Un poʼ leggi, un poʼ scrivi

Mi metto a scrivere per il semplice fatto che non voglio essere solo consumatore, ma anche produttore.

Essere consumatori è essere passivi, assorbire, prendere, ricevere.
Essere produttori è essere attivi, lasciare andare, faticare, dare.

Ho appena letto una frase in Guerra e pace che mi ha colpito. È riferita a Franz, lʼimperatore austriaco, che nei primi capitoli della guerra il principe Andrej deve incontrare in qualità di messaggero. Un amico austriaco fa ad Andrej una breve introduzione dellʼimperatore prima che lo incontri. “Non ama e non sa parlare”. Infatti poi nel breve incontro lʼimperatore si limita a fare in fretta solo qualche domanda.

La frase mi ha colpito. Anni fa, leggendo Platone, ricordo di aver raccolto la nozione che un segno di natura aristocratica è quando uno tende a parlare molto. Non è come dice la gente comune oggi, che quando uno parla molto è logorroico, non si può sopportare, si soffre a stare ad ascoltarlo, ecc. In realtà la tendenza a parlare è un buon segno, addirittura un segno aristocratico. Chi parla molto ha tendenza a dare.

Lʼuomo silenzioso e ascoltatore è anche lʼuomo che ama le ricchezze. Lʼuomo che tende ad accumulare. A prendere più che a dare.

Rivedendo tutto questo in chiave cristiana, trovo in me stesso una natura non tanto buona. Infatti tendo a essere silenzioso e dicono che sono un bravo ascoltatore. Non sono neanche tanto bravo a parlare. Per questo sto zitto e mi rifugio nella scrittura.

Agatone è un personaggio di un dialogo platonico, Simposio. In Platone Agatone è la quintessenza del personaggio aristocratico, un uomo benevolo, pieno di qualità, benefattore verso la città e gli amici, parlatore, anzi, produttore di tragedie recitate davanti al pubblico dellʼintera città di Atene.
La radice del suo nome è la stessa della parola agape, amore, carità. (Agathos in greco vuol dire: “Bene”). Questo amore non è il cosiddetto amore romantico, Eros, cioè lʼamore di chi non ha verso chi ha, del povero verso il ricco, del brutto verso il bello, in poche parole di chi non ha i beni verso chi è in possesso dei beni. Questo amore, Agape, è lʼesatto contrario, è lʼamore di chi ha verso chi non ha, lʼamore del ricco verso il povero, lʼamore del bello verso il non bello, ecc.

Cʼè una differenza tra amante e amato. Lʼamante non ha e vuole, chiede, prende, riceve. Lʼamato ha e dà, consegna, risponde, dona, rilascia.
Consultare Simposio di Platone, in particolare il discorso di Socrate, che è il sesto di sette, ossia il penultimo (lʼultimo è quello di Alcibiade, che è lʼunico convitato che decide, invece di fare lʼelogio di Eros, di fare quello di Socrate).

Questo mistero è grande (cf. Ef 5, 32). Bisogna conoscere bene la distinzione fra questi due tipi di amore. Uno va dallʼalto verso il basso, lʼaltro dal basso verso lʼalto.

Lʼamore che va allʼalto verso il basso è agape, carità. Lʼamore cristiano. Dio.
“Dio è amore”,  “οτι ο Θεος αγαπη εστιν” (1Gv 4, 8; 1Gv 4, 16).

Tendo a dare poco soprattutto perché sono convinto che ciò che ho da dare non sia buono. Ma questa è solo una scusa che dico a me stesso e agli altri, pur di non dare.

Anche Seneca dice a Lucilio nelle Lettere a Lucilio: “Un poʼ leggi, un poʼ scrivi”.

Non dobbiamo limitarci a scrivere o a leggere: la prima attività, parlo dello scrivere, riduce ed esaurisce le forze; la seconda ti snerva e ti spossa. Bisogna, invece, passare dall'una all'altra e contemperarle in modo che la penna riconduca a unità quanto si è raccolto con la lettura. (84, 2)

2 commenti:

  1. Credo che oggettivamente parlando siamo tutti più propensi all'egoismo che alla compassione, io per primo. Il concetto che "parlare molto" equivalga a "dare molto" non mi trova del tutto d'accordo, dipende parecchio dal contenuto. C'é gente che passa le ore a parlare del nulla, e può comunque essere interpretato come una forma di "dare" (dare convivialità) ma nel complesso è parecchio vuoto. E poi c'è anche chi parla per ore ripetendo ossessivamente messaggi di egoismo...
    Valuta il tuo "dare" non solo in termini quantitativi (che comunque ha la sua importanza perché a volte c'è la persona che ha solo voglia di scambiare due parole per sentirsi meno sola, due parole anche di poco conto, nulla di profondo, ma comunque avere la possibilità di avere un'interazione con un altro individuo, e se tu gliene dai la possibilità e parli con lui fai una piccolissima "opera buona"). Valuta con attenzione i contenuti delle tue parole. Hai dato un messaggio di speranza a qualcuno che ne aveva bisogno? Anche se hai usato poche parole, credo che sia comunque una cosa buona, no?

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    1. Certo. Ma riuscire a fare del bene con le parole non è una cosa facile. È come scrivere, bisogna usare molta misura, tagliare molto...
      In effetti è vero, ora che mi ci fai pensare mi rendo conto che cʼè un ‘parlare moltoʼ egoistico. Bisogna sempre vedere se con le proprie azioni (tra cui parlare) lo scopo è fare del bene a se stessi o farlo agli altri. A volte è difficile capirlo.
      Ad esempio se guardo il mio stesso tenere un blog, penso che ci sia un misto di dare e prendere. Ogni tanto mi sembra di avere nozioni o, chiamiamole così, consapevolezze che penso aiuterebbero chi legge. Ma difficilmente riesco a trasmetterle in modo puro, come farebbe un professore, diciamo... cʼè bisogno sempre di mischiarle con la richiesta dʼaiuto, col “pregate per me”, con la parte del testo che sembra uno sfogo...

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