I tempi di Maria

Ultimamente mi sono abituato soprattutto a pregare Gesù, perché Gesù è Dio. In passato, agli inizi della mia conversione, mi rivolgevo semplicemente a: “Dio”. “Dio” è la parola che ci è stata data per riferirci a quellʼentità che è al di sopra di tutte le altre entità, non solo, Dio è quellʼentità che è lʼorigine di tutte le altre entità.
Immaginiamo che tutti gli elementi dellʼuniverso siano disposti a piramide. Dio sta sulla punta. Immaginiamo poi unʼaltra piramide, quella costituita dai nomi degli elementi dellʼuniverso. Perché un conto sono le entità, visibili e invisibili, che costituiscono lʼuniverso, un conto sono le parole che abbiamo deciso di attribuire a tali entità.
Secondo gli antichi le parole che si riferiscono a ciascuna entità, ossia i nomi, sono dono degli dèi, dono divino.
È evidente ad ogni modo che essendo uno lʼuniverso, una è anche la lingua che a esso si riferisce. Definiamo lingua insieme di nomi. Per quanto riguarda i verbi, essi non sono altro che le parole che si riferiscono al movimento delle entità a cui si riferiscono i nomi. E nome più verbo costituisce lʼessenza della lingua. Lʼunione di nome più verbo è ciò che in Sofista, dialogo platonico, è addirittura chiamato: “Logos”. Non è poca cosa tenere presente questa cosa, se teniamo presente anche che il primo verso del Vangelo di Giovanni, ossia il più grande documento teologico mai messo su carta, dice: “In principio era il logos”, “ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος”... Ma chi non conosce Platone può andare dal buon Chomsky il quale nel secolo scorso ha parlato di grammatica generativa facendo emergere con questo concetto la natura essenziale dellʼunione tra nome e verbo. Aggettivi, avverbi, congiunzioni e altri ammennicoli non fanno parte dellʼessenzialità del linguaggio, ma sono derivati di nomi e verbi e delle loro unioni.
Si potrebbe dire, restando nella filosofia antica (Aristotele, che è come dire: Platone), che già i verbi sono derivati dai nomi. Un albero è tale in quanto albera (voce del verbo alberare); un uomo è tale in quanto uoma (voce del verbo uomare). Il nome si riferisce allʼentità ferma, il verbo allʼentità in movimento. Lʼazione è già insita nel nome. Il verbo: “camminare” sarebbe il movimento implicito dellʼentità il cui nome è: “camminamento”.

La lingua è quindi una, anche se ogni parola ha poi varie versioni.

Ci sono quindi due piramidi. Una, la principale, è costituita dalle entità interrelate tra loro che costituiscono lʼuniverso. In cima, come si è detto, cʼè Dio. La secondaria è la piramide dei nomi che a tali entità si riferiscono.
Lasciamo perdere per ora che pure i nomi, a loro volta, sono poi entità che fanno parte dellʼuniverso. Basti dire per ora che sono entità secondarie in quanto componenti della piramide secondaria.
Questo è il cosiddetto Realismo, difeso da Aristotele – che è come dire: Platone – e dallʼaristotelico San Tommaso dʼAquino, il più grande pensatore della cristianità.

Tornando a me, agli inizi pregavo Dio, poi negli ultimi anni sono passato a Gesù. Qui a Lourdes mi trovo a pregare Maria. La soluzione la dà San Massimiliano Kolbe. Ogni santo è patrono di qualcosa, in base a come è morto o a qualche evento della sua vita. Santa Lucia è patrona degli oculisti e viene pregata per guarire malattie agli occhi, perché a lei furono strappati gli occhi nel suo martirio. Lo stesso San Massimiliano Kolbe è patrono dei mass-media, perché durante la sua vita inventò è curò una rivista per propagare la fede cattolica che ebbe una tiratura di milioni di copie. E così via.
Maria di cosa è patrona? Qual è la specialità di Maria? La specialità di Maria è fare la volontà di Dio, come si ricava dal suo evangelico: “Sì” e da altri episodi evangelici. In tutta la sua vita, la sua volontà non si è mai discostata neanche di un millimetro dalla volontà di Dio. La sua volontà è talmente unita alla volontà di Dio che possiamo tranquillamente dire che se facciamo la volontà di Maria stiamo con certezza facendo la volontà di Dio. Ecco le radici della preghiera a Maria. In qualsiasi momento, pregare Maria equivale a pregare Dio, o una qualsiasi delle persone della Santissima Trinità. In genere io preferisco ancora rivolgermi a Gesù, ma qui a Lourdes, dove grande è la devozione per la madre del Signore, devozione graditissima al Signore stesso, che amava infinitamente sua madre, è bello abbandonarsi a un rapporto personale con la dolcissima e tenerissima Maria.
La parola stampata o trasmessa attraverso le onde della radio, o le immagini riprodotte a stampa oppure trasmesse per televisione radiofonica, o il cinema o altri mezzi, tutto questo è molto, ma non è ancora tutto ciò che è possibile fare per insegnare a tutti e ad ognuno singolarmente chi è lʼImmacolata, per riscaldare lʼamore verso di Lei e soprattutto per accendere questo amore essenziale, un amore non tanto del sentimento quanto piuttosto della volontà che si unisce con la Volontà dellʼImmacolata, così come Ella ha unito strettamente la Sua Volontà con la Volontà di Dio, con il Cuore di Dio. (Scritti Kolbe 382)

È fuori di ogni dubbio che la Sua Volontà è pienamente congiunta alla Volontà di Dio; quindi, non bisogna far altro che unire la nostra volontà con la Sua, cosicché, attraverso Lei, ci uniamo a Dio. (SK 579)  

Per concludere, aggiungo che nel discorso che si fa sulla differenza tra cose (entità) e loro nomi, ossia il discorso che costituisce il dibattito tra Realismo e Nominalismo, va tenuto presente che la vera distinzione da fare è quella tra cose (entità) e pensiero di esse. I nomi sono proprio lʼultimo stadio. Il logos, di fatto, non è un semplice nome, o verbo, ma è lʼunione tra nome e verbo, ossia il principio del linguaggio, che è anche il principio del pensiero.

Direi che lʼordine è questo: cose (entità); pensieri (nous), mediante cui lʼuomo coglie e si rappresenta nella mente le cose sia rispetto a se stesse sia rispetto le une alle altre; parole (vocalizzazioni), mediante cui si esprimono a voce i pensieri delle cose; parole (scritte), che attribuiscono-riferiscono segni visivi a segni fonetici.  

2 commenti:

  1. trovo più semplice rivolgersi a Maria, così come si preferisce nella normalità parlare con la propria mamma piuttosto che col babbo.
    Il babbo a me metteva sempre soggezione, anche perché seguace del PCI, mentre la mamma fedelissima alla DC, entrambi comunque non disposti a condividere il loro duro pezzo di pane con nessun estraneo alla loro famiglia eppur felici e realizzati nei loro ideali inculcati loro dai giusti caporioni

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    1. Questo fatto di uno del PCI che mette più soggezione di uno della DC è tutto da approfondire...

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