La Staffora

Anni fa mio padre e io andavamo a pescare sul torrente Staffora, un affluente del Po che nasce sul Passo del Giovà. Scendevamo nei pressi di Retorbido, dove la Staffora è abbastanza larga da essere un fiumiciattolo più che un torrente. Dalla statale che da Voghera va a Varzi prendevamo una stradina che scende accanto a una fabbrica di argilla espansa. L’argilla espansa sono le palline marroni leggere che si mettono nei vasi di piante. Non so come si produce. In tutta quella zona, l’Oltrepò Pavese, la terra è argillosa. C’erano coni altissimi di argilla espansa, da cui si prendeva per insaccare e vendere. Scendevamo al fiume con canne da pesca non più lunghe di tre metri. Cercavamo i cosiddetti fondoni, dove l’acqua è profonda e non scorre. In quei punti si vede a malapena il fondo e ci sono pesci nascosti, magari sotto le piante della riva. L’ideale è mettersi sulla riva opposta e lanciare fino all’altra parte. Pescavamo qualche cavedano, che mio padre faceva in carpione, ossia sott’aceto, ma soprattutto alborelle, pesciolini che, quando se ne prendono tanti, si possono fare fritti e mangiare interi come le sardine di mare.

Spesso andavamo anche solo per fare un giro coi cani. Stare con mio padre e i cani mi piaceva tantissimo. I cani liberi giravano e annusavano tutto, esaltati e concentrati. Giocavamo al lancio del bastone o del sasso, non si preoccupavano di finire in acqua, anche d’inverno. Spesso l’obiettivo delle gite era raccogliere pietroni, di cui la spiaggia era piena, da usare per pavimentare il cosiddetto Viale del tramonto, come lo aveva battezzato mio padre, ossia la discesa che dalla casa porta all’ingresso della cantina. Caricavamo le pietre nel bagagliaio, non ce ne stavano tante. Non ricordo ancora quanti viaggi abbiamo fatto negli anni. Il Viale del tramonto esiste ancora oggi. Sceglievamo pietre che fossero piatte da un lato. Le mettevamo nella terra, le picchiavamo piano con una mazzetta di gomma o di legno, poi terrazzavamo con una piccola trave di traverso, in modo che il Viale del tramonto consta di cinque o sei gradoni pavimentati a pietroni di fiume, che col tempo si sono assestati sempre più.

A volte, essendo più veloce, coi cani andavo più avanti di mio padre e arrivavo sul retro di uno sfasciacarrozze che probabilmente aveva l’ingresso sulla statale, ma non ho mai capito dove. Era un luogo silenzioso che mi metteva sempre soggezione. C’erano baracche, mi dicevo: “Qui c’è qualcuno”. Poi c’erano campi dove i cani si mettevano a correre dietro alle lepri. Mio padre arrivava e, lui che era stato cacciatore, si metteva a ridere: “Non si è mai visto un cane raggiungere una lepre correndo”. Prendeva in giro i nostri cani viziati e in età.

Un paio di volte ci siamo portati il pranzo al sacco e da un amico ci siamo fatti lasciare con la macchina in un punto a valle e abbiamo risalito il fiume per tutto il giorno, fermandoci a pescare dove trovavamo i fondoni, per poi incontrarci con l’amico in un altro punto prestabilito a monte. Giornate estive di sole accecante, mio padre, io, i cani e gli aironi. Prendevamo ceste intere di alborelle, che mio padre faceva fritte. Che soddisfazione e che bontà.

Oggi non pesco più, è una cosa che facevo solo con mio padre. Una volta, dopo che è morto, sono tornato alla Staffora, scendendo accanto alla fabbrica di argilla espansa. Stesse identiche sensazioni di una volta. Sono entrato coi piedi nudi nell’acqua.

16 commenti:

  1. Certi ricordi valgono oro colato. 😘
    quando mancano poi, possono bastare due gradoni sul viale del tramonto, col silenzio attorno..

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  2. Nuvola13/11/22

    È un post bellissimo. Certo, capisco che manca tuo padre e che quindi ricominciare a pescare non sarebbe la stessa cosa...

    Leggendo le tue parole è come se vedessi i luoghi nella mia mente. Certo, io non ho mai pescato, ma sono di un paese in riva al Po (mooooolto più a valle :)
    Mio fratello pescava, mio figlio ha un amico di scuola che lo porta a pescare e si sta appassionando...

    Ora che ci penso, tanti dei discepoli erano pescatori! :)

    Buona domenica e grazie per avere lasciato questo scritto!

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    1. Grazie a te Nuvola per le belle parole. Sì, mio padre non è mai riuscito a farmi appassionare alla pesca tanto da continuare da solo. Il fatto è che ero un bambino di città, crescevo solo con mia madre, divano e televisione, nel fine settimana andavo da lui in campagna. Da piccolo stargli dietro mentre avanzava a larghi passi nelle sterpaglie era pesante. Ho iniziato ad apprezzarlo solo quando dopo essere diventato adolescente.

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  3. da bambino chissà cosa avrei dato per esser portato a pescare, ma le mie origini sono contadine, lavoravano la terra, allevavano conigli, galline, papere, sparavano alle volpi e io mi dovevo accontentare di una misera fionda artigianale fatta con l'aiuto di mio nonno

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    1. Anche a me mio padre costruiva fionde. Un giorno in un negozio di caccia e pesca ne abbiamo vista una professionale, in plastica e con un’estensione in metallo del manico, che si appoggiava al polso e impediva all’attrezzo di piegarsi indietro quanso si tirava l’elastico. Me la regalò a un compleanno. Una vera figata, portata e precisione erano tutta un’altra cosa.

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  4. Mi è piaciuto molto questo tuo post fatto di ricordi cari. Mi sono immaginata i posti che hai descritto, i cani, tu e tuo padre insieme... Che bello deve essere stato quel tempo !!Sono ricordi che ti accompagneranno sempre, tieni stretti nel cuore. Un caro saluto e buona domenica.

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    1. Era un tempo bellissimo, senza tempo. È stato bello anche descriverlo. Ciao!

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  5. Che bei ricordi! Anche mio padre ci portava al fiume ma io mi annoiavo, forse perché non avevamo un cane!

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    1. I cani erano miei amici, ci seguivamo a vicenda. Forse da solo con mio padre un po’ mi sarei annoiato.

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  6. Ricordi di questo genere sono preziosi. Quando dici che ti fanno rivivere le stesse emozioni hai detto tutto. Io quando passeggio nel paesino dove trascorrevo le estati da bambino vengo preso dalla nostalgia ma in senso buono, mi sento sereno.

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    1. Quando ci sono tornato, mio padre era morto da non molto, stavo ancora male e avevo bisogno di vivere la sua presenza. In effetti quei luoghi dell’infanzia li visito ogni tanto (ci abita mia sorella) e provo qualcosa di simile a ciò che hai descritto.

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  7. Anonimo19/11/22

    Questo tuo "aneddoto"mi porta dritto ad una riflessione: solo "ereditando" l'Essenza del vero amore avviene la consegna all'Eterno!

    Quanto amore infinito viene svalutato in cambio di quello finito, attraverso eredità materiali destinate spesso a liti tra figli ,fratelli.

    Ricordare tuo padre attraverso tale bellezza che qui condividi, è percorrere il sentiero dell'Infinito!

    Un padre che riesce a trasmettere al proprio figlio il vero senso dell'Amore, è l'esempio di padre migliore...

    Buon fine settimana:)

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    1. Il tuo commento fa pensare a S. Teresina che nella sua autobiografia Storia di un'anima descrive quanto sia stata graziata ad avere genitori e quattro sorelle che l'hanno riempita d'amore sin dall'infanzia.

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  8. Bel post ❤️, mi hai.proprio fatto immaginare la.scena di te e tuo padre insieme🙂
    sono andato a pescare alcune volte, ma solo per fare compagnia ad un mio amico coetaneo, una volta anche di notte, faceva tutto lui comunque (e gli altri suoi amici pescatori)....se invece di pesca si fosse trattato di caccia, non mi sarei unito....non che la pesca non riguardi anch'essa l'uccisione di poveri animali indifesi, ma forse per la sua natura più "passiva" (almeno finché si tratta di pescare con la lenza, non dico immergersi con il fucile per andarlo a cercare) riesco ad accettarla un po' di più...(o perlomeno l'ho fatto in passato, oggi credo non più e vorrei altri "passatempi" sinceramente...)

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    1. Capisco, non avevo mai guardato alla pesca in questo modo. In effetti si uccidono animali. Quando ero bambino spesso mi fermavo a pensare dopo aver visto un pesce morire, la cosa non mi lasciava indifferente e mi faceva una certa impressione, anche perché per slamarli li si tratta davvero male. In ogni caso essendo cresciuto da solo, in città, con la mamma, lo facevo solo perché voleva mio padre, infatti non mi è rimasto come passatempo. Da piccolo anzi era un’impresa stare appresso a mio padre con le sue falcate nella macchia. Solo da adolescente ho imparato ad apprezzare quanto valeva quel tempo con lui.

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