Condanna e ammonizione

Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. (1Cor 11, 28-29)

Perché San Paolo dice che se non si esamina se stessi prima di fare la Comunione si mangia la propria condanna?

Esaminare se stessi significa confessarsi. Lasciamo stare, per il momento, che al tempo di San Paolo non c’era l’assoluzione sacramentale mediante i ministri della Chiesa che è poi divenuta uso. Mediante l’esame di se stessi, la confessione, l’ammissione della propria colpa, oggi come allora, si ottiene il perdono dei peccati.

Se si mangia il Corpo del Signore senza essersi confessati e aver ricevuto l’assoluzione, i peccati ci sono ancora. La comunione con Dio (chiamiamola pure: “unione”) diventa, allora, condanna.

È da tener presente che l’unione con Dio è il massimo beneficio a cui l’uomo possa aspirare. L’unione con Dio porta grazie.

Se si è trovati pronti, ossia privi di peccato e puri, all’unione con Dio, non ci sono problemi, si è ammessi alle nozze con lo sposo, la somma unione.

Se non si è trovati puri, ossia privi di peccato?
Qual è la maggior grazia che Dio fa a una persona in stato di peccato?
Dio elimina il peccato, è la sua funzione.

Dio può però eliminare il peccato in due modi.
Se ammettiamo noi per primi il peccato, Dio elimina il peccato perdonando.
Se non ammettiamo il peccato, Dio elimina il peccato correggendo.

“Quando poi siamo giudicati dal Signore, veniamo ammoniti per non esser condannati insieme con questo mondo” (1Cor 11, 32). La correzione può apparire punizione, a volte appare una sfortuna che capita, una perdita, un’umiliazione.

(Al lato pratico, come dicono i preti, la Confessione si può fare anche subito dopo aver fatto la Comunione o appena si ha tempo e possibilità, l’importante è fare la Comunione con l’intenzione di confessarsi).

L’importante è ammettere i propri peccati di propria spontanea volontà davanti a Dio. Questo genera assoluzione, perdono, misericordia da parte di Dio.

Qualora, invece, ci si ostina a non ammettere i peccati, si incorre in ciò che può apparire punizione, condanna. Dio vuole comunque rimuovere i peccati, ma senza la nostra previa umile ammissione è costretto a contestare il fatto che sosteniamo di non esser peccatori, è costretto cioè a rimproverare, ammonire, a evidenziare, far notare il peccato.

Chi ha mai subito un rimprovero sa che può far male. Una sfortuna che capita, incidente, malattia, contrarietà, può essere un modo che Dio ha per rimproverare e correggere, come, per dire, una bastonata.

Ecco la condanna di cui parla San Paolo in cui si incorre facendo la Comunione senza essersi confessati. Se Dio trova puri e pronti, si unisce; se trova con peccati, prima purifica, poi si unisce.