Dacci la sofferenza quotidiana

La quantità di sofferenza che patiamo ogni giorno la stabilisce Dio.

Ogni giorno porta con sé un poʼ di sofferenza. “A ogni giorno la sua Croce”.
(“Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua»”, Lc 9, 23).

Per me questa frase ha sempre voluto dire che la vita di ciascuno ha una certa quantità di sofferenza stabilita.
Chi di più, chi meno. A ciascuno in proporzione a quanta può portarne.
Ci sono persone grandi, destinate a grandi cose, che devono soffrire molto. Ci sono persone piccole che devono soffrire meno. Lʼimportante è che ciascuno ha una quantità di sofferenza fissata sin dallʼinizio.
La quantità di sofferenza fissata sin dall'inizio è ciò che ti porta in Paradiso.
Se sai prenderla tutta.
Se la eviti, invece, non vai in Paradiso.

Quando Gesù consiglia di prendere la Croce quotidiana lo fa, secondo me, secondo il principio del pane quotidiano.
Anche se avessimo cento milioni di chili di pane, diciamo tutto quello che mangiamo in una vita, non possiamo certo mangiarlo tutto in una volta. Moriremmo. Allora ce ne viene dato poco per volta, poco al giorno.
Allo stesso modo con la sofferenza. Se vogliamo evitare di prendere grandi dosi di sofferenza tutte in una volta – come, ad esempio, grandi malattie – possiamo seguire il principio di sopportare quel tanto di sofferenza che ci è assegnato ogni giorno.
Dio fa le cose per bene. Sa come darci la giusta quantità ogni giorno.
Se solo noi non cercassimo di sfuggirla ogni volta in qualsiasi modo...
La sfuggi oggi? Te ne viene data il doppio domani. La sfuggi anche domani? Te ne viene data il triplo dopodomani.
È così che si giunge alle grandi sofferenze.

Almeno, così è come io vedo il verso del Vangelo citato.

La sofferenza che ci capita ogni giorno prende, poi, varie forme.
Per alcuni può essere un brutto ricordo. Un brutto pezzo di passato che torna.
Certo, è una piccola sofferenza.
Ma ripeto, se uno segue il principio della sofferenza quotidiana, non deve aspettarsi grandi cose. Solo, deve imparare ad accettare le piccole che vengono elargite ogni giorno.

Elargite. Bisogna sempre ricordarsi che è la sofferenza a portare in Paradiso.

Mi siedo al computer e mi metto a scrivere qualsiasi cosa mi viene in mente. Parole, frasi, idee... Non seguo nessun criterio se non quello di mettere per iscritto ciò che spontaneamente si affaccia alla mente.
Dopo un poʼ, immancabilmente, iniziano a comparire memorie. Alcune sono dolorose, ed è doloroso scriverle.
Eppure è vero che dopo che le ho scritte mi sento un poʼ meglio. Mi sento un poʼ più forte.

La stessa cosa mi capitava quando facevo meditazione. Cʼè stato un periodo della mia vita in cui facevo meditazione.
Mi sedevo e stavo lì, con gli occhi chiusi. Cercavo di dirigere il pensiero su certi argomenti, ma non è mica facile.
Il pensiero a volte è più forte. Ti porta dove vuole lui. Anche in questi casi sperimentavo ricordi dolorosi.
La differenza è che adesso, facendo per così dire meditazione davanti al computer, metto tutto per iscritto.
Mi piace molto, come pratica.

Il passato fa parte del presente. È la persona che sono. Non voglio eliminarlo.
Però è vero che certe volte può essere fardello. Può bloccarti. Tu vuoi andare avanti e vedere solo quello che cʼè davanti, e invece quello ti schiaccia a terra con tutta la sua pesantezza.

Io dico che secondo me la scrittura può essere un buon modo per esorcizzarlo. È il motivo per cui caterve di scrittori hanno scritto memorie.

A proposito di memorie, vorrei raccontare una cosa che mi è successa oggi. Una cosa brutta, che mi ha ferito. Ma non posso raccontarla se no si capirebbero troppe cose di me. E non sono ancora pronto. Comunque è una cosa che non riesco a torgliermi dalla testa. Se provo a mettermi a dormire, è sempre lì. Specialmente la persona che mi ha ferito. Come faccio?
Oggi è anche SantʼAntonio di Padova, un santo a cui sono legato. Devo dire che mi è stato fatto un regalo particolare. Mi è stata elargita una bella botta. Grazie, SantʼAntonio.

2 commenti:

  1. Mi piace questo blog. Scrivi pochissimo e il tuo indirizzo è sempre verso Dio. In un mondo ateologico è difficile trovare chi ti risponde. Io sono cattolico radicale, nel senso di radice e non di fondamentalismo. Abbracciare una religione significa vivere secondo gli insegnamenti della religione.
    Quando il sacrificio è diventato interessante? E' diventato un valore. Da quando Dio si è fatto uomo e finisce sulla Croce gridando: "Padre perché mi hai abbandonato?" E' il grido di disperazione più umano che si sia sentito nell'aria della terra. Da quel momento la parola sacrificio è diventata è diventata il centro della vita di ogni uomo. E' diventata quindi il centro della storia.
    Ciao.

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