Una mia spiegazione al cambiamento di Macbeth

Nel saggio in fondo all’edizione Mondadori 1983 Yves Bonnefoy dice, anzitutto: “Quanto a Macbeth, egli ci appare come il colpevole assoluto”.
Penso di poter intuire che, andando avanti nella lettura, Macbeth diverrà sempre più ambizioso e spietato, tanto da lasciare l’impressione, in chi arriva in fondo e può dire di aver letto l’opera intera, che il personaggio cattivo sia lui. È la reputazione con cui Macbeth passa alla storia. Ma io, che ho letto solo fino all’omicidio di Duncan (Atto II, scena 2) e ho chiaro in mente il ruolo di Lady Macbeth nel convincere il marito a compiere qualcosa che lui ha solo insinuato con trepidazione, rispondo a Bonnefoy e a chi attribuisce tutta la colpa a Macbeth che la vera malvagia è lei. È lei a non avere il minimo rimorso e a sobillare Macbeth intenzionalmente prima all’omicidio e in seguito, quando lui, dopo l’omicidio, ancora vacilla, alla risolutezza e alla fermezza; è lei a dire, dopo aver letto la lettera mandata da Macbeth: 

Hie thee hither
that I may pour my spirits in thine ear,
and chastise with the valour of my toungue
all that impedes thee from the golden round
which fate and metaphysical aid doth seem
to have thee crowned withal.

Corri qui presto, così ch’io possa riempire coi miei spiriti il tuo orecchio e castigare col valore della mia lingua tutto ciò che ti trattiene dal cerchio d’oro di cui il fato e l’aiuto metafisico sembrano già averti coronato.

Ci sono, quindi, un personaggio tridimensionale, poiché ha rimorsi: Macbeth; e un personaggio piatto, che secondo me non esiste in natura: la totalmente malvagia e divorata dall’ambizione Lady Macbeth.

Più avanti, Bonnefoy dice: “Macbeth, che soccombe con tanta facilità, e che tanto in fretta diventerà una figura così nera, non può essere stato, prima che l’azione abbia inizio, un vero giusto e un’anima pura”. Questa frase è ciò che mi ha spinto a scrivere il post. Anch’io trovo che l’inizio di Macbeth sia problematico e che il passaggio dalla rettitudine al servire l’ambizione in modo così sanguinario sia più che altro artificio letterario, qualcosa che non può verificarsi in realtà; non è un caso che si usa una sorta di deus ex machina: le streghe; mi sembra un espediente esterno e non realistico per produrre il cambiamento in Macbeth.

Il fatto che le serie ultimamente siano piene di archi negativi (vedi Breaking bad e Better call Saul) non significa che il mondo ne sia pieno. Significa solo che sono storie, non so perché, che attirano pubblico. A questo punto torno, anche di malavoglia, al russo Dostoevskij che in Delitto e castigo, dipingendo un personaggio carico di rimorsi dopo un delitto, fa opera realistica. Anche Woody Allen in Cassandra’s Dream esce dal realistico, secondo me, ponendo uno accanto all’altro due fratelli: uno colto da rimorsi e uno no. Secondo me non esistono personaggi totalmente privi di coscienza poiché penso che Dio la metta in ogni uomo. Se uno fa il male è solo perché crede che ciò che fa sia in qualche modo buono. Vedi Putin, che giustifica le proprie malefatte chiamando la guerra: “santa” e valendosi dell’appoggio della Chiesa Ortodossa.

Infatti, capirei benissimo, perché anch’io sono un po’ così, se Macbeth fosse psicotico, uno che legge i segni e ascolta indicazioni provenienti dall’esterno sulla propria predestinazione. Se uno si convince che il fato – o in qualsiasi altro modo vuoi chiamare Dio – abbia deciso che è predestinato a divenire re, farà qualsiasi cosa (lecita? È qui il problema... se i segni mi chiedono di commettere peccato, non vengono da Dio ma dall’avversario) per divenire re. Agire in seguito a segni esterni demoniaci è ciò che rende psicotici. Vedi anche la schizofrenia in A beautiful mind (anche se in A beautiful mind gran parte dei segni, tipo i tre personaggi che Nash vede regolarmente, sono vere e proprie allucinazioni dall’interno).

***

Se devo dare una mia spiegazione realistica – come faccio quando commento i personaggi inventati da Ariano Geta – direi che secondo me Macbeth potrebbe essere puro all’inizio (contrariamente a quanto dice Bonnefoy) e cambiare a causa dei numerosi omicidi che è costretto a compiere in battaglia. All’inizio buono, obbediente, leale, a servizio del re porta avanti la sua causa da suddito modello. Tuttavia uccidi qui, uccidi là, anche se la ragion di stato ossia la causa della guerra giustifica gli omicidi, a lungo andare l’anima si macchia, tanto da trasformare Macbeth da buono in cattivo.

È sempre la solita storia: più si fa una cosa, più la si farà. Le azioni che ripetiamo determinano il nostro progresso nella virtù o nel vizio. Più si compiono azioni buone, più si diventa virtuosi. Più si compiono azioni cattive, più si diventa viziosi.

Questa è la mia spiegazione, per ora. Attendo di giungere alla fine.

25 commenti:

  1. Io credo nella personale revisione delle proprie azioni, nella redenzione, nel comprendere comunque quando stiamo facendo del male immaginando un mondo manovrabile, ci rendiamo conto del male ma prevediamo scenari che vadano adeguandosi, un salvifico autoassolvimento. Rompiamo equilibri e lo scenario è di nuove situazioni che vengano a sostituirsi, ovviamente siamo noi a fare casino, per nostre personalissime esigenze, ma intravediamo in quella terra bruciata attorno a noi germogli di nuova vita che si alleino tra loro fino a dimenticare l'artefice del disastro. Noi.
    A spiegazioni, noi casinisti, non ci batte nessuno. Manco le streghe ci servono.

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    1. Secondo me la radice del peccato è credere che una data azione sia buona, perché se sapessimo che è cattiva non la faremmo. È questa la grande attenuante di cui Dio tiene conto nel perdono: non sapeva ciò che faceva.

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  2. In effetti lui è incolore, la dominante è lei. Mi sarebbe piaciuto rappresentarla, ho un'amica che la fece a teatro, bravissima. Con ciò io sono convinta che esistano persone totalmente malvagie, ma stanno attenti a non farsi riconoscere.

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    1. L’ho finito, non ho cambiato prospettiva, è lei a manovrarlo come un burattino, nonostante le malefatte aumentino sempre di più. Per questo dico che è sbagliato affibiare a Macbeth l’appellativo di malefico, lui parte pur sempre da una condizione di partenza buona, poi si travia. Lei no.

      Siccome parto dal dato di fede che l’uomo è fatto a immagine di Dio, non posso non considerare il nocciolo più intimo di ogni uomo come buono. Quindi non riesco ad ammettere che ci siano persone totalmente malvagie. Per me lady Macbeth è irreale.

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  3. Non posso commentare su Macbeth perché non ho letto la tragedia, però posso dirti, riguardo al tuo pensiero. che secondo me l'uomo che agisce con cattiveria sa di compiere il male: si nasce puri e questo è indubbio, poi, però qualcosa, nella vita, incattivisce chi sceglie di compiere azioni sbagliate e quella persona, che non può fare a meno di commettere il male, è consapevole di ciò, se no dovremmo giustificare qualunque comportamento e il non vedere il male dove esso si annida può togliere energie alla missione di combatterlo.

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    1. Il male si combatte solo lavorando su noi stessi e col perdono. Almeno, questo è il messaggio che ricevo dal Vangelo.
      Secondo me, quando l’uomo fa la scelta di compiere il male (i cosiddetti piena avvertenza e deliberato consenso del peccato mortale) sta comunque facendo una scelta tra azione buona e azione cattiva. Optando per la cattiva, applica a essa l’etichetta: “Bene. Scelgo questo”. È questo il principio della scelta.
      Perciò dico che commettere peccato è più uno sbagliare il tiro, una forma di ignoranza (che può anche giungere a punte estreme), che una vera volontà di male.
      Il principio della scelta, infatti, implica che comunque uno applichi l’etichetta: “Bene. Scelgo questo” a qualcosa. E non è forse scegliere la cosa che si considera migliore? Alla base, il cuore dell’uomo è comunque indirizzato al bene.

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  4. Intanto grazie per la citazione nel post, decisamente troppo onorevole essere citato nel contesto di un'analisi su un'opera shakespeariana.
    Personalmente penso anch'io che il personaggio Macbeth non possa essere tutto positivo prima e poi tutto negativo solo per ambizione. Io propendo anche per la salute mentale come motivo, non a caso nel prosieguo del dramma - spoiler - vi sono chiari riferimenti in tal senso.

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    1. La citazione è d’obbligo. Non mi sembra il caso di sminuirsi di fronte a Shakespeare, i tuoi personaggi sono creati non solo con amore ma con tanto mestiere e le vicende in cui li immergi danno da pensare sulla natura umana tanto quanto quelli del Bardo.

      Sulla salute mentale di Macbeth ho detto come la penso: nel momento in cui si agisce in base ai segni ecco che nasce la malattia mentale. Se i segni non fossero fonte di azione il problema non sussisterebbe. Ho finito di leggerlo – il post era programmato – ma non ho notato sviluppi particolari sulla questione della salute mentale... sapresti indicare nello specifico a cosa ti riferisci?

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    2. Mi riferisco, nel procedere del dramma, ai momenti in cui Macbeth vede il fantasma, ma lo vede solo lui, come se il suo cervello iniziasse a palesare segnali di squilibrio.

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    3. Ah, sì, sì, ho presente!

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  5. comunque sia, io credo che nell'aldilà poi si tenga conto anche e purtroppo della triste condizione di NOI maschi, sempre alla ricerca della grande instancabile femmina e chissà che je faceva la troiona pe' tenello completamente ai suoi ordini

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    1. Di sicuro gli stirava le camicie impeccabilmente.

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  6. Non ho avuto il piacere di leggere il Macbeth, nonostante abbia tutte le opere di Shakespeare a casa.
    Mi fido quindi del tuo giudizio e poi d'altronde noi donne se vogliamo agli uomini riusciamo a fare fare di tutto

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    1. Sinceramente non è l'opera shakespeariana che mi è piaciuta di più, anzi, la metterei in fondo. Andava letta perché andava letta, ma non capisco il parlare che se ne fa, forse a causa dell'adattamento di Verdi.

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  7. Ciao. Mi spiace ma non ho letto Macbeth, comunque sono d'accordo con te, per quanto riguarda le azioni buone e le azioni cattive. Ciao Filippo.

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    1. Ciao Mirtillo, secondo me non perdi molto, a parte la solita grande poesia di Shakespeare... per il resto la storia mi sembra irreale. Buona giornata!

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  8. Letteratura e cinema sono ricchi di opere sulla capacita' corrosiva o demonificante del potere.
    Vidi MacBeth di Joel Coen qualche tempo fa, con Rosa Canina.
    La figura corruttrice fu quella della moglie, Lady MacBeth.
    Esistono dei pattern etologici ricorrenti nei quali le femmine hanno compito digregatore, di catalizzazione di forze distruttive che si manifestano, emergono, nella parte maschile, dove il potere è(ra) manipolato, gestito direttamente.
    E' lo stesso motivo del mito di Eva tentatrice.
    Ora, qualche cretino arcobalengo potra' accusarmi di misoginia, non mi stupirei.
    il fatto e' che le femmine sono assai piu' potenti nella gestione delle relazioni ed agiscono su quel piano, non potendo competere con i maschi sul piano della forza o violenza fisiche.

    Diciamo che la questione di come il potere influenzi (quasi sempre al peggio) i comportamenti degli umani rimane sempe attuale.

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    1. Ho sempre osservato dall’esterno il desiderio di potere degli uomini, perché se c’è qualcosa da cui sono stato preservato è proprio quello. Non mi piacerebbe dominare altri, mi basterebbe un discreto dominio di me. A quanto ho capito dai test psicologici che ho fatto, è anche un tratto del mio profilo. Tendenzialmente preferisco ricevere ordini che darne.
      Ho letto le recensioni di Macbeth di Joel Coen, pare ben fatto. Il mitico Denzel poi, l’avrà elevato.

      Ciò che dici sullo sviluppo della forza nella gestione delle relazioni da parte della donna per compensare l’inferiorità a livello fisico ha senso. Ciò che noto io, nel mio piccolo, è che il comportamento dell’uomo accoppiato è diverso rispetto a quello dell’uomo solo. (Anche se l’uomo solo non può pensare di essere esentato dagli effetti lontani in quanto comunque vive in una società). Quando un uomo è in macchina con una donna, ad esempio, per farsi vedere non debole tende a essere più assertivo nonché aggressivo. Io stesso sono così in compagnia di una donna. Dalla donna che è con me, anche se non è la mia donna, sento una spinta a essere assertivo che, solo, non avrei. Una volta ho sentito la frase: “Alle donne piacciono gli uomini-profiterol, teneri fuori ma con le palle”. Io, di psicologia mia, non sono assertivo, in più cerco di applicare intenzionalmente il lasciati-mettere-in-croce insegnatomi da Cristo; l’impressione che ho è che alle donne faccio ribrezzo. Ci si può innamorare di chiuque, ma è vero che tendenzialmente la donna va in cerca di maschio alfa; se lo trova non-alfa, cerca di renderlo tale.

      Fatto questo ragionamento, credo che Macbeth possa essere letto anche senza questi ragionamenti psicosociologici sulle donne. Continuo a dire che il personaggio di lady Macbeth, di cui non è mostrata l’interiorità ma che è un guscio vuoto senza tridimensionalità e rimorsi, a me sembra irreale, inventato da Shakespeare non tanto per fare affermazioni sulla condizione della donna rispetto all’uomo, ma per fornire una sorta di grillo parlante all’orecchio di Macbeth, un motore all’azione, diciamo. È un meccanismo letterario, una fonte di motivazioni più che altro.
      Ciò che voglio dire è che con Macbeth Shakespeare ha voluto creare un personaggio spinto da varie forze a compiere determinate azioni, senza rendersi conto di ciò che le sue creazioni avrebbero implicato in termini di elucubrazioni sulla differenza tra uomo e donna.
      È vero che nel momento in cui si crea le consapevolezze sulla vita possono agire dall’inconscio, quindi non è totalmente infondato dire che la visione della donna da parte di Shakespeare traspaia dalla sua opera senza che lui lo voglia.

      Col post non volevo fare un’analisi delle differenze tra uomo e donna. Più che altro mi interessava l’evoluzione di lui e mettere in evidenza che il saggio di Bonnefoy presentato nell’edizione Mondadori non mi sembrava particolarmente profondo.

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  9. Penso anch'io che ci siano opere di Shakespeare migliori ma siamo cmq su livelli immensi.

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    1. A livello di poesia sicuramente è inarrivabile, come trama non è delle migliori, mia modesta opinione.

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  10. Oibò, sono forse finita in spam?

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  11. Shakespeare ha una straordinaria capacità di individuare una molteplicità di tipi psicologici. Anche in questo risiede la sua grandezza. Tanti personaggi sembra quasi di averli incontrati nella vita di tutti i giorni. Macbeth e Lady Macbeth compresi. Cordiali saluti.

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    1. Senza dubbio Shakespeare ha creato personaggi immortali, mi chiedo se si basava sul conosciuto o se inventava di sana pianta. Ad ogni modo, tanta materia per riflettere sull’animo umano.

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  12. son passati tanti anni e dovrei rileggere il testo scespiriano.
    la versione di verdi-piave dell'opera a me pare ottima.
    ciao

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