Perdono e riparazione

Introduzione
Perdono e riparazione sono due cose diverse.
Gesù ci ha insegnato, nel Padre nostro, a equiparare il peccato al debito.

La struttura del cosmo
Quando Gesù parla in parabole o usa paragoni, o quando simili simbolismi sono presenti nellʼAntico Testamento, non si tratta di abili invenzioni di metafore e similitudini. Si tratta piuttosto dellʼesposizione, da parte dello Spirito Santo, della realtà delle cose, della struttura dell'universo. 

Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli. (Col 1, 20).

Nei vari livelli di realtà ci sono corrispondenze. Perché parlare di un popolo come di una vigna? “Figlio dell'uomo, che pregi ha il legno della vite di fronte a tutti gli altri legni della foresta?” (Ez 15, 2). Ci sono vari livelli di realtà. Il livello delle cose visibili, il livello delle cose invisibili, la terra, il cielo, i cieli, le acque al di sopra dei cieli... Il creato è una perfetta costruzione con un ordine gerarchico. Ci sono cioè cose create per prime, cose create per seconde, per terze e così via. Le cose invisibili, ad esempio, sono create per prime, quelle visibili dopo. La creazione, poi, è come una scala. Dalle cose prime nascono le seconde, dalle seconde le terze e così via. Tanto che è giusto dire che le cose visibili sono create dalle cose invisibili e meno importanti di esse. Ma nel creato ogni cosa, se è stata fatta, ha la sua importanza, altrimenti non sarebbe stata fatta.

Perdono
Il perdono del peccato funziona così. Ammettiamo che a un uomo rubino 1000 euro, o una macchina. Per rubare intendo gliela prendono contro la sua volontà. Chi ha rubato ha contratto un debito (peccato) con la vittima, gli deve cioè una macchina.
Perdono significa che la vittima dice: tienla. Puoi tenerla. Non devi più ridarmi indietro la macchina, o il prezzo equivalente. Non hai più debiti con me. Il perdono trasforma il furto in regalo. Non a caso la parola che designa questʼatto è per-dono. Il perdono è un atto di carità, è donare.
È ovvio che perdonare comporta un inevitabile sacrificio. Chi perdona aveva già subito un danno quando aveva subito il peccato (il furto della macchina). Perdonando ratifica tale danno e se lo tiene. Resta cioè senza macchina. Il ladro perdonato, invece, può liberamente tenersi la macchina senza che ciò comporti minimamente un debito nei confronti della vittima.

Riparazione
La riparazione del peccato, invece, è una cosa completamente diversa. Tenendo sempre presente, come peccato, il furto di un macchina, la riparazione di tale peccato è la restituzione della macchina, o dellʼequivalente in denaro, alla vittima, cioè al padrone originario della macchina che ha subito un danno nel momento in cui il peccato è stato commesso contro di lui.
Di solito nel mondo cristiano perdono e riparazione sono demandati a entità differenti. Non è la vittima del peccato a chiedere la riparazione, se così fosse non esisterebbe perdono. Alla vittima è chiesto di perdonare, comandamento della carità. “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13, 34). Ad altri, poi, è chiesto di riparare il peccato. Nel caso esaminato, di far avere alla vittima una macchina come quella che gli è stata rubata o lʼequivalente in denaro. Di solito si chiede a Dio di riparare, ma si può anche offrire se stessi; ad esempio: “Signore, offro la mia vita in riparazione dei peccati subiti dalla tal persona”. 

Una vita di perdono e riparazione
Due cose per concludere. Una, Gesù nella sua vita ha perdonato senza fine, e probabilmente ha riparato molti peccati. Molti erano rimasti senza nulla a causa di peccati materiali o spirituali. Prendiamo uno storpio. Potrebbe essere la vittima di tanti peccati. E non il perpetratore di essi, come pensavano i giudei. Gesù, perdonando e riparando, è rimasto lui stesso talmente senza nulla da finire in croce, nudo, e privo anche dellʼunica vera ricchezza, quella spirituale.

Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mt 27, 46)

La consapevolezza di essere abbandonati da Dio, di avere Dio contro, è infatti la più grande sofferenza che uomo possa provare. La sofferenza dello spirito è più grande sia delle sofferenze fisiche, quelle afferenti il corpo, sia delle sofferenze morali, quelle afferenti l'anima (sono sicuro che Dio è con me, sono sicuro di essere nel giusto, ma gli uomini mi sono contro, non mi credono e mi sbeffeggiano proprio in ciò che ho di più caro). Lʼuomo infatti è composto di spirito, anima e corpo. “Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo” (1Ts 5, 23).

La spiritualità del Sacro Cuore di Gesù
Seconda cosa, la pratica della riparazione pervade la spiritualità del Sacro Cuore di Gesù iniziata da santa Margherita Maria Alacoque in seguito ad alcune apparizioni in cui Gesù le si è mostrato col cuore in mano. Nel 1675 le ha fatto un appello: “Questo è il cuore che ha tanto amato gli uomini. Non ricevo altro che ingratitudine, disprezzo, indignazione, sacrilegio e indifferenza. Ecco, ti chiedo che il primo venerdì dopo l'ottava del Santissimo Sacramento (Corpo di Cristo) sia dedicato a una festa speciale per onorare il mio cuore, ricevendo la comunione in questo giorno e dandogli la dovuta riparazione per riparare le indegnità ricevute durante il tempo in cui è esposto sugli altari. Ti prometto che il Mio Cuore si dilaterà per effondere con abbondanza le ricchezze del suo divino Amore su coloro che gli renderanno questo onore e procureranno che gli sia reso da altri”. Si vede che in questo caso si tratta di atti di riparazione dei peccati commessi contro il Santissimo Sacramento, ossia contro lʼostia consacrata, ossia contro Gesù stesso. Sono contati anche i peccati di indifferenza e freddezza.



6 commenti:

  1. Non sono un teologo, neppure un buon credente a dire il vero (sono piuttosto un eretico come dice anche il mio nickname), però credo che in tutto il discorso sarebbe opportuno aggiungere il concetto di "redenzione" da parte di chi il male lo ha commesso. A prescindere dal perdono, comunque chi ha commesso un male deve redimersi, per come la vedo io il perdono della vittima non rende meno grave il male che ha commesso. Ho provato a esprimere un concetto del genere in uno dei fumetti che ho realizzato ("Special!") più che altro a livello simbolico, perché nel mondo reale vedo che spesso chi commette il male non solo non si redime, ma addirittura lo minimizza e quasi irride la vittima che lo ha subìto.

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  2. Se chiedi a me, perdono e redenzione sono la stessa cosa. E il Redentore è uno solo. È lui che ha pagato per i peccati di tutti, ne ha ottenuto il perdono e li ha redenti. Non cʼè bisogno che ci ‘redimiamoʼ da soli, perché sarebbe come dire che ci ‘perdoniamoʼ da soli. Invece è solo uno che ha il potere di perdonare, Dio.
    Quello che tu sottolinei è un problema realmente presente nel Cristianesimo. Dato che la redenzione è così facile, allora diamoci alla bella vita, e semmai facciamo un bel pentimento in punto di morte e otteniamo il perdono di tutti i peccati.
    Ma Dio vede il cuore e le intenzioni.
    Nel Sacramento cristiano della riconciliazione, o Confessione, si dice che chi va a esporre i propri peccati deve farlo con cuore contrito e deve esprimere pentimento. Queste sono le condizioni necessarie per ottenere lʼAssoluzione.
    Secondo me quello di cui tu parli è mancanza di pentimento. Purtroppo esiste, come esistono coloro che fanno il male consapevolmente godendo nel farlo.

    Mi azzardo a chiedere. Tempo fa mi parlasti di un tuo parente, o comunque una persona vicina a te, che aveva problemi di salute. Puoi darmi qualche notizia?

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    1. In realtà non posso dartene nel senso che il suo problema è "di testa", per così dire. Ha in testa delle fissazioni assurde e non riusciamo a fargliele superare, malgrado visite costanti da uno psichiatra abbastanza stimato a Roma. È una situazione che non auguro a nessuno e che mi sta stressando. Mi concentro sui fumetti perché per me è una via di fuga che mi permette di "viaggiare" in un mondo immaginario in cui posso gestire io gli eventi. Nel mondo reale la mia capacità di controllo sugli eventi ormai è pari a zero, ed è demoralizzante.

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    2. Conosco il mondo della psichiatria, nel senso che io stesso ho avuto una patologia di tipo psicotico sulla fine della mia esperienza come frate. Per dirla in breve, andavo dietro a segni di qualsiasi tipo che mi portavano ad andare contro lʼobbedienza e che mi hanno portato poi ad abbandonare. Sono stato in una struttura nella città in cui vivo ora per un mese, in questa struttura abbiamo fatto un bel lavoro per quanto riguarda il riconoscimento dei pensieri parassiti, dei pensieri disfunzionali, ecc. Adesso tendo ancora a interpretare segni ma ho una consapevolezza nuova sulla cosa e perlopiù mi controllo. Ciò non toglie che mi sia capitato di chiedere segni a Dio in preghiera nel momento in cui dovevo prendere una decisione importante.
      Mi dispiace per la patologia di questo tuo parente. Quello che posso dire è che secondo me più che la psichiatria gli servirebbe un percorso psicoterapeutico che lʼaiuti ad analizzare ogni singolo pensiero per verificare se è fondato o meno. È un lavoro che richiede pazienza ma che porta frutti se fatto seriamente e con lʼintenzione di guarire, almeno secondo la mia esperienza. Ti posso garantire che continuerò a pregare per la sua guarigione. Mi dispiace anche per te che ti senti impotente, ma di fronte alle malattie siamo tutti così. Quello che posso dire è non scoraggiarti, continua a proclamare a voce alta le tue opinioni e i tuoi pensieri, sono ciò che sei e sono tra le cose più preziose che hai. Seminare prima o poi porta frutto. In fondo un potere ce lʼhai: i tuoi fumetti sono fantastici! Davvero, per me sono sempre un gran sollievo.

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  3. quando scese la sera e si misero in coda per riscuotere la paga, quando quelli che avevano lavorato dall'alba si accorsero che erano stati pagati come quelli che avevano lavorato solo qualche oretta, ci restarono molto male, però si presero ugualmente i soldi in quanto loro, mortidifame, ne avevano veramente bisogno

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    1. Ottima interpretazione di questo importante passo biblico.
      Di solito io lo accosto alla cosiddetta parabola del figliol prodigo (Luca 15, 11-32), detta anche parabola del figlio perso e ritrovato oppure parabola del padre misericordioso.

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