Tentativo di abuso di potere

Come tutte le mattine, Osvaldo e il collega indossavano le pettorine giallo fosforescente. Si aggiravano in coppia, sciame minimo, per le auto, controllandone uno una, l’altro l’altra. In viale Marconi, sotto un palazzo di uffici, ne trovarono una col tagliandino scaduto. Era anche stropicciato, segno che all’automobilista l’avevano passato i posteggiatori di colore, abusivi ma tollerati. Come di norma, Osvaldo fece la foto col telefono per tutelarsi, nel caso in cui l’automobilista avesse voluto contestare, infine estrasse il blocchetto. Faceva l’accertatore della sosta da cinque anni, ormai ne aveva subite di tutti i colori. Era stato assunto proprio per la promessa capacità di non reagire alle provocazioni. La penna non aveva ancora sfiorato il blocchetto, che sentì il grido di una donna: “Aspetta! Aspetta!”. Alzò gli occhi e si voltò. “Sono qui!”, Anita arrivava a mano tesa. Era vestita marrone, un cardigan scuro a coprire il vestito che finiva appena sopra il ginocchio, larghi occhiali da vista e il doppio dei chili consentiti sui fianchi, capelli a forma di meringa, mossi e rossicci, o meglio, del colore dell’interno di una Sacher. “Per favore, non farmi la multa!”. Era proprietaria di una Mercedes 160 grigio chiaro, l’aveva comprata usata da non molto, a meno di 8.000 euro, e stava ancora finendo di pagarla. “Vado via subito!”. Osvaldo abbassò la penna e gli venne automatico dare del tu: “Hai il tagliandino scaduto. È finito mezz’ora fa”. “Lo so, lo so. Ero qui, dal commercialista! C’è voluto un sacco di tempo!”. “La prossima volta fai una cosa: se vedi che stai facendo tardi, vieni giù e rinnovalo, ci vuole un attimo”. “Lo so, hai ragione! Ma proprio non ce l’ho fatta! Devo tornare al lavoro, non posso perdere tempo!”. “Va bene, dai. Questa volta niente multa”. Anita infilò la mano nella borsa e dopo aver ravanato estrasse le chiavi. Stava per infilarle, ormai libera, quando sentì ancora la voce di Osvaldo alle spalle: “Che lavoro fai?”. Si stava buttando, 46 anni single, una storia di 10 anni alle spalle, finita perché lei non aveva voluto sposarsi. “Ho un’azienda di pulizie. Sono la titolare...”. “Ma dai? Complimenti!”. Con la testa attorcigliata all’indietro, Anita tirò la leva della portiera: “Grazie, ho lavorato sodo, sono in società con un’amica...”. “Ah, pensavo con tuo marito”. “Non sono sposata”. “Un vero peccato...!”. “Guarda, sono davvero di fretta, devo andare al lavoro, sono già le 11,30...”. “Lo so, mezz’ora dopo rispetto all’orario di scadenza del tagliandino!”. “Hai ragione! Scusa, scusa! Prometto che non lo faccio più!”. Osvaldo si disse: “Cos’ho da perdere? Mi raso i capelli a zero perché sono pelato!”. “Ehi, senti... mi chiamo Osvaldo. Posso avere l’onore di sapere il tuo nome?”. Anita aprì e richiuse la portiera, aveva finalmente capito di non essere per nulla libera. “Anita, piacere”. Allungò la mano, la stretta non fu spiacevole per nessuno dei due. “Cosa diresti se ti invitassi a cena fuori, magari, uhm, stasera?”. Il collega, incuriosito dal protrarsi della conversazione, avvicinandosi udì la frase. Mise la mano davanti alla bocca, sbuffò con la bocca e soffiò col naso tenendo il riso; stette accanto a Osvaldo. A causa sua, a Osvaldo si bloccarono le parole; se ne rese conto: “Scusa, puoi lasciarci un attimo? Controlla quelle macchine là”. Il collega sorrise a 32 denti: “Okay, ci vediamo dopo” e si allontanò. “Guarda, sei simpatico, e te ne devo una per non avermi fatto la multa... però stasera non posso, domani devo svegliarmi alle sei per andare a lavorare, se vuoi facciamo un’altra volta!”. “Ottimo! Quando preferisci?”. “Lasciami il tuo numero di telefono, così ti chiamo e ci mettiamo d’accordo!”. “Ah... uhm, okay...”. Mentre nella testa di Osvaldo si diffondeva veloce, come da uno spiffero, la puzza di fregatura, Anita aveva estratto più in fretta che nel vecchio West. “Dì pure”, disse a telefono spianato. “Tre-due-otto-quattro-sei-nove-quattro-sette-nove-due”, mugugnò Osvaldo, gli ultimi numeri quasi bisbigliati. “Va bene, Ti chiamo! Devo proprio andare! Ciao!”. “Okay, eh eh, ciao...”. Anita accese e partì. Mentre si allontanava, guardò nello specchietto retrovisore Osvaldo sempre più piccolo. “Crede di avermi fregato, ma ho la foto con la targa, eh eh!”. Il collega tornò: “Ti ha dato il numero?”. “No, le ho dato il mio”. La pietrificazione prese possesso della faccia del collega. “Vabbè, andiamo va’...”. Il sole batteva forte.

20 commenti:

  1. A Roma ce provano tutti. Magari MeringaSacher non lo richiamerà, a Osvaldo, ma ci credo poco che lui si metta a fare le ricerche per risalire alla proprietaria. Più facile rimorchiare la prossima.. ;)

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    1. Sono solo io che non so provarci con le donne.

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  2. bèh, puro coi parkeggi se genera lavoro per gli appartenenti alle varie caste, sempre più triste e sempre più dura pe' quelli che comme a me, nun leccanno mai er culo a nisciuno se dovettero sempre arrimboccà le maniche pe' lavorà

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    1. Be’, l’accertatore è una specie di estensione della Locale, col solo ruolo di fare multe. Guadagnano poco, camminano e rischiano tanto. Sono gli abusivi che non servono a nulla, specialmente ormai che siamo nell’era dei sensori di parcheggio (benedetto quello che li ha inventati!). Tutti sanno che stanno lì a elemosinare e a riciclare tagliandini usati.

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  3. Il rimorchio è un talento innato che non faceva parte del mio DNA :-D

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    1. Concordo, non penso sia imparabile; del tipo: “Bevi due caipirinhe e buttati!”. Le uniche due storie importanti che ho avuto (un anno ciascuna, a 21 e 23 anni), il primo passo l’hanno fatto loro, nel senso che mi hanno fatto capire che...

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  4. Non mi sembra corretto tacchinare quando si sta lavorando!

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    1. Infatti già il titolo denuncia questo tipo di comportamento!

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  5. Bella storia !! Secondo me finirà lì. Anita non lo chiamerà e lui non cercherà Anita tramite la targa!! Buona settimana.

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    1. Si anche secondo me si conclude così. Buona settimana anche a te!

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  6. Buon pomeriggio Filippo!

    Secondo me Osvaldo ha fatto bene a "buttarsi". Sì, forse avrà anche abusato un pò della sua posizione, però oh, come si suol dire, chi non risica non rosica, e quindi non lo biasimo affatto :)
    L'unica cosa che direi a Osvaldo è che l'aver preso la targa del veicolo di Anita è stata una azione inutile, e questo perché se una donna non ti dà il suo numero di telefono, molto probabilmente significa che non è interessata, o no? E quindi il provar a rintracciarla attraverso la targa potrebbe sortire un effetto non proprio gradito.
    Chissà come sarebbe andata se al posto di una Anita ci fosse stato un Anito... uhmmm, mi sa tanto che il tuo racconto sarebbe stato molto più breve, e questo perché Osvaldo gli avrebbe fatto una multa senza pietà alcuna... grrr, maledetto Osvaldo! Spero di non incontrarti mai nel mio cammino... soprattutto in un parcheggio :D

    CIAO CIAO!

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    1. Sì, in effetti il possesso della targa e il suo utilizzo eventuale per rintracciare la donzella non sarebbe potuto essere che controproducente... credo che Osvaldo se ne sia reso conto subito.
      Per quanto riguarda la multa, penso che inizialmente il suo gesto sia stato di magnanimità, solo in un secondo momento di è reso conto che poteva usarlo a proprio favore, così, come un'idea che attraversa come un fulmine la testa.
      Osvaldo in fondo è un bravo ragazzo che fa il suo lavoro, magari cedendo un po' alle donne per gigioneria. Sono sicuro che una volta tornato a casa si è reso conto della pericolosità di ciò che stava per fare sfruttando la sua posizione per costringere Anita a uscire con lui.
      Ciao!

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  7. Tempo fa avrei dovuto fare proprio questo lavoro, l'ausiliario del traffico che va in giro a prendere le.multe 😯😯
    Non proprio simpaticissimo come.lavoro, tuttavia l'avrei accettato piuttosto di buon grado, però poi per qualche problema non se ne fece niente...
    Mi piacerebbe ancora di più lavorare nella polizia municipale, invece... (o anche pensato di farlo fare al gaviale e babirussa 😄)

    ....comunque una volta mi è successo come.ad Anita, anzi peggio... Stavo in biblioteca sono sceso appena in tempo per evitare che chiamassero il carro attrezzi, l'agente era già con il telefonino in mano... Mi sono beccato solo la multa....

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    1. Non ci vedo nulla di male nel lavoro dell’ausiliario del traffico, è un’estensione delle forze dell’ordine. Un mio collega ha fatto il concorso per la polizia municipale, ha lasciato Amazon e adesso fa il vigile in un piccolo paese del lago di Garda. Avevo fatto pure io, ai tempi, il concorso, ma non mi ero preparato e non passai. Bisogna studiare un po’.
      Mi piacerebbe vedere il Gaviale e il Babirussa in uniforme!
      Addirittura il carro attrezzi! Immagino abbia lasciato l’auto su qualche passo carraio o cose del genere!

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    2. Qualcosa del genere, sì... Era una strada stretta in cui non si poteva parcheggiare... Nella mia solita distrazione non ci avevo fatto caso🥴
      Per quanto riguarda il tuo desiderio, eccoti esaudito...🙂
      https://postimg.cc/w1hS4G3g

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    3. Un bel po' di poteri, tipo Interpol.

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    4. Giusto per complicargli un po' la vita ... 😄😄😄😂

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  8. Dare il proprio numero sulle donne non funziona. Principio base di ogni corso elementare di seduzione.

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    1. Osvaldo è tornato ragazzino in questo campo.

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