dica altro, ho capito tutto. Vincenza, nella vita occorre fare scelte. Non affliggerti. Continua a lavorare come sai. Se con Tito le cose non funzionano, non sarà un dramma. Ci sono milioni di Titi al mondo”.
“Hai ragione, hai ragione, so che hai ragione”.
“Buon Natale, Vince, goditi i tuoi e a presto”.
“Buon Natale, Barto!”.

***

“Ciao Vince!”.
“Ciao! Hai letto?”. 
“Cosa?”. 
“Non hai letto le notizie?”. 
“Non ancora...”.
“C'è un articolo sul Messaggero. Assalto a due gay a Roma”. 
“Assalto a due gay?”. 
“Sì!”. 
“A Roma?”. 
“Sì!”. 
“Da parte di chi?”. 
“Militanti di Forza Nuova. Li hanno arrestati; o meglio, due li hanno arrestati. Erano in gruppo”. 
“Non so niente...”. 
“Indovina chi è uno dei due?”. 
“Uno degli arrestati...?”. 
“No! Uno dei gay!”. 
“O Dio... chi?”.
“Non indovini?”. 
“Non so... qualcuno che conosco?”.
“Sì!”. 
“O Dio, chi?”. 
“Dai!”. 
“Non ne ho idea!”. 
“Lo dico?”. 
“Dillo!”.
“Tito!”.
“Tito?”. 
“Sì!”. 
“Eh?”.
“Tito!”. 
“Ho capito!”.
“Tito era a Roma con Horn!”. 
“Chi è Horn?”. 
“Un collega. Gay!”. 
“Ah! Forse ho capito!”. 
“Hai capito adesso?”.
“Credo di sì...”. 
“Sono andati a Roma per il congresso GA-GI. Li hanno trovati mentre si baciavano a Trastevere”.
“Quelli di Forza Nuova...”. 
“Sì, gliel’hanno date, 15 giorni di prognosi”. 
“Nooo!”. 
“Sì!”. 
“Non ci credo!”.
“Eppure...!”.
“Il tuo fidanzato non solo è gay, ma va a finire sul giornale...!”. 
“Tu pensa!”. 
“C’è poco da stare allegri!”. 
“Io lo sapevo!”. 
“Che era gay?”. 
“Certo!”. 
“Da quando?”.
“Da Natale! Ti ricordi?”. 
“Sì, ricordo!”. 
“Era lui. Era Horn!”. 
“Il famoso messaggio!”.
“Quello!”. 
“Pazzesco!”. 
“Me lo sentivo!”. 
“Eri convinta non ti rispettasse più come dottore!”. 
“Infatti!”. 
“Invece è solo dell’altra parrocchia!”. 
“Mi dispiace per lui. Davvero. Finire sui giornali...”.
“Quanto ha influito sulla tua autostima...”. 
“Già ero nei casini, ci mancava solo il fidanzato gay. Capisci perché era distratto?”. 
“Già...”.

***

“Ciao Vincenza, buon Natale!”.
“Buon Natale anche a te. Sai cosa? Corrado dice che vuole conoscerti”.
“Ma certo, volentieri! Anche a me farebbe piacere finalmente conoscerlo, questo Corrado”.
“Sai, Barto, mi sa che ci siamo!”.
“Sarei davvero felice per te, Vince. Ti considero una sorella, la tua felicità per me è importantissima”.
“Mi sto dando davvero da fare. Mi fermo in ospedale anche dopo l’orario di lavoro, se necessario. La Mastroianni è rimasta colpita. È vero che è lei l’indiscussa regina dell’ospedale, ma almeno i rapporti sembrano meno glaciali”.
“Menomale...”.
“Sto iniziando a ottenere un po’ di rispetto... Le mie diagnosi sono risultate infallibili al 90%. Mi sono davvero rimboccata le maniche”.
“Dormi, almeno?”.
“Quattro, cinque ore. Sono distrutta. Non so come faccio a reggermi in piedi”.
“Sta’ attenta, la mancanza di concentrazione può compromettere il lavoro”.
“Lo so, Barto, lo so. Al momento va bene così. È l’unica occasione che ho. È la mia vocazione, non l’ho dimenticato. Se è la mia vocazione, devo dare tutto. Non posso pensare di lavorare all’acqua di rose e che tutto mi venga dato in grazia. Devo metterci del mio. Quando ero al Policlinico, vivevo alla tua ombra. Qui ho davvero dovuto tirare fuori tutto ciò di cui sono capace”.
“Sono orgogliosa di te, Vince. Ma temo per la tua salute, non starai dando troppo? Non rovinarti”.
“Da che pulpito! So che non pensi ciò che dici. Ti preoccupi per me e mi consideri ancora una bambina. Ma sei la prima a dare tutto sul lavoro”.
“Dormo sette ore, Vince. Non mi esaurisco”.
“È perché non hai bisogno di esaurirti, ti riesce tutto facile”.
“Be’...”.
“Non volevo dire facile. So quanto ti spendi per il lavoro. Ciò che volevo dire è più facile. Sappiamo entrambe che hai doni che pochi hanno”.
“Grazie, Vincenza”.
“Niente ringraziamenti, è realismo. Sei un prodigio, mentre altri, anche solo per ottenere una parte di ciò che ottieni tu, devono sudare sette camicie”.
“Non so che dire... Voglio solo il tuo bene. Corrado è davvero quello giusto?”.
“Credo di sì, Barto, l’ho trovato! Insieme stiamo benissimo. In più, è di sostegno. In reparto è sempre presente e, anche se è solo caposala e non un dottore, ha autorevolezza. Lo rispettano. Poi, mi ama e crede in me! Non come Tito... mister Assicurazioni Generali aveva proprio la testa da un’altra parte...”.
“Sono così felice per te. Capisco che il compagno della vita per te è una componente decisiva. Con l’uomo giusto accanto, puoi fare miracoli”.
“È così! Davvero ormai sono rispettata e ascoltata. I risultati sono buoni. Come ho detto, ho lasciato una buona impressione sulla Mastroianni quando in occasione di un intervento di Craniofaringiomia, nel quale il mio apporto è stato fondamentale. Mi sta costando essere al livello della situazione, però questa è la mia vocazione, finalmente do risultati. Non è come quand’ero al Policlinico, però... Sono indipendente”.
“L’ho detto, le stelle si sono allineate...”.
“Hai ragione, hai ragione, so che hai ragione. Barto, ringrazio il cielo per aver trovato un’amica come te”.
“Anch’io Vince. All’inizio mi è sembrato di farti da mamma”.
“Ti è riuscito benissimo! Dev’essere perché la mamma non l’hai avuta, allora sei stata per me una speciale figura materna”.
“Da quando sei andata a Perugia non ho più potuto farti da mamma. Hai dovuto cavartela da sola. Finalmente...”.
“Finalmente!”.

6 commenti:

  1. Amici come Bartolomea sono difficili da trovare. A volte mi chiedo se esistano davvero persone così disinteressate e sempre pronte a sostenerti nel momento del bisogno, o se sono solo un'illusione...

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    1. Secondo me esistono, sono poche ma esistono. Resta da stabilire se il sentimento è umano, che è credo, il caso di Bartolomea verso Vincenza e viceversa, una sorta di innamoramento, a livello amicale, s'intende. O se è soprannaturale... un certo livello di dono di sé può avvenire, a mio parere, solo quando agisce in noi l'Amore, Dio, che è l'unico illimitato.

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  2. Anonimo15/9/22

    Molto molto bello ciò che hai scritto in risposta ad Ariano .Sembra tu sappia bene questo genere di argomento,e rimane un mistero perfino a me da cosa lo capisco io:)

    Non ho seguito dall'inizio , scusami è un tuo racconto diviso in più parti?

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    1. Sì è una specie di racconto, ma mi è venuta fuori più che altro una serie di telefonate...

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  3. Mi sembra che qui, malgrado i vari discorsi sul mangiare eccetera eccetera, la vera protagonista è la Vincenza (con una piccola parentesi su Tito)... La Vincenza, che si ritrova catapultata (vabbè, l'ha voluto lei) in un ambiente competitivo che ci mette un po' ad alleggerire la morsa su di lei.... È già qualcosa, detesto la competizione, anche se forse la Vincenza la prende un po' troppo sul serio...
    I gamberoni ogni tanto mi capita di mangiarli, sono buoni, anche se talvolta è antipatico trovarseli lì davanti sul piatto e doversi ingegnare a tirar fuori la parte commestibile dai carapaci... competizione persino a tavola, cribbio! 😳

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    1. Nella mia testa il protagonista era per così dire il rapporto tra Bartolomea e Vincenza, due persone diverse che il destino ha fatto incontrare. Ma visto che me lo fai notare, in effetti il personaggio che vive più 'stravolgimenti' è Vincenza. Mi spiace non essere riuscito a passare il messaggio, ma se si considera cosa le due hanno vissuto quando lavoravano insieme al Policlinico, si capisce che la partenza di Vincenza sia stata uno 'stravolgimento' anche per Bartolomea.

      Per quanto riguarda la competizione, sono d'accordo con te. Purtropppo su molti luoghi di lavoro, e in generale è così. Ricordo uno sciopero a cui partecipò Landini, segretario generale Cgil, il quale citò il suo mentore, un vecchio sindacalista, il quale diceva una cosa come: "Sogno un mondo del lavoro in cui non ci sia competizione tra i lavoratori".

      I gamberoni sono buoni, ma che lavoraccio!

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